Aree industriali, la fusione rallenta: tutti vogliono le garanzie

Rallenta l'iter per arrivare a fondere i consorzi industriali del Lazio. Tutti vogliono le garanzie. Per la vera ciccia: i 50 milioni di euro già stanziati dalla Regione al fine di realizzare le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate. La mediazione Buschini. E quella Abbruzzese. La sorpresa Federlazio

Il fuoco di sbarramento inizia a produrre i primi risultati. L’emendamento del Pd per accorpare tutti i consorzi industriali del Lazio rallenta la sua marcia nell’aula della Regione. Oggi non è stato discusso: l’esame della proposta slitta di qualche giorno.

 

Diplomazie al lavoro

Il capogruppo Dem Mauro Buschini sta consumando il pavimento della Pisana per fare la spola tra i vari gruppi politici presenti nell’Aula della Regione. Tenta di tessere un’intesa che metta d’accordo tutti.

Nello stesso momento, c’è chi giura di avere visto con il passo altrettanto spedito l’ex presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese (Forza Italia). Impegnato a smontare le alleanze che Buschini dovesse eventualmente concordare.

Un ruolo decisivo in queste ore l’ha avuto il Movimento 5 Stelle. Non ha fatto da sponda al Partito Democratico: ufficialmente, l’argomento Consorzi non è nell’agenda compilata ad inizio legislatura e quindi non fa parte degli argomenti ritenuti fondamentali.

Ma senza i voti pentastellati questa volta si va da nessuna parte. Le truppe stellate hanno fatto capire di non essere contrarie in linea di principio: ma vogliono la garanzia che l’accorpamento sia di sostanza. Cioè che porti effettivi risparmi, seghi poltrone, non accada ciò che è avvenuto con i Consorzi di Bonifica dove tutto è cambiato ma ogni cosa è rimasta al suo posto. C’è solo un commissario in più che coordina.

Forza Italia invece vuole altre garanzie. Precise. Mario Abbruzzese ha conquistato da poco la presidenza del Cosilam di Cassino. Non chiede la tutela della sua poltrona: ciò per cui sta consumando anche lui i pavimenti della Pisana è quello che in politica si chiama “Margine di Manovra”.

 

La vera ciccia da contendere

Il Margine di Manovra è la possibilità di poter sviluppare progetti, realizzare opere, creare condizioni nuove per le imprese del territorio. In modo da attirare altri investitori. Far nascere altri posti di lavoro.

Il timore è solo in parte quello avanzato fino dall’inizio dal presidente nazionale di ConfimpreseItalia Guido D’Amico. (leggi qui A chi conviene De Angelis super presidente delle aree industriali). E ribadito nella giornata di ieri dal sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. (leggi qui Guerra sui Consorzi Industriali. Unindustria: ok. Ottaviani: «Un furto, noi usciamo»).

E cioè che il cervello di ogni decisione strategica sulle aree industriali venga trasferito a Roma. Togliendoci l’unica possibilità rimasta per attirare imprenditori e nuove fabbriche: la possibilità di pianificarci da soli l’Urbanistica Industriale.

 

La vera ciccia però sono le Apea ed i fondi milionari per realizzarle (leggi qui La solita fortuna di Mario: arriva al Cosilam e si sblocca il maxi progetto). Per le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate, la Regione Lazio ha già messo sul piatto 50 milioni di euro. Da dividere tra le varie aree industriali in modo da renderle Ecologicamente Attrezzate.

Il timore è che a Roma, nella super presidenza, non ci finiscano solo le strategie Urbanistiche, capaci di attirare gli investitori. Ma ci vadano a finire soprattutto i 50 milioni per le Apea.

 

La sorpresa di Federlazio

Proprio per questo si dichiara sorpresa Federlazio, la federazione delle piccole e medie imprese del Lazio.

I suoi imprenditori si schierano in maniera del tutto opposta ai loro colleghi di Unindustria (leggi qui Guerra sui Consorzi Industriali. Unindustria: ok. Ottaviani: «Un furto, noi usciamo»)

Federlazio dice che «Dal punto di vista del metodo, si ritiene che un provvedimento di questa natura si sarebbe dovuto concertare con gli attuali consorzi, con i comuni, con le associazioni imprenditoriali e con tutti i soggetti interessati. Ugualmente dal punto di vista dei contenuti». Insomma è una decisione calata dall’alto e per nulla concordata con chi è sul posto.

Il vero nodo è la specificità dei territori. Che tradotto significa: solo gli imprenditori del Golfo sanno se è meglio investire in un potenziamento del porto industriale o del porto turistico di Gaeta. Solo gli imprenditori del Cassinate sanno se puntare sulla monofornitura Fca oppure se sviluppare altri settori, come nel caso del casello di Roccasecca a servizio di SaxaGrestone deciso di recente (leggi qui Un nuovo casello in A1 per la SaxaGrestone di Roccasecca)

«Federlazio esprime la sua perplessità per una proposta che non tenendo conto delle specificità dei singoli territori, rischierebbe di annullarne le differenze in nome di una omologazione che si tradurrebbe sostanzialmente in un depotenziamento di questi strumenti cosi’ importanti per lo sviluppo delle aree industriali».