Classifica Censis sugli atenei: Unicas si conferma ai vertici

Quarta nella categoria piccoli atenei, l'Università di Cassino e del Lazio Meridionale svetta per una serie di parametri con score di 84,3

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

La Classifica Censis delle Università italiane è ormai un must consolidato nel tempo. E’ composta complessivamente di 70 graduatorie, a partire da una batteria di 948 variabili. E viene elaborata da oltre vent’anni con l’intento di accompagnare i giovani diplomati nelle loro scelte universitarie.

Con lo scorso anno accademico 2021-2022 si era interrotto un ciclo di sette anni. Ciclo caratterizzato da un costante andamento incrementale del numero delle immatricolazioni nelle università italiane. I giovani avevano smesso di iscriversi all’università.

I dati relativi all’anno accademico 2022-2023, al momento ancora non consolidati, indicano però il ritorno a un incremento degli immatricolati. I dati provvisori rilevati a giugno 2022, confrontati con quelli omogenei di giugno 2021, evidenziano infatti una crescita. Si tratta di una crescita delle immatricolazioni del 2,2%, equivalente in valore assoluto a 7.152 neoiscritti in più.

Segno positivo soprattutto al Centro

L’Università di Cassino

 Sono gli atenei del Centro Italia ad avere riportato la più intensa variazione positiva, con un +9,3% di immatricolazioni, seguiti da quelli con sede nelle regioni del Nord-Ovest +1,6%.

Diversamente, quelli del Nord-Est registrano un -2,0%, in particolare, e quelli con sede nel Sud e nelle isole -0,2% hanno registrato una contrazione degli immatricolati.

Considerando le aree disciplinari di appartenenza dei corsi di laurea, triennali e magistrali a ciclo unico, ad eccezione dei corsi dell’area artistica, letteraria e educazione, dove i nuovi iscritti segnano un -0,1%, tutti gli altri sono contrassegnati dal segno positivo. Soprattutto quelli dell’area economica, giuridica, sociale, con un +4,5% di immatricolati, seguiti dai corsi dell’area sanitaria e agro-veterinaria (+2,2%) e da quelli afferenti alle discipline Stem (+1,1%).

Facoltà al top e problema dell’abbandono

Nel complesso i dati relativi all’attrattività del sistema universitario nazionale sembrano delineare uno scenario sostanzialmente positivo. Tuttavia non altrettanto incoraggianti sono i dati relativi alla continuità negli studi degli studenti. Il tutto con inevitabili effetti negativi sulla qualità del capitale umano disponibile per il sistema-Paese.

Nell’anno accademico 2021-2022, infatti, il 7,3% degli immatricolati ha abbandonato gli studi entro il primo anno. Ed a fronte del 7,1% nell’anno precedente e del 6,1% relativo all’anno accademico 2019-2020. Una decisione che ha coinvolto in misura pressoché equivalente sia i maschi (7,4%) che le femmine (7,2%).

L’evoluzione negli anni del tasso di abbandono, entro il primo anno, è piuttosto eloquente, in negativo: 2014/2015  5,9%; 2015/2016  6,0%; 2016/2017  6,1%; 2017/2018  6,2%; 2018/2019  6,4%; 2019/2020  6,1%; 2020/2021  7,1%; 2021/2022  7,3%.  

La classifica per numero di iscritti

Studenti in biblioteca © ProImageContent / Can Stock Photo

Tra i mega atenei statali, quelli con oltre 40.000 iscritti, le prime tre posizioni sono occupate stabilmente.

Lo sono anche quest’anno: dall’Università di Bologna, in prima posizione con un punteggio complessivo di 89,7 punti. È seguita dall’Università di Padova e dalla Sapienza di Roma, rispettivamente in seconda e terza posizione con i punteggi di 87,5 e 85,7.

Tra i grandi atenei statali, da 20.000 a 40.000 iscritti, al pari dello scorso anno, è l’Università di Pavia a detenere la posizione di vertice. La detiene con un punteggio di 91,2 punti, superiore a quello dell’Università di Perugia, che si colloca in seconda posizione sommando 90,5 punti. Mantengono salde la terza e la quarta posizione l’Università della Calabria e l’Università di Venezia Ca’ Foscari. Lo fanno con i punteggi rispettivamente di 90,2 e 89,0.

Cassino quarta e fuori dal podio di un soffio

La visita degli studenti Unicas alla Lamborghini

Apre la classifica dei medi ateneistatali, quelli da 10.000 a 20.000 iscritti, l’Università di Trento. Che con il punteggio di 96,2 guadagna la prima posizione. Era detenuta lo scorso anno dall’Università di Siena, che con 93,0 punti scende in terza posizione. E’ preceduta dall’Università di Udine (93,7), che guadagna tre posizioni, posizionandosi seconda.

Nella classifica dei piccoli atenei statali, fino a 10.000 iscritti, continua a occupare la prima posizione l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 101,7.

E’ seguita in seconda posizione dall’Università della Tuscia, che con 86,0 punti scala tre posizioni in classifica. Infatti si posiziona al secondo posto (+13 punti per l’indicatore Borse e altri servizi in favore degli studenti). Terzo in graduatoria è un altro ateneo marchigiano, l’Università di Macerata (85,7), che retrocede di una posizione rispetto allo scorso anno.

Stabile al quarto posto c’è l’Università di Cassino e del Lazio Meridonale (84,3). Ateneo cui seguono l’Università del Sannio (84,0), quinta tra i piccoli atenei statali e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria che si classifica al sesto posto.

In cos si distingue Unicas

L’università di Cassino consegue 68 punti per i servizi. Invece 93 per le borse di studio. Ha 85 punti per le strutture. Addirittura 98 punti per comunicazione e servizi digitali. Poi 83 punti per l’internazionalizzazione. E 79 per l’occupabilità. Confermandosi dunque un ottimo investimento, per chi poi deve entrare nel mondo del lavoro. La media finale è 84,3 che la colloca al 4 posto assoluto della classifica dei piccoli atenei italiani.

A leggere tra le righe, Cassino è il posto ideale per chi cerca una piccola università nella quale non ci sia confusione, ci siano servizi e strutture, la possibilità di fare ricerca e scommettere su un posto di lavoro.

Un risultato di cui ora la Città di Frosinone punta a cogliere appieno le opportunità e le sinergie, per trasformare il capoluogo, finalmente, in centro di eccellenza della formazione e della didattica. Nelle settimane scorse è stato firmato il protocollo d’intesa tra Comune di Frosinone e l’Università di Cassino, per lo sviluppo ed il rilancio del Centro storico del capoluogo. L’iniziativa ha fatto seguito alla conferenza di servizi tenuta lo scorso aprile con gli stakeholder sul Piano di Gestione per Frosinone Alta. L’università di Cassino collaborerà con il Comune per la promozione e la riqualificazione del Centro Storico attraverso progetti congiunti, il potenziamento dell’offerta didattica, il rilancio del polo universitario di Frosinone.

A proposito del Polo di Frosinone, il sindaco ha annunciato l’implementazione dei servizi per gli studenti, con la possibilità di usufruire della mensa e la futura introduzione di un nuovo corso di laurea, un unicum rispetto all’offerta didattica già presente in altri atenei, la cui attuazione è attualmente al vaglio delle competenti autorità ministeriali