L’effetto domino del capolista De Angelis

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La vittoria di Francesco De Angelis nella sfida per diventare capolista alle elezioni per l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico (leggi qui) rischia di innescare un effetto domino su Cassino.

La piazza Pd cassinate è divisa in tre blocchi. C’è l’ala di Francesco Mosillo che è schierata con Francesco De Angelis. Il resto fa riferimento a Peppino Petrarcone ed a ‘Io Democratico’. Ed è orfano di un leader capace di restituire una dimensione provinciale alla politica della città. Sia detto con tutto il rispetto, absit iniuria verbis, al momento nessuno dei presenti sullo scenario ha uno spessore ed una luce di prospettiva paragonabili a quelle che ebbero Angelo Picano, Anna Teresa Formisano, Totonno Ferraro, Peppino Paliotta 1.0, Franco Assante e tanti altri.

Il Pd orfano di un leader a Cassino si è appoggiato a Marino Fardelli. Il massimo che questo periodo politico può offrire. Nulla di meglio ha a disposizione l’anima Pd che odia i frusinati e li ritiene responsabili della sconfitta elettorale alle scorse comunali, «maturata – sostengono – alimentando le spaccature interne».

Fardelli è uno concreto. Se ha i numeri porta l’assalto. Altrimenti, non si lancia in battaglie di principio: sa bene che le sconfitte si concludono senza prigionieri ma con l’eliminazione (politica) del perdente. Non ci sono né i numeri né le condizioni per lanciare una componente Cassinate all’interno del Pd provinciale. Per questo ha scelto di essere renziano (area Scalia): perché è l’accordo strategico più vantaggioso e con le maggiori garanzie. Per lui e quindi per il suo gruppo.

L’effetto domino innescato da Francesco De Angelis rischia però di cambiare lo scenario.

Inizia a trasparire pochi minuti dopo che Alessioporcu.it ha battito la notizia del risultato di Roma con le liste per l’Assemblea Nazionale. (leggi qui)

Sulla bacheca di Armando Russo appare un messaggio. Dice: «Mi spiace constatare la mancanza di peso politico provinciale, regionale e nazionale dei leader di Cassino che hanno sostenuto Matteo Renzi. Ancora una volta utilizzati come donatori di sangue dai signori di Frosinone che renziani non lo sono stati mai». Primo siluro contro Marino. E ancora «Complimenti all’amico Salvatore Fontana per essere candidato capolista, in rappresentanza della mozione Emiliano, all’assemblea nazionale del Pd». Secondo siluro. Fontana è il nocciolo cassinate degli anti frusinati e per contarsi ha scelto di schierarsi nella mozione Emiliano. Sarà capolista all’Assemblea Nazionale.

Un preavviso l’aveva dato anche Luigi Russo, l’ex direttore generale della Provincia e anima di Ipo Democratico: «Il Pd che ha sostenuto Petrarcone alle Elezioni Amministrative non é né Petrarconiano né Fardelliano. Siamo noi! Punto». Come a dire: attenti a fare il listone dei renziani mettendo insieme tutte le anime del Partito, compresi gli ex candidati sindaco sui quali ci siamo spaccati.

Dalla minoranza interna, fa sentire la sua voce Michele Giannì che fu tra i fondatori dell’Ulivo in città. «Ora finalmente si può comprendere perché noi della minoranza abbiamo sempre scelto di non allinearci ai signori di Frosinone. Perché quando si tratta di dividersi incarichi e poltrone non lasciano nemmeno le briciole a Cassino».

Più di qualcuno annuncia che non andrà a votare. Perché nel listone renziano non ci sono cassinati. Perché non accetta di dover portare voti e consenso a chi ritiene complice della sconfitta politica.

Fardelli può tentare di compattare il fronte, evitare che cadano troppe tessere del domino intorno a lui. Operazione difficile.

Sulla quale Salvatore Fontana si è già messo all’opera. In mattinata ha già lanciato il segnale agli scontenti. «Sono convinto che Marino Fardelli, Peppino Petrarcone, Enzo Salera, Alessandro D’Ambrosio, Edilio Terranova e tutti quelli che sono la vera opposizione in questa città non vogliono farsi rappresentare da chi ha fatto perdere il centrosinistra».

Il messaggio è chiaro: l’alternativa sono io. Ed è un messaggio che esce dai confini di Cassino. Perché la strategia a tenaglia di Francesco De Angelis e Francesco Scalia ha lasciato qualche acciacco anche nella componente di Simone Costanzo (Astorre – Franceschini). Il segretario provinciale la volta scorsa aveva espresso il nome di Antonella Di Pucchio: per lei adesso non si è trovato posto. Scalia e De Angelis non lasciano tracce. Come sempre.

La tenaglia funziona così. Scalia fa un passo indietro evitando il duello all’ultimo sangue con De Angelis. Così la colpa è del meccanismo dell’alternanza con cui la lista è stata composta: un uomo e una donna. Primo nome De Angelis, secondo nome donna indicata da Scalia, terzo nome Pilozzi, quarto nome donna indicata da De Angelis, quinto nome… Tocca a Simone Costanzo farlo ed è una casella nella quale indicare un uomo. E non c’è modo di fare variazioni, perché il sesto nome tocca a Scalia ed indica ancora una volta una donna. Fine dei giochi.

Non solo nella lista. Perché il settimo nome lo deve fare De Angelis: è la candidatura in bilico, entra se c’è un grande risultato. Viene piazzato lì il sindaco di Isola del Liri Enzo Quadrini, l’avversario interno di Antonella Di Pucchio.

Fontana spera di intercettare consenso anche in quell’area.

Nella storia del Partito Democratico solo due volte un cassinate è entrato a far parte dell’Assemblea Nazionale: la prima fu Laura D’Onofrio ed il secondo fu Paolo Iovine. Entrambi eletti in liste di minoranza.

Fontana ripete in continuazione a se stesso “Non c’è due senza tre“.

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