Congresso Pd: Astorre sul filo della maggioranza, Mancini studia la remuntada

La convenzione per il congresso regionale Pd nel Lazio. Astorre vince nei Circoli. La prima proiezione dei Delegati lo colloca sul filo della maggioranza. Mancini punta sulle Primarie ed è già a caccia dei voti che gli mancano in Assemblea

«Il dato politico è che a Roma Bruno Astorre e Claudio Mancini arrivano pari: non mi sembra che questo fosse nelle previsioni, soprattutto di Mancini». C’è una punta di perfida soddisfazione nel tono del senatore Bruno Astorre, signore indiscusso delle preferenze dai Castelli fino alle porte di Roma, titolare da ieri sera di un’opzione su tutto il Lazio che vale il 60% del consenso nei Circoli.

 

Il popolo torna ai Partiti

Il generale di Dario Franceschini nel Lazio, candidato alla conquista della carica di Segretario Regionale Pd, osserva i numeri della convenzione regionale tenuta nel fine settimana. Dicono Astorre 9.174 (60,5%), Mancini 4.914 (32,4%), Alemanni 1.082 (7,1%)

Li esamina ed evita in tutti i modi la polemica: non è tempo questo per alimentare rotture, semmai è periodo di conte interne che devono servire a riunire quanto Pd sarà possibile.

Pesa ogni parola. E si limita a dire: «c’è stata un’ottima partecipazione: 15mila persone che vanno in un circolo di Partito, pagano la tessera, esprimono il loro parere, di questi tempi e con il maltempo che c’è stato ieri mi sembrano la cosa migliore che si potesse sperare».

 

Niente polemiche fratricide. È l’input dato anche da Nicola Zingaretti quando ha annunciato la sua ‘desistenza‘: nessun candidato Zingarettiano in campo nel Lazio per la corsa a Segretario del Pd.

Una rinuncia che è stata più utile a Bruno Astorre che agli orfiniani avversari di entrambi. Sono scesi in campo con il deputato Claudio Mancini, il braccio destro del presidente nazionale Matteo Orfini alleatissimo di Matteo Renzi.

 

L’effetto Frosinone

Il campione da schierare doveva essere Francesco De Angelis, l’ex assessore regionale alle Piccole e Medie Imprese e Commercio, già parlamentare europeo, oggi presidente del consorzio Asi, in predicato di diventare il commissario unificatore di tutti i Consorzi Industriali del Lazio. I maligni dicono che proprio su quell’incarico, potente quanto un assessorato regionale, si sia decisa la strambata che ha riportato De Angelis sulla rotta di Astorre e dell’antico amico Zingaretti (De Angelis fu determinante nella sua elezione a Segretario Regionale, un’epoca fa).

Sta di fatto che grazie a quell’alleanza, Astorre ha dilagato in tutta la Ciociaria. Ci sono una quindicina di Circoli nei quali ha ottenuto il 100% dei voti, altri e altrettanto grandi nei quali i suoi avversari hanno avuto 1 solo voto. Gli unici segni di resistenza sono arrivati dai feudi orfiniano (Fiuggi con la consigliera regionale Sara Battisti) e renziano (Frosinone con  la dirigente Valentina Calcagni). ma si parla di poche decine di voti.

Il peso di quell’alleanza, lo si coglie a pieno se si tiene conto che la Federazione Pd di Frosinone ha messo sul piatto della bilancia più voti di quanti ne abbia portati ad Astorre tutta Roma.

Se Francesco De Angelis fosse rimasto con il fronte di Orfini la partita sarebbe già chiusa.

 

La conquista di Roma

Roma è il vero segnale sul quale le truppe di Astorre – De Angelis (desistente Zingaretti) ora sono concentrate. Roma è stato a lungo il feudo renziano attraverso Orfini. Ancora oggi non rinnegano la manovra che fece cadere il sindaco Ignazio Marino e diede il via all’ondata grillina che si prese prima la Capitale e poi il Paese.

