Avvisi ai naviganti… della politica: acque agitate per il M5S

I retroscena della seconda giornata del Blue Forum di Gaeta. La contrapposizione tra le due anime del M5S. Caligiore reclama Bosco Faito. E prenota il team di Mastrangeli per a sua campagna elettorale. Perché Brunetta non si è presentato. L'orgoglio di Luigi Di Maio

Avvisi ai naviganti. Non quelli del mare sul quale si specchia Gaeta anche in questo secondo giorno di Blue Forum, la rassegna nazionale dedicata all’economia del mare. Gli avvisi sono per i naviganti della politica. E partono dalle sale di Villa Irlanda tra le righe del Forum. Avvisi di mare poco mosso per il Governo, moto ondoso intenso sulla via del Movimento 5 Stelle con tratti di vera e propria burrasca.

L’arrivo del ministro degli Esteri Luigi Di Maio non placa i marosi. Li agita, suscita il preludio di quella che minaccia di essere una tempesta in cui la flotta pentastellata rischia di dividersi.

È il taglia e cuci, il dietro le quinte, come sempre a rappresentare la situazione. Il vice ministro allo Sviluppo Economico Alessandra Todde parla fitto con l’assessore alla Transizione Ecologica del Lazio Roberta Lombardi. Si confrontano sulle scelte che faranno insieme a Giuseppe Conte. Su un altro lato del giardino stanno invece Luigi Di Maio con la vice ministro all’Economia Laura Castelli: esaminano la linea del Governo Draghi, criticano senza riserve il documento di alcuni senatori grillini in cui la Nato è nel mirino. (Leggi qui i retroscena della prima giornata: Il Forum nel Forum, tutti i taglia e cuci a Villa Irlanda).

Tribù divise

Il vice ministro Laura Castelli

Quando è il suo momento di intervenire proprio Laura Castelli lancia il sasso. «Sono usciti degli articoli secondo i quali in Senato i miei colleghi hanno scritto una risoluzione. Nel testo si chiederebbe non inviare armi all’Ucraina. Secondo me è una posizione che non potrà vedere tutta la maggioranza d’accordo. Mi auguro che non sia questa la strada, perché la situazione è veramente molto importante e sul filo di lana. Io di sicuro non voterei una risoluzione, neanche se presentata dal mio gruppo, che va fuori dalla collocazione storica dell’Italia».

Le onde iniziano ad incresparsi. La vice ministro ne fa una questione di linea del Partito e di rispetto. «Non la voterei mai perché la situazione è grave. E perché intanto lo devo alla linea politica della mia forza. Se qualcuno cambiato quella linea me lo dicesse. Spero che mercoledì si arrivi a una risoluzione invece che tenga questo altro tipo di equilibrio, con le istituzioni internazionali che abbiamo costruito e per le quali abbiamo lottato per diversi anni».

Difende la posizione del fronte opposto ma getta acqua sul fuoco il viceministro allo Sviluppo Economico e vicepresidente del M5S Alessandra Todde. «Chiunque dica che noi facciamo una politica che non è all’interno del contesto europeo e della Nato non lo sta dicendo in buona fede. In realtà stiamo semplicemente ponendo al governo dei temi democratici e necessari in una dialettica politica». Il re è nudo, la contrapposizione è evidente.

Di Maio si sta ponendo fuori dal M5S

Giovanni Acampora con Laura Todde

I siluri vengono lanciati alla domanda successiva. Con un vero e proprio altolà al Ministro degli Esteri. «Credo che Luigi Di Maio, parlando in una certa modalità, si stia ponendo fuori dal Movimento. Abbiamo degli organi interni in cui dibattere, come il Consiglio nazionale. La discussione deve essere fatta lì. Se viene fatta a mezzo stampa ci assume la responsabilità di quello che si fa».

È convinta di avere l’appoggio popolare il viceministro allo Sviluppo economico e vicepresidente del M5S Alessandra Todde. «Le persone che incontriamo ci chiedono di uscire dal governo. Ma bisogna capire che una forza politica seria non lavora per ‘sentiment’ ma raffrontandosi con le responsabilità del Paese. Questo però non significa abdicare alla dialettica».

