La tempesta Covid si abbatte su ogni porto del Lazio

I numeri dell'Autorità portuale di settore sono in calo, ma Gaeta, Civitavecchia e Fiumicino presentano situazioni specifiche. Con il comune denominatore di un crocierismo allo stremo che spinge Pino Musolino a rimboccarsi le maniche.

Nell’anno della pandemia il porto commerciale di Gaeta ha “retto”. Anzi, le sue percentuali sono migliori di quelle registrate dall’intero sistema portuale nel quale è inserito. Meglio pure del porto principale: Civitavecchia.

Pressoché stabile il dato delle merci rinfuse movimentate sulle banchine del “Salvo D’Acquisto”: petrolio grezzo, prodotti raffinati e chimici, gas liquefatti e fertilizzanti . Sono state un milione e 45mila tonnellate rispetto al milione e 113mila tonnellate del 2019. Il calo è stato del 6,1% , pari a 67mila tonnellate, lo ha determinato il leggero calo di prodotti raffinati in arrivo a Gaeta.

Gaeta: più colli, carbone e cemento

Anche se di poco, è migliorato l’indice delle rinfuse solide. In pratica i cereali, le derrate alimentari, i mangimi, il carbone, i prodotti metallurgici e chimici. E poi i minerali ferrosi e non, i cementi ed i fertilizzanti. Al porto commerciale di Gaeta nel corso del 2020 ne sono arrivate 434mila tonnellate a fronte delle 429mila del 2019. A far pendere l’ago della bilancia a favore sono stati, in particolare, gli sbarchi del carbone (+32,4%), dei minerali grezzi, calci e cementi (+19,7%).

Il porto commerciale

Il dato migliore maturato nel 2020 è fornito dalla movimentazione delle merci trasportate in colli: 2705 tonnellate rispetto alle 126 dell’anno precedente.

Le merci sbarcate nell’ultimo anno sono state un milione e 482mila tonnellate. Ma il 3,9% in meno (per un milione e 542mila tonnellate del 2019) costituisce una magra consolazione. Viene definita una “positiva evoluzione”.

L’emergenza sanitaria ha poi condizionato l’attività portuale. Praticamente è stato azzerato il traffico crocieristico. Il dato è impietoso ma realista: durante il 2020 al porto di Gaeta non è arrivato nessun passeggero….quando a Civitavecchia sono transitati 207 mila crocieristi e tutti nel periodo antecedente allo scoppio della pandemia; l’anno prima erano stati 2 milioni e 652 mila. A Civitavecchia il crocierismo è ripartito, seppur lentamente, negli ultimi quattro mesi. I 25 mila passeggeri arrivati e ripartiti in questo periodo rappresentano una goccia in un oceano di grande depressione economica ed occupazionale.

I numeri del porto di Civitavecchia

Gaeta non ride ma è pur vero che invece piangono gli altri scali che ricadono sotto la giurisdizione dell’Authority, Fiumicino e soprattutto Civitavecchia

I numeri di Civitavecchia sono ancora peggiori. Sono gli stessi che condizionano quelli complessivi dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro settentrionale. Il suo centro studi ha sentenziato come il traffico complessivo di merci, passeggeri, e automezzi nel 2020 sia stato rispettivamente pari a 11,254 milioni di tonnellate di merci. Poi 1.169.361 tra crocieristi e passeggeri di linea e 652.851 automezzi

Il porto di Civitavecchia

Il primo ha subito una flessione del 22,9%, pari a 3,350 milioni di tonnellate in meno movimentate rispetto al 2019. Quello passeggeri ha fatto registrare un  -73,8%, pari a complessivi 3.291.618 passeggeri in meno. Di essi – 2.449.811 crocieristi (-92,2%) e – 841.807 (-46,7%) passeggeri di linea. Mentre il traffico di automezzi si è ridotto del 35,3%. pari a 355.631 automezzi in meno imbarcati/sbarcati. 

