La battaglia per la Provincia: ma il vero obiettivo è la società dell’acqua

Il derby per le prossime elezioni provinciali. Domenica e lunedì si presenteranno le candidature per la presidenza della Provincia, si vota il 29 aprile. La corsa per un ente 'vuoto'? La vera battaglia è per il controllo della società dell'acqua.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Domenica e lunedì si presenteranno le candidature per la presidenza della Provincia di Latina, si vota il 29 aprile. Una partita tutta civica e ambizionale. Una partita che “pare” quella nazionale con Damiano Coletta, sindaco di Latina, nel ruolo di Luigi di Maio: a me la presidenza o nulla, è il popolo che lo chiede. Nel ruolo di Matteo Salvini, il sindaco di Sabaudia Giada Gervasi. Tutti e due vengono dalla stagione del “civismo pontino” che è stato, fino ad ora, argine ai 5 stelle.

Si parte da Aprilia di Tonino Terra, sindaco che oggi appoggia la Gervasi per la presidenza.

Il Pd? Pare diviso tra il sostegno a Coletta (è la posizione dell’area di Claudio Moscardelli), e quello alla Gervasi (area Enrico Forte).

Il Pd deve necessariamente allearsi. Guida molti piccoli comuni. Ma sopra i 16.000 abitanti ha solo Sezze e Minturno, dopo il commissariamento di Formia.

Lo stesso Forza Italia che gioca tutto sull’asse Fondi-Gaeta, senza Sperlonga dove ormai Armando Cusani gioca una partita alternativa al senatore Claudio Fazzone.

C’è anche Terracina dove a contare è il sindaco di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini.

Sono divisi e la divisione non giova al centrodestra nel suo complesso. Forza Italia porterà una candidatura di bandiera, quella di Federico Carnevale. Si tratta del sindaco di Monte San Biagio in scadenza nel 2019, una candidatura di manovra per consentire di entrare nei giochi veri.

I 5 stelle, non pervenuti: sono un gigante elettorale ma restanti, a Latina, il nulla amministrativo e briciole in politica. Delle serie: chi sono?

Il Cavour di questa partita spetta a uno dei pochi che si studia le carte, Domenico Guidi sindaco di Bassiano che sta facendo la rete intorno alla Gervasi.

Ma perché scalpitano per andare a guidare un ente svuotato di funzioni, con pochi soldi in cassa, con una manciata di dipendenti?

Semplice si combatte per via Costa per prendersi Acqualatina, la battaglia vera è quella dell’acqua. Spetta al presidente della provincia “coordinare” il 51% della proprietà pubblica del gestore. Lì ci sono potere, denari, e ritorni politici.

I civici, Terra e Guidi sono i paladini del ritorno alla gestione completamente pubblica dell’acqua (va ricordato che Aprilia ha il record assoluto nell’evasione del pagamento dell’acqua e il movimento del sindaco è partiti, già ai tempi del sindaco Domenico D’Alessio con la battaglia antiAcqualatina).

Domenico Guidi, è il riferimento degli ex socialisti (anche Terra lo era) del fronte acqua pubblica, fronte su cui non potrà convergere mai il centrodestra di Claudio Fazzone che ha uno dei suoi punti di forza proprio su Acqualatina. Un feudo. Il tentativo di scalzarlo dal controllo del Consiglio di Amministrazione, condotto due anni fa dall’ex sindaco di Fratelli d’Italia di Latina, Giovanni Di Giorgi, si concluse con la caduta dell’amministrazione comunale di Latina. Per difendere il controllo del CdA Fazzone non esitò a far cadere l’amministrazione del Capoluogo ed avviare così la più sanguinosa guerra civile nel centrodestra pontino. Che lasciato libera la strada per il municipio ai ‘civici’ di Coletta. Un quadro che che rende impossibile la convergenza di Di Giorgio e di Procaccini.

Giochi da Prima Repubblica? Da manuale Cencelli. Votano i sindaci e gli amministratori comunali, il voto di ognuno ha un peso diverso in base alla popolazione che rappresentano. Si vota con un elettorato attivo di amministratori, senza cittadini, nel paradosso che per combattere la partitocrazia si è dato vita al sistema più partitocratico dell’universo mondo.

La partita dei civici si inserisce anche nella scoperta (le elezioni di marzo sono state un grande segnale di allarme) che la loro partita potrebbe essere al capolinea. Si sono presentati, sia Damiano Coletta, sia Giada Gervasi con propri candidati nella lista del presidente Nicola Zingaretti raccogliendo un misero 4% dei voti. Come dire, carburante che appare finito.

La prospettiva? Vista la soluzione Zingaretti, un’alleanza con il centrosinistra, perché in politica si gioca sempre la partita di oggi in funzioni di domani: la Gervasi ha 4 anni davanti, ma Coletta ne ha tre, già comincia a sentire il fiato sul collo del tempo.

I vincitori di ieri se non fanno politica prenotano la sconfitta di domani.

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