Se qualcuno vuole cercare i segnali della contrapposizione, ci sono tutti; se si vogliono vedere i segnali della rottura ad ogni costo, non sembra di scorgerli.

Roberto e Roberta

Roberto Caligiore e Roberta Lombardi

Il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore è venuto in forze a Gaeta. Lo accompagnano tre dei suoi amministratori. Improvvisa voglia da nautica? Il fiume Sacco navigabile fino al mare aperto? Macché. Caligiore è a Gaeta per incontrare Roberta Lombardi, l’assessore regionale alla Transizione Ecologica. La vede durante una pausa dei lavori. Gli chiede di accelerare l’iter per l’assegnazione di Bosco Faito al Comune di Ceccano: l’assessore non ha bisogno di sforzarsi per ricordare quella procedura. E spiega al sindaco che ormai è tutto definito: il decreto di assegnazione è stato pubblicato, non ci sono state osservazioni né dal Comune né dalla Provincia; ora – spiega l’assessora – manca solo la firma di Nicola Zingaretti.

Ma la notizia più gustosa arriva dai tavoli nella veranda accanto al bar: lì si svolge il forum nel forum, cioè il taglia e cuci di politica e retroscena. È da lì che giurano esista un accordo con il quale il sindaco Roberto Caligiore ha già opzionato lo studio di consulenza d’immagine, autore della campagna del dottor Riccardo Mastrangeli alle Comunali di Frosinone. Li ha messi in allerta per le prossime Regionali.

Salvatore è Forte

Salvatore Forte

Due tavolini più dentro siede Salvatore Forte, il capo di Stato Maggiore del sindaco di Formia Gianluca Taddeo e potentissimo ex presidente del Consorzio Industriale, oggi nel board dell’ancora più potente Consorzio Industriale del Lazio.

Con i suoi interlocutori commenta le indiscrezioni sulla possibile candidatura di Claudio Fazzone a Governatore del Lazio. Ora sanno di essere ascoltati. «Quello che farà Fazzone lo sa solo Fazzone. Certo è che se decidesse di candidarsi lo farebbe solo per essere eletto. E una volta eletto non avrebbe bisogno di chi gli spiega la situazione: lì in Regione c’è stato e già un minuto dopo la proclamazione è in grado di essere operativo».

Salvatore Forte fa una profezia: «il senatore, se deciderà, lo farà dopo la scelta del candidato in Sicilia. Quello che sentirete fino all’autunno è solo scaramuccia di retrovia». Nei fatti, conferma una notizia centrale: Claudio Fazzone alle Regionali 2023 ci sta pensando sul serio. Ma è ancora troppo presto.

Il dato politico che emerge tra i vari tavoli è che Claudio Fazzone rappresenterebbe una garanzia per il centrosinistra nel caso in cui diventasse Governatore; tanto quanto il centrodestra si sentirebbe garantito da un’eventuale elezione di Daniele Leodori.

Brunetta teme le Iene, Patuanelli liscio come l’olio

Patuanelli e Acampora

Nel frattempo, all’interno è trascorso senza scossoni politici l’intervento del ministro alle Politiche Agricole Stefano Patuanelli durante il Blue Forum Italia Network. Si attiene al tema del seminario “La rete dell’economia del mare sostenibile”. Dice che «È evidente che dopo i dati positivi per l’economia 2021 la guerra è subentrata introducendo difficoltà logistiche e d’approvvigionamento. Hanno creato un clima di incertezza. Le conseguenze gettano le imprese in una totale incertezza per il futuro».

