«Così mandiamo in palestra la nostra anima tra le case di Frosinone»

L'Imam di Frosinone Omar El Jaouzi ed il periodo del Ramadan. Una palestra per il corpo e per lo spirito. Per rinunciare ai piaceri esteriori e concentrarsi su se stessi. Trovando al proprio interno la via per dialogare con ciò che è divino. Il sangue donato all'ospedale di Frosinone

I suoi scatti hanno fermato sulla pellicola migliaia di frammenti delle vite altrui: gioie, amarezze, tragedie, successi, crimini. Ma anche panorami e piccoli dettagli di esistenza. Per raccontarli a tutti attraverso le sue immagini: pubblicate sui quotidiani. Dopo 38 anni di carriera tra reflex ed obiettivi, il fotografo professionista Omar El Jaouzi decide di lasciare il Marocco, smettere la sua attività di giornalista. E trasferirsi in Italia. È a Frosinone dagli Anni 80.

Ama la letteratura. È nonno e bisnonno. Soprattutto è uomo di Pace. È l’Imam di Frosinone e guida da anni la comunità islamica locale. La accompagna nella preghiera, la affianca con le sue parole. Quelle pronunciate spesso insieme a monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione per il Dialogo della Chiesa italiana.

L’Imam di Frosinone Omar El Jaouzi

Omar El Jaouzi ora sta accompagnando il suo popolo nel Ramadan, il periodo di digiuno e meditazione con cui i musulmani commemorano la prima rivelazione del Corano a Maometto. Perché anche l’islamismo, come il cattolicesimo, è una religione rivelata: cioè nella quale il dio spirituale chiama l’uomo, gli parla, si rivela, facendosi conoscere.

Nei giorni scorsi padre Ambrogio Spreafico aveva rivolto i suoi auguri agli islamici di tutta l’Italia in occasione dell’inizio del Ramadan. (leggi qui Quel digiuno che ci fa riconoscere tutti creati da Dio).

Oggi è Omar El Jaouzi a pronunciare che invitano a meditare.

«Stiamo vivendo un momento eccezionale, direi drammaticamente storico, e che probabilmente cambierà molto delle nostre vite e abitudini. Il Coronavirus non distingue tra religioni, nazioni, culture o tradizioni. È un pericolo per tutti . E come cittadini, abbiamo la responsabilità di aiutare rispettando le regole e le direttive delle autorità. C’è la faremo, tutti insieme, a superare questo difficile momento».

Il virus continua a diffondersi, ad uccidere, strappare vite ai loro affetti. Spesso senza nemmeno la possibilità di un saluto. Ad ogni latitudine. «Purtroppo, come in tutto il mondo, il nostro Paese è stato colpito duramente, lasciandoci un grande dolore e tristezza per le tante vite umane perse a causa di questa pandemia. È a loro che continueremo a rivolgere il nostro pensiero e le nostre preghiere, cosi come alle loro famiglie perché Dio possa dare loro la forza».

Sars-Cov2 non conosce religione, non conosce pietà, non fa distinzione. La risposta degli uomini di Fede è stata la stessa, sia che traggano la loro ispirazione dal Corano o dalla Bibbia o dalla Torah; la risposta è stata la preghiera. E solo il rischio di contagio gli ha impedito di celebrare le loro invocazioni gli uni accanto agli altri. «In tutto il mondo sono state promosse iniziative di preghiera “comune”, anche se distanti, dai rappresentanti delle nostri fedi che si richiamano alla tradizione abramitica: ebrei, cristiani e musulmani. Molte iniziative di solidarietà e di dono sono state portate avanti dalle nostre comunità musulmane in Italia, perché l’Italia è diventato il nostro Paese, dei nostri figli, nipoti e pronipoti. Sono davvero orgoglioso dell’esempio di dialogo, convivenza ed integrazione inter-religiosa, culturale e sociale a Frosinone.  

La preghiera della comunità islamica all’inizio del Ramadan © Imagoeconomica / Benvegnu’ e Guaitoli

Il Covid-19 ha impedito ai cattolici di andare in chiesa, ai musulmani di riunirsi nelle moschee. Non ha impedito di pregare. «In questa triste cornice, è iniziato ieri il primo giorno di Ramadan, il mese del digiuno per quasi 2 miliardi di musulmani nel mondo. Il Ramadan è ovunque un momento di condivisione e di unione, soprattutto durante la rottura del digiuno al tramonto (chiamato iftar ) e nella recitazione delle preghiere serali. Ma quest’anno lo faremo ognuno a casa propria, perché tutti i luoghi di culto continueranno a rimanere chiuse. Fortunatamente però il Signore è ovunque».

«Il Ramadan non è solo il digiuno dall’alba al tramonto, astensione dal cibo, bevande e rapporti intimi. È meditazione, allenamento  autodisciplina. Concedetemi di paragonarlo ad una palestra nella quale viene rafforzato il corpo e lo spirito contemporaneamente, eseguendo una serie di pratiche. Isolarsi, durante queste ore della giornata, dai piaceri materiali e dalle distrazioni quotidiane ci aiuta a conoscere meglio il nostro corpo. Non è infatti un segreto che una corretta modalità di digiuno e di alimentazione porti dei grandi benefici al corpo, cosi come alla mente. Sentirsi leggeri con se stessi per far scivolare il peso dello stress, delle ansie e delle preoccupazioni. Come disse il Profeta Mohammed, pace su di lui, “il digiuno è salutare”. Certamente la fatica c’è e richiede un po’ di resistenza e pazienza, ma questo rientra nello spirito dell’atto, in segno di devozione e vicinanza a Dio».

L’uomo smette di lasciarsi distrarre da ciò che è esterno per guardare al suo interno. Per ritrovarsi e ritrovare la sua capacità di parlare con Dio. Con quel Dio che parlò ad Abramo, dal quale poi sono discese le tre grandi religioni rivelate: islam, cattolicesimo, ebraismo.

Cristianesimo ed Islam, entrambe religioni rivelate

«Parallelamente viene focalizzata la nostra concentrazione sull’alimentazione del spirito, con l’obbiettivo riacquistare fiducia in se stessi e di rinsaldare il collegