Catalent si è stufata: i 100 milioni (e 100 posti) volano in Inghilterra

Catalent ritira l'investimento da 100 milioni di euro per lo stabilimento di Anagni. Saltano 100 nuovi posti di lavoro. Non solo. Stop alla produzione di vaccino Astrazeneca. Colpa della burocrazia e dei tempi lunghi per avere le autorizzazioni in Ciociaria e nel Lazio. L'azienda ha deciso di spostare in Inghilterra i nuovi progetti

Fabio Cortina

Alto, biondo, robusto, sOgni particolari: molti

Cento milioni di euro. Cento posti di lavoro. Tutto in fumo per i bizantinismi e la barocca architettura della burocrazia italiana, resa più ingarbugliata quando passa per la Ciociaria. I fondi ed i conseguenti posti di lavoro che verranno cancellati, sono quelli della Catalent di Anagni.

L’azienda infatti ha deciso di spostare il tutto in Inghilterra, dove verranno installati i due bioreattori per la produzione di farmaci, che invece erano previsti per lo stabilimento di Anagni.

Non si tratta solo di una perdita nell’immediato, ma anche in prospettiva. Con quegli investimenti la Catalent di Anagni avrebbe mutato la sua mission, da impianto di solo confezionamento ad uno di produzione di principi attivi, visto che quei due bioreattori sarebbero poi diventati sei. Ognuno con una capacità di 2000 litri.

TUTTA COLPA DEL SIN? NO, DELLA POLITICA

Uno degli ingressi Catalent di Anagni

Ma perché è accaduto? La responsabilità è della burocrazia. Il sito Catalent di Anagni rientra nel SIN della Valle del Sacco. Cioè è un sito dichiarato inquinato dagli scarichi che provenivano da Colleferro circa mezzo secolo fa. La bonifica è a carico dello Stato (Sito di Interesse Nazionale) e proprio per questo suo status vede un dilatarsi enorme dei tempi. Perché prima di fare qualsiasi ampliamento è necessario svolgere una lunghissima serie di adempimenti. In quasi tutti i casi si sono rivelati inutili. Il sospetto è che l’area Sin sia esageratamente ampia: perché al termine di prelievi dei terreni, sondaggi, analisi, spesso non sono stati trovati veleni.

Questi tempi lunghi, fuori dal Sin non sono necessari. Chi ha la fabbrica su un’area diversa fa molto prima. A questo si deve aggiungere la lentezza di un sistema che nell’area di Anagni pare voglia fare di tutto per impedire qualsiasi sviluppo. Gli industriali lo segnalano da tempo. I sindacati ora lo sottolineano. Denuncia Sandro Chiarlitti, Segretario della Filctem Cgil: “I continui rinvii dei tavoli nei quali esaminare le documentazioni, la non decisione sulle autorizzazioni regionali e comunali, hanno fatto sì che si consumasse un vero e proprio furto di investimenti”.

Una frenata al progresso e allo sviluppo, che per Chiarlitti ha nella politica il mandante perfetto, a causa della mancanza di volontà di rivedere alcuni semplici parametri.

IL RISCHIO DELLA FUGA DA ANAGNI

Sandro Chiarlitti

Poi oltre al danno c’è la beffa. “Se solo pensiamo – prosegue Chiarlitti – che dal 2005 ad oggi non vi è traccia alcuna di bonifica, ma che si è allargato il perimetro, illudendo le aziende che avrebbero attirato risorse e fondi, quello che viviamo adesso è un enorme rimpianto”.

Chi ha fatto credere alle aziende che allargando il Sin e finendoci dentro avrebbero ottenuto ristori per bonificare? Chiarlitti non lo dice. Perché è evidente: sono scelte che competono alla politica.

Una scelta che ha creato un effetto boomerang. E quello che doveva essere un trampolino verso un futuro di sviluppo sostenibile, si è trasformato in un baratro da cui le aziende cominciano a tenersi lontane.

Infatti non è Catalent l’unico caso. Sono molte le opportunità che il tessuto industriale di Anagni continua a perdere. “Come sindacato – dice Chiarlitti – dobbiamo denunciare che questa decisione non sarà gradita ai lavoratori, soprattutto perché la Catalent aveva già acquisito il sito in Inghilterra e programmato gli investimenti, ha sottolineato Chiarlitti. In pratica, stanca di aspettare una conferenza dei servizi che non si riunisce mai, una Provincia con tempi bizantini, Catalent ha spostato tutto in Inghilterra.

Il sindacato denuncia anche il mancato coinvolgimento, la decisione così affrettata e la mancanza di confronto, per questo chiederà alla Regione Lazio un incontro con il Presidente Zingaretti.

IL SINDACATO NON ARRETRA

Ma le cattive notizie dall’incontro presso Unindustria non sono finite qui. La Catalent infatti ha anche annunciato la fine della produzione del vaccino Astrazeneca ad Anagni. Questo che porterà ad una ulteriore contrazione di 100 posti di lavoro, legati a contratti a termine in scadenza nei prossimi mesi. Non verranno rinnovati.

E le buone notizie? Qualcosa c’è. L’azienda infatti ha sottolineato che non fermerà l’ampliamento, terminando la costruzione dei nuovi spazi, con un’ulteriore allargamento della gamma in confezionamento ad Anagni, fatto questo che fa ben sperare per la tenuta almeno dei livelli occupazionali.

Ma una cosa erano 100 posti di lavoro in più, una nuova mission che avrebbe dato un ruolo mondiale al sito di Anagni. Un’altra cosa è accontentarsi di mantenere quello che c’è. Forse. Perdendo i contratti a termine.

Il sindacato – conclude Chiarlitti – non arretrerà sul tema degli investimenti. Cercheremo di coinvolgere il più possibile la politica, per accendere il dibattito sul fatto che dobbiamo tornare ad essere produttori. E, come nel caso dei vaccini, non dipendere da altri Paesi che li producono per noi”.

La decisione di catalent è un colpo durissimo. Perché colpisce un’eccellenza industriale della Ciociaria, nota in tutto il mondo. E che ora viene messa in discussione. (Leggi qui Quel Distretto del vaccino che la Ciociaria non vede).

BUSCHINI, VERTICE MARTEDI

Mauro Buschini

La prima reazione è del coordinatore della maggioranza Zingaretti in Regione Lazio, Mauro Buschini.

Ha convocato per martedì alle 14.30 un tavolo operativo con il Commissario per la Valle del Sacco, i vertici di Unindustria, i sindacati dei chimici Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, il Consorzio industriale del Lazio. 

«Raccolgo l’allarme e soprattutto lo stimolo a mettersi ulteriormente in azione affinché il Sin sia una opportunità di miglioramento ambientale , non un limite allo sviluppo ed agli investimenti industriali» dice Mauro Buschini.

Ricorda che lo snellimento delle procedure è stato il primo input per il Commissario. «Nel primo incontro che ho avuto con il commissario dopo la delibera di nomina da parte della giunta regionale abbiamo convenuto sulla duplice esigenza di accelerare la bonifica e sburocratizzare le procedure per gli investimenti, a partire dalle tempistiche della chiusura dei procedimenti».