A Roma, in questi tre giorni di Convenzione Regionale, il risultato finale vede Claudio Macini vincere per appena 5 voti. Ma c’è un altro conteggio che ne assegna 90 di vantaggio ad Astorre. Tutto è legato a quanto accaduto nel Municipio VII. (leggi qui Congresso Pd, al primo round Astorre sfonda il 60% e sfiora la vittoria a Roma)

 

Nessuno contesterà quel risultato. Perché è ininfluente. Perché il dato politico che doveva emergere è chiaro. Non è tanto quello delle 15mila persone alle urne. È che a Roma c’è una sostanziale parità con gli orfiniani. Astorre ha vinto anche in parte del litorale romano e nel viterbese; Mancini si è affermato a Latina. Ed in tutto il Lazio AreaDem con i suoi alleati sta oltre il 60%.

 

La sfida dei Delegati

Un dato che autorizza ora i colonnelli di Bruno Astorre a pianificare l’assalto alla Segreteria Regionale Pd del Lazio già alle primarie del 25 novembre. Lì non votano solo gli iscritti ed i Circoli, come avvenuto in questo fine settimana. Possono andare tutti alle urne. Ed è necessario superare il quorum del 50% per essere eletti.

Un risultato difficile. Molto difficile ma non impossibile. C’è di mezzo il terzo candidato, Andrea Alemanni, messo in campo dai renziani Angelo Rughetti e Matteo Richetti. Che servirà ad abbassare il quorum. Ed impedire a tutti di ottenere l’elezione.

A quel punto, il compito di individuare il nome del nuovo segretario regionale Pd del Lazio lo dovrà indicare l’assemblea regionale. Dove Roma manda all’Assemblea 106 delegati, la provincia di Roma ne manda 46, Latina 17 delegati, Frosinone 15, Viterbo 11 e Rieti 5.

È lì che gli orfiniani intendono giocarsi la partita. Contando sui numeri di Roma. Dove avevano una maggioranza compatta. E che ora si è assottigliata.

 

I nuovi numeri dell’Assemblea

La proiezione elaborata questa mattina assegna a Bruno Astorre un risultato che lo porta a ridosso di quota 101: il numero dei delegati necessari per essere eletto Segretario regionale qualora fosse necessario ricorrere all’Assemblea.

La proiezione gli assegna da un minimo di 98 delegati fino ad un massimo di 104

A Claudio Mancini la stessa proiezione assegna da 82 ad 87 delegati.

Ad Andrea Alemanni ne andrebbero da 15 e 19: decisivi per il risultato finale. Sono quelli che potrebbero fare la differenza.

 

La rimonta di Mancini

Al punto da consentire all’onorevole Claudio Mancini, sollevando il naso dai suoi appunti zeppi di numeri, formule, proiezioni:  «Sono soddisfatto del risultato. Conto di migliorarlo alle Primarie vincendo a Roma e recuperando i delegati che mi mancano per vincere».

In effetti, la campagna elettorale del deputato orfiniano è cominciata con ritardo. Proprio perché i piani erano altri e puntavano sulla candidatura di De Angelis. Il dibattito ed il coinvolgimento nelle strategiche sezioni romane è stato organizzato solo nelle ultime settimane, per iniziare prima a puntellare le zone ritenute maggiormente a rischio come le province.

Proprio in questo modo è stato possibile lavorare su Latina e riequilibrare così il dato di Frosinone. Tamponare il fronte nord. Su Roma ci si è potuti concentrare a tempo quasi scaduto.

 

I fattori in bilico

È lì che adesso si sta lavorando. Per preparare la remuntada. Tenendo conto del fatto che i numeri assoluti, in questa fase, non dicono nulla: vanno ponderati con il totale degli iscritti nel Lazio e con le rispettive capacità di mobilitazione alle Primarie. E poi con il fatto che alle primarie ci sono le liste di collegamento: che poi, in base ai voti e alla proporzione, compongono l’assemblea regionale.