Il numero complessivo di sbarchi si è ridotto del 31,7%, passando dai 3.359 del 2019 a 2.293 nel 2020. Di essi 715 navi da carico (-22,8%), 99 navi da crociera (-87,9%) e 1479 navi di linea (-8,6%)

Il porto di Civitavecchia – il porto di Roma – ha registrato un traffico complessivo di merci pari a poco più di 8 milioni di tonnellate. Cioè con una flessione del 16,1% pari a oltre 1 milione e 500 mila tonnellate in meno rispetto al 2019.

I container reggono, ma solo quelli

Relativamente allo strategico settore commerciale il principale scalo laziale ha registrato, nel complesso, un calo delle merci del 16%. Parliamo di una perdita di oltre 1,5 milioni di tonnellate. Si tratta di un segno meno dovuto essenzialmente alle rinfuse solide (-17,5%). Ad incidere negativamente continua ad essere il progressivo calo del carbone (-18,3%; -348.971 tonnellate). Un calo indissolubilmente legato al decremento dell’utilizzo da parte della storica centrale di Torrevaldaliga Nord.

Settore automezzi in calo Foto: Saverio De Giglio / Imagoeconomica

Nel settore delle rinfuse liquide, le tonnellate movimentate sulle banchine di Molo Vespucci sono state 624.131 (-2,4%; -15.238). Il totale complessivo delle merci “trattate” è stato quindi pari a 8.029.665 , cioè oltre un milione e mezzo di tonnellate in meno rispetto al 2019. Diverso, invece, il discorso per quanto riguarda la movimentazione dei contenitori. Settore che, seppur in leggera perdita nell’arco dell’intero 2020 (106.695 tonnellate contro i 112.249 del 2019), ha registrato un confortante incremento a dicembre 2020. (+9,1% raffrontato allo stesso mese dell’anno precedente e caratterizzato soprattutto dalla movimentazione di contenitori pieni).  

In calo, infine, anche il settore degli automezzi (-35,3%; -355.546). Settore che, al pari dei container, sta progressivamente riprendendosi soprattutto grazie alla sottocategoria dei “mezzi pesanti”. Categoria che nel solo mese di dicembre ha registrato un aumento del 4,4%.    

Musolino: energia per il porto

Il porto di Fiumicino, infine, E’ lo scalo “cenerentola” dell’ex portuale del Lazio. Questo anche se poi serve principalmente il vicino aeroporto internazionale “Leonardo da Vinci”. Ha dimezzato il traffico delle rinfuse liquide che ha subito una perdita di oltre 1,7 milioni di tonnellate, il 50% circa in meno rispetto all’attività del 2019.

Che fare ora? Il presidente Musolino attende le designazioni del solo comune di Roma capitale. Le attende per ricomporre il plenum del comitato portuale ed approvare il bilancio di previsione 2021. Bilancio che il precedente “board” dell’Adsp aveva bocciato dopo i severi rilievi del collegio dei revisori dei conti.

Pino Musolino, presidente Adsp

Certamente i numeri della crisi hanno condizionato negativamente gli stessi numeri dell’ex Autorità portuale del Lazio.

Musolino ha ereditato «una situazione con numerose criticità». Il neo inquilino di Molo Vespucci dice che «Non si può non tenere conto di questi dati. Di essi e di quanto accaduto in una realtà fortemente focalizzata sul settore crocieristico. Per la parte passeggeri è evidente come il porto di Civitavecchia sia di gran lunga quello maggiormente penalizzato in Italia».

«Questo aspetto non può non essere considerato, per consentire al Porto di Roma di ripartire. Per quanto riguarda le merci stiamo lavorando per attrarre e sviluppare nuovi traffici, nella consapevolezza che ci vorrà tempo per invertire la tendenza».  (Leggi qui Il sogno Musolino: navigare il futuro con i conti a posto).