La manifestazione per la Pace? Scatena una guerra

La proposta di riunire un Consiglio per chiedere una manifestazione per la Pace in Ucraina scatena una guerra politica. Per la maggioranza non c'è bisogno di dibattuto: tutti sono già d'accordo. Ma l'opposizione vuole l'Aula. Guardando ai voti del M5S

Alberto Simone

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Il Consiglio comunale per la Pace innesca invece una guerra. È accaduto stamattina in municipio a Cassino durante la conferenza dei capigruppo. Lì è stata esaminata la richiesta protocollata lo scorso 11 ottobre dai consiglieri di opposizione, con in testa il leader della civica “No AceaRenato De Sanctis. L’unica a non averla sottoscritta è stata il consigliere Francesca Calvani (Forza Italia).

Chiedono al sindaco Enzo Salera ed al presidente del Consiglio comunale Barbara Di Rollo di esaminare un loro Ordine del giorno. Con il quale impegnare il sindaco ad organizzare una grande manifestazione per la Pace e chiedere lo stop definitivo della guerra tra Russia ed Ucraina.

C’è poco di sostanza ma molto di simbolico. E di politico. Perché quella manifestazione è stata proposta a livello nazionale dal Movimento 5 Stelle. Che a Cassino ha preso circa il 20% alle recenti Politiche ma in città non ha né una figura di riferimento né un consigliere comunale eletto. A quel pacchetto di voti guarda Renato De Sanctis. Punta ad intestarsi le battaglie pentastellate su Cassino. 

Battaglia per il Consiglio

Barbara Di Rollo

È probabilmente anche per questo che i consiglieri hanno chiesto che l’argomento venga portato in Consiglio comunale. Per dare una visibilità ed uno spessore politico al dibattito.

La scintilla è scoccata stamane, durante la conferenza dei capigruppo: quando il presidente del Consiglio comunale Barbara Di Rollo ed i consiglieri di maggioranza hanno fatto notare che basterebbe una normale conferenza stampa per annunciare una manifestazione per la Pace. Ed il motivo è evidente: nessuno può essere contro la Pace, nessuno nel Consiglio comunale intende inneggiare alla guerra. Ma l’opposizione non ha arretrato. Neanche quando, con toni abbastanza accesi, dalla maggioranza hanno fatto notare che si tratta di un inutile spreco di denaro pubblico, in quanto il Consiglio comunale ha dei costi.

L’opposizione non ha ritirato il punto all’ordine del giorno: il Consiglio comunale è stato dunque fissato per il 3 novembre alle ore 20.

Di rimpasto e di Regionali

Enzo Salera e Maria Concetta Tamburrini

Meno scoppiettante è stato il dibattito interno alla maggioranza. Che l’altra sera si è riunita per discutere di elezioni Regionali e di rimpasto. La Federazione provinciale del Pd ha preso atto della volontà espressa da Cassino di avere un suo candidato alle Regionali. Da Frosinone hanno chiesto di avere un nome da valutare in Direzione assieme a tutte le altre proposte. Facendo un’unica raccomandazione: sia un nome il più unitario e condiviso possibile, capace di attirare consensi unanimi e non suscitare divisioni.

Nei giorni scorsi è circolato il nome dell’assessore alla Pubblica istruzione Maria Concetta Tamburrini. Del suo nome non si è però parlato nella riunione che il gruppo consiliare del Pd di Cassino doveva svolgere giovedì sera. A frenare il vertice è stato il nodo rimpasto. O meglio: minirimpasto, ridotto alla eventuale sostituzione di un solo assessore. Più nello specifico la delegata al Personale e alla Municipale Barbara Alifuoco che sembra non avere più la copertura politica da parte dei suoi consiglieri. E non vanta più un rapporto sinergico con il sindaco, per usare un eufemismo.

Peppe pe’ Peppe… resta Barbara

Arianna Volante e Barbara Alifuoco

Il primo cittadino così come accaduto nel 2021 tra Delli Colli e Volante puntava ad un rimpasto-lampo, che si sarebbe potuto concretizzare già nel weekend. Ma i consiglieri del Pd temporeggiano. Non tanto perché credono che ci siano possibilità di rinsaldare i rapporti tra il sindaco e l’assessore. Ma perché è stato stabilito un principio: se bisogna sostituire Alifuoco occorre uno meglio di Alifuoco. O per usare l’espressione usata da un esponente Dem: “Peppe pe’ Peppe, mi teng gli Peppe me’”.

Intanto ci si concentra sull’altra metà del cielo. Perché per garantire le quote rosa nell’esecutivo servono almeno 3 donne (su 7 assessori) e senza Alifuoco resterebbero invece in due. L’ipotesi su cui si lavora è quello di un tecnico di alto profilo:Un nome c’è e se accettasse darebbe lustro a tutta la giunta“, fanno filtrare. Ma nulla è ancora deciso. E “Peppe pe’ Peppe… ” resterebbe l’assessore Alifuoco.

Il Pd tornerà a riunirsi la prossima settimana e deciderà in maniera definitiva sul caso.