C’è la pausa. È lo slot che sarebbe toccato al ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Il professore all’ultimo momento dà forfait. Indisposizione? Impegni di Governo? Dicono che in realtà abbia saggiamente evitato l’agguato de Le Iene di Canale 5 che intendevano fargli qualche domanda sull’episodio trasmesso nelle ore precedenti. È lo scambio di battute avvenuto durante un comizio elettorale lo scorso 10 giugno per le Comunali a Mira, in Veneto. Nele immagini si sente il ministo dire «Cosa mi chiedi? Ah ma sei un dipendente. E cosa chiede il tuo datore di lavoro?». Il cittadino gli risponde «Prova a chiedere a lui». Il ministro non ci sta e replica «Perché ca..o parli allora? Perché non ti metti in proprio?». Alla richiesta del lavoratore di replicare, Brunetta tronca il discorso.

Per tutta la mattinata, la redazione de Le Iene ha cercato di sapere se il ministro avesse confermato la sua presenza a Gaeta. Dalla sicurezza qualcuno informa la Segreteria. Renato Brunetta non cerca né polemiche né riflettori e decide di non andare.

Silenzio, parla Giggino

L’arrivo del ministro Di Maio

Arriva il momento del ministro Luigi Di Maio. L’accoglienza ufficiale la fanno il presidente della Camera di Commercio del Lazio Sud Giovanni Acampora ed il neo sindaco di Gaeta Cristian Leccese. È in carica da lunedì ed alla fine della sua prima settimana da sindaco già incontra un ministro.

Non va per il sottile. Mette subito in chiaro. «Il presidente del Consiglio deve andare ad un tavolo europeo importante. Deve avere il Paese dalla sua parte, la coalizione di maggioranza compatta dalla sua parte e anche l’opposizione». Predica unità. perché siamo in «un momento così delicato in cui dobbiamo ottenere il tetto massimo al prezzo del gas, dobbiamo cercare di risolvere la crisi agroalimentare legata alla guerra in Ucraina e trovare una soluzione diplomatica. Dobbiamo necessariamente lavorare ad un obiettivo di compattezza».

C’è però la questione che sta spaccando il Movimento 5 Stelle. La divisione è tanto netta quanto chiara. Luigi Di Maio dice «Ho letto in queste ore che c’è una parte dei senatori della forza politica cui appartengo che avrebbe proposto una bozza di testo da inserire nella risoluzione, che di fatto ci disallinea dall’Alleanza Nato e ci disallinea dall’Ue. Ora non devo dirlo a voi questo che significa. La Nato è un’Alleanza difensiva, grazie alla Nato abbiamo costruito lo sviluppo con i nostri partner negli ultimi decenni. Se ci disallineiamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia».

Doppio mandato? La regola resta

C’è però la questione interna. «Certo, se uno pone un tema rispetto alla politica estera e gli si risponde, una parte, soprattutto qualche dirigente, con odio, accuse e attacchi personali, questa è una deriva non preoccupante per me è una deriva preoccupante per il M5S. Che è una forza politica che vede in corso secondo me una radicalizzazione politica che invece di guardare al 2050 come avevamo detto sta tornando indietro».

Di quale odio parla? Gli rimproverano di voler restare attaccato alla poltrona. E di voler restare anche dopo il secondo mandato, contravvenendo così allo spirito del MoVimento. Di Maio ribatte «Se stiamo tornando indietro, come ho detto prima con il processo di radicalizzazione, non si deve cambiare questa regola. Io sono il primo a dire che non la si deve cambiare, come ha detto Grillo che è il garante del Movimento».

Ma non è questo il tema. «In un momento storico come questo, dove ci stiamo occupando della guerra in Ucraina, della food security, del problema legato all’energia, alla pace in Europa, io non posso sentirmi chiedere dai miei colleghi europei una volta su un tema, una volta le amministrative una volta su questo tema citato ora, come motivo di fibrillazione del governo. Quello che sto cercando di fare soprattutto in queste settimane è cercare di garantire la compattezza di governo rispetto ad appuntamenti in cui ci giochiamo il prezzo delle energie delle imprese, la food security nel Mediterraneo…».

Conclude con un sferzata. Per quella parte del Partito che vorrebbe trascinarlo in un dibattito interno mentre l’Europa rischia di incendiarsi. «Perdonatemi ma non riesco ad entrare nel dibattito su alcune questioni che sono molto locali, molto di politica nazionale in un momento storico come questo». De minimis non curat Giggino.