Accordo su Zingaretti in cambio della Regione

L'indiscrezione secondo la quale all'ex ministro Boccia sarebbe stata recapitata la proposta del M5S per il patto con il Pd alle Comunali. Fico sindaco a Napoli e Conte o Lombardi governatore del Lazio Ma le assessore regionali smentiscono "Ne sappiamo nulla”

«Gli scambi, le partite di Risiko e gli eventuali accordi non sono farina del nostro sacco e non vengono da noi»: giurano di saperne niente le assessore Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Assicurano che non c’entrano con la proposta che sarebbe arrivata al ministro Francesco Boccia: intesa su Nicola Zingaretti per il Comune di Roma in cambio della candidatura al M5S per la guida della Regione Lazio. Con un nome che circolano con insistenza ma tutti assicurano sia solo una suggestione: quello dell’ex premier Giuseppe Conte. «Le ricostruzioni sono prive di fondamento» assicurano le due assessore grilline nella giunta Zingaretti.

La proposta di accordo

Francesco Boccia (Foto Imagoeconomica)

L’ex ministro Francesco Boccia è il colonnello al quale il Segretario nazionale del Pd Enrico Letta ha affidato la partita nazionale sulle prossime elezioni Comunali. È lui a dover preparare il terreno degli accordi con gli alleati, Comune dopo Comune.

Nel pomeriggio inizia a circolare un’indiscrezione. L’ha lanciata l’agenzia Dire. Assicura che ci sarebbe una bozza di intesa proposta dai 5 Stelle al Pd. Per chiudere l’accordo su scala nazionale ed andare uniti alle urne i grillini chiedono di individuare come candidato sindaco unitario a Napoli l’attuale presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico. E non solo. Chiedono anche la designazione del candidato Governatore per dopo Zingaretti.

Altre fonti continuano a riportare il nome di Giuseppe Conte come candidato Governatore. «Una suggestione» assicura una fonte qualificata. Ma del resto anche la candidatura di Zingaretti a Roma è una suggestione. E se il Governatore non si candida al Campidoglio nemmeno si vota alla Pisana.

Non verificabile

Se anche fosse vera, quella proposta non è verificabile. Perché alle Comunali di Roma ed alle Regionali, nel caso in cui Nicola Zingaretti si candidasse c’è un’alta possibilità di votare nello stesso giorno. (Leggi qui Regione, cosa succede se Nicola si candida).

Beppe Grillo e Virginia Raggi “Daje”

In questo caso, volendo sottoscrivere un’intesa del genere, il Pd rinuncerebbe con certezza alla casella della Regione Lazio per cedere la candidatura al M5S ma nessuno potrebbe garantire al Pd che Virginia Raggi non si candiderebbe a Roma.

Non si può negare che un pezzo non secondario del Movimento è geneticamente antiDem, che negli ultimi cinque anni a Roma i due Partiti si sono avversati e sono stati acerrimi rivali in Aula. E poi c’è l’aspetto politico: la ricandidatura di Virginia Raggi è benedetta da Beppe Grillo con un doppio Daje; non solo: se sotto il profilo amministrativo si può discutere sui risultati ottenuti dalla sindaca non si può negare invece che lei sia l’ultimo collante con cui sperare di tenere nel M5S la parte di elettorato più ortodossa. (Leggi qui Il ‘Daje’ di Beppe Grillo benedice il terzo giro di Virginia Raggi).

Irritazione in campidoglio

Fonti interne al MoVimento assicurano che la sindaca Virginia Raggi sarebbe “molto irritata dalle manovre ridimensionanti” che Giuseppe Conte, Vito Crimi e Luigi Di Maio starebbero portando avanti col PD ai suoi danni. Altre fonti dicono che stia mettendo a punto la contromossa: un dossier “anti-Zingarettida utilizzare in campagna elettorale se il governatore decidesse di correre per il Campidoglio. Al suo interno la sintesi del scontro con la Regione sulla gestione dei rifiuti in questi cinque anni, varie pratiche ritenute discutibili sotto il profilo dell’opportunità.

Le prossime 24 ore saranno quelle decisive. Domani sera il centrosinistra si riunirà per discutere le regole per le primarie del 20 giugno. Una riunione che si sarebbe dovuta tenere ieri ma che è stata prorogata di 48 ore proprio per dare modo ai “trattativisti” di esplorare fino in fondo tutte le strade che portano alla candidatura di Zingaretti. Altrimenti si faranno le primarie. E lì dove si candiderebbero Roberto Gualtieri (che a quel punto si troverebbe nella posizione di potere “dare le carte” e aspettarsi da Letta e Zingaretti un impegno in prima linea), Monica Cirinnà (sostenuta da Liberare Roma e dai mondi associativi del femminismo, dei diritti sociali e dell’ambientalismo), Giovanni Caudo, Paolo Ciani e Tobia Zevi.

Ne sappiamo nulla

Nicola Zingaretti con Roberta Lombardi e Valentina Corrado (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Ma Roberta Lombardi e Valentina Corrado giurano di essere del tutto all’oscuro. Anzi: evidenziano che loro sono entrate nella Giunta Regionale del Lazio sulla base di ben altri accordi.

«Leggiamo in queste ore sulle agenzie stampa di un ipotetico accordo tra M5S Lazio e Pd per appoggiare la candidatura di Nicola Zingaretti a sindaco di Roma avendo in cambio una candidatura da Presidente per il prossimo turno di elezioni Regionali. Le ricostruzioni sono prive di fondamento».

I presupposti, assicurano, erano altri. Non c’è stata – dicono – una manovra con il Pd per creare difficoltà a Virginia Raggi. «Quando dal centrosinistra è arrivata la proposta al M5S Lazio di entrare in Giunta, la abbiamo accettata sulla base di un programma, scritto nero su bianco, di fine legislatura. E con l’obiettivo che ove ci fossimo trovati bene a lavorare insieme, dando risposte alle esigenze di cittadini e territori, avremmo riproposto lo stesso schema progressista al prossimo turno delle Regionali nel 2023. Questo è l’unico impegno che ci siamo presi entrando in maggioranza; tutto il resto, gli scambi, le partite di Risiko e gli eventuali accordi non sono farina del nostro sacco e non vengono da noi».

Magari le primarie

«Ci sarebbe piaciuto, anche per non gettare alle ortiche le cose buone che in questi anni sono state fatte, che il fronte delle forze progressiste della città si presentasse compatto con un progetto per Roma per poi individuare il proprio candidato sindaco magari con delle primarie di coalizione. Prendiamo atto che nessuna parte politica ha accolto questa idea e che ognuno andrà quindi avanti con il proprio candidato.

Propongono un accordo per il secondo turno. «Sarebbe importante, per la città, che in caso di esclusione di una delle due forze dal ballottaggio, l’altra appoggiasse quella che passerà il primo turno. Vogliamo il meglio per Roma e per i romani e dalla Regione stiamo lavorando anche per questo».