Nessuno risponde agli industriali. E il Paese rischia il tracollo

Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Le filiere produttive restano chiuse, non c’è alcun segnale di una possibile ripresa. Nel vuoto gli appelli di Boccia, Stirpe e Tortoriello. Chi pagherà gli stipendi agli italiani nei prossimi anni?

La ripresa graduale non contempla l’industria. Non ci sono state risposte da parte del governo guidato da Giuseppe Conte alle richieste degli imprenditori. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia non ha mai preteso una riapertura generalizzata senza le misure di sicurezza. Il vicepresidente Maurizio Stirpe non ha avanzato l’idea di andare allo sbaraglio. Ha detto invece che se non ci sarà una strategia precisa, con date certe, per riattivare il motore del Paese, sarà complicato pensare ad un futuro. Il presidente del gruppo Saxa Gres Francesco Borgomeo non ha chiesto salti mortali senza rete: al contrario ha sollecitato la riapertura per chi è in grado di garantire l’applicazione rigorosa da subito di tutte le precauzioni anti contagio (leggi qui Stirpe: «La ripresa? Ci vuole un governo con il coraggio di decidere» e leggi qui «Polacchi e turchi sono già dai nostri clienti a soffiarci il lavoro»).

Una delle linee Fca nello stabilimento Cassino Plant

Il presidente di Unindustria Filippo Tortoriello ha detto la stessa cosa, mettendo in evidenza le perdite che si stanno registrando nel Paese, nel Lazio, nelle province.

Non c’è risposta alle richieste degli industriali, ai quali poi si chiederanno investimenti e sforzi per evitare il che l’Italia tracolli, specialmente dal punto di vista occupazionale.

Il Governo continua a spostare in avanti la data della riapertura del Paese, perché giustamente preoccupato dall’aspetto sanitario. Continua a moltiplicare task force e comitati vari, molti dei quali di tipo scientifico. Però arrivati ad un certo punto serviranno scelte politiche. Coraggiose e rispettose delle regole del distanziamento sociale.

La linea dei sampietrini Grestone

Certamente.  Però in altri Paesi la produzione non si è bloccata quasi completamente, negli Stati Uniti i cantieri sono rimasti aperti e alcune opere vanno avanti. La provincia di Frosinone era già alle prese con una crisi forte, che adesso è ulteriormente peggiorata. Settori come il turismo e l’edilizia rischiano di non rimettersi più in moto se non ci saranno risposte rapide. Ma le risposte rapide non ci sono. L’automotive è sull’orlo del baratro. Le riconversioni sono poche.

Gli imprenditori non vengono ascoltati da nessuno. Se aprono bocca, vengono zittiti perché “pensano al profitto”. Ma se le filiere produttive non riprenderanno la normale attività, chi pagherà gli stipendi agli italiani nei prossimi anni?