Una donna in cantina… e tre vini straordinari (Nunc est bibendum)

In un mondo nel quale la 'parità di genere' è una conquista consolidata, il fatto che sia una donna a portare avanti una cantina non dovrebbe fare notizia. Infatti sono i vini che riesce a realizzare a rendere grande Cantina Morone

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Ha senso nel 2019 mettere in risalto il ruolo delle donne nel mondo della viticoltura? Se vogliamo sconfiggere qualsiasi tipo di pregiudizio la risposta è: no. Perché la parità di genere ormai è una realtà. E non dovrebbe più fare notizia.

In alcuni casi tuttavia è giusto raccontare storie di donne che ce l’hanno fatta e che per emergere hanno dovuto fare il doppio della fatica.

Riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio. Nunc est Bibendum questa settimana torna nel Sannio, precisamente a Guardia Sanframondi per raccontarvi la storia di Cantina Morone.

Una donna in cantina

Ad accogliermi in cantina c’è Eleonora, cantiniera e titolare dell’azienda di famiglia.

«L’azienda è nata nel 2011 ma l’idea che c’è dietro parte da molto lontano. I miei nonni materni coltivavano la terra ed avevano dei vigneti. All’epoca si raccoglieva l’uva quasi esclusivamente per la cantina sociale, solo più tardi mio padre ha iniziato ad interessarsi e a documentarsi è a fare i primi esperimenti in casa. L’obiettivo all’inizio non era quello di aprire una cantina, piuttosto ci interessava mantenere le vigne produttive e valorizzare il patrimonio di conoscenza che ci hanno lasciato i nonni».

Eleonora, giovane studentessa di lettere a Bologna portava con se questi “esperimenti” da far assaggiare agli amici. Poi alle cene e poi alle feste. Il prodotto piaceva molto… e le feste riuscivano benissimo!

Dopo aver frequentato il corso da sommelier, Eleonora ed il fratello maggiore Giovanni decidono che è il momento di fare sul serio e di sfruttare al meglio le vigne. Grazie ai consigli dello zio agronomo parte l’attività. Facile da scrivere ma…

Il supporto dell’enologo: Anna

«Appena abbiamo aperto la cantina, finiti i lavori ho maledetto il giorno in cui abbiamo avuto questa idea! Scherzi a parte (mica tanto!) è stato molto difficile all’inizio, conquistare spazio nel mercato, crearsi una credibilità, fronteggiare la burocrazia italiana… Insomma se non fosse stato per l’unità che abbiamo avuto in famiglia non avremmo retto».

«È stata dura anche perché ho voluto fare ed imparare tutto, anche i classici compiti che di solito fanno gli uomini e per questo non potrò mai ringraziare abbastanza la nostra enologa Anna, competente e coraggiosa nel seguirci fin dall’inizio. Aver avuto una spalla femminile è stato molto importante, ci siamo capite ed incoraggiate nei momenti più difficili. Ho affrontato anche due gravidanze in questi anni ma non mi sono mai fermata. Se mi guardo indietro sono fiera di me ma a volte mi meraviglio per quanto sia stata scellerata!»

Ma ci sono anche gli uomini

Gl uomini? Ci sono anche loro in questa avventura. Ed hanno un ruolo fondamentale. Oggi ho parlato con Eleonora ma il lavoro in vigna di papà Pasquale è fondamentale.

Ho avuto modo poi di parlare con Giovanni tra gli stand del Vivit allo scorso Vinitaly, una persona che ti fa innamorare dei suoi vini ancor prima di assaggiarli. Il trasporto con il quale spiega le sue creature è contagioso.

Gli sforzi hanno pagato, Cantina Morone è oggi una realtà consolidata nel Sannio e, soprattutto, un punto di riferimento per chi cerca i vini biologici. Del resto l’intento fin dall’inizio era quello di produrre vino nella maniera più naturale possibile, con l’assenza quasi totale di chimica e anidride solforosa, con una forte identità e strettamente legati al territorio.

Ma la teoria non è nulla senza pratica (la mia scusa preferita!), quindi è arrivato il momento di stappare qualche bottiglia… Nunc est Bibendum!

ALBANORA

Uno dei vini più conosciuti di Cantina Morone è sicuramente Albanora, Falanghina del Sannio DOC. Una Falanghina particolare e molto diversa dalle classiche che si trovano nella zona. Riconosciuta dopo diversi studi come un clone antico di Falanghina (queste vigne hanno più di 60 anni) le uve di questo appezzamento hanno una resa piuttosto bassa e, come ama dire spesso Eleonora “Albanora è una Falanghina che piace a chi non piace la Falanghina“.

Colore quasi dorato (nessuna macerazione, buccia ricca di flavonoidi), Albanora è piuttosto complessa, con i suoi sentori di prugna gialla, pesca, ma anche fiori d’acacia. Un vino fresco, abbastanza sapido ma anche abbastanza morbido, di buon corpo e buona persistenza ha il pregio di essere un vino molto duttile, si può bere come aperitivo, accompagnarlo a piatti di pesce ma non sfigura con pietanze di carne.

FIORI DI GALANO

Piedirosso in purezza è uno dei tre vini rossi che produce l’azienda (Barbera e Sangiovese gli altri). Un vino che ho apprezzato in diverse annate e questa 2017 conferma il suo percorso in crescita.

Fiori di Galano è un vino che risente molto del terreno, dove c’è oggi la vigna un tempo vi scorreva un fiume, quindi il suolo è pieno di ciottoli e pietre, anche in profondità. Anche qui siamo di fronte ad un vitigno con resa relativamente bassa, soggetto poi alla diraspatura a caduta (la cantina è su due livelli) e macerazione di 15 giorni sulle bucce.

A seconda poi della sua acidità viene completata in acciaio o in barriques. Non filtrato e non chiarificato Fiori di Galano si presenta di colore rosso rubino, al naso leggermente floreale ma sono i sentori di frutta rossa ad emergere. In bocca è elegante, tannino delicato ma persistente. Piacevole e abbastanza strutturato il piedirosso ha dalla sua una bevibilità eccezionale ma non esiterei ad abbinarlo ad un bell’arrosto o formaggi di media stagionatura.

VASSALLO

Prima di andare via Eleonora mi fa assaggiare una chicca della vendemmia 2018 in anticipo; Vassallo  è un blend di Malvasia e Falanghina (rispettivamente 60 e 40 %). Le particolarità sono diverse, la prima è che il blend inizia in vigna: l’uva viene raccolta in un appezzamento dove ci sono filari di Malvasia e quelli di Falanghina.

Vassallo è un vino fatto come una volta: raccolta e diraspatura manuale, pigiatura manuale (i bambini con i piedi) e fermentazione spontanea in anfora. Vino giovanissimo e appena pronto, Vassallo al calice è giallo paglierino ma ancora piuttosto torbido. Ha però un suo carattere ben definito perchè risente della lavorazione: conserva i tannini della buccia e oltre i profumi fruttati e floreali emergono sentori di cocciopesto dell’anfora.

Un vino da bere con calma, ha bisogno di diversi assaggi per essere capito. Dopo che lo apprezzi a pieno sei fregato perchè la bottiglia è finita e ne vorresti subito un’altra.

Cantina Morone è un’azienda giovane, ricca di idee e prospettive interessanti. La strada è ancora lunga ma le basi sono ottime. Parlando con Eleonora ho riscontrato passione, determinazione e, soprattutto, la voglia di non arrendersi. Per questo mi viene in mente un classico degli inossidabili AC/DC, quindi consiglio di bere i vini di Cantina Morone con “It’s a long way to the top…if you wanna Rock’n’Roll“.

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Recensione a cura di Marco Stanzione, sommelier di Officine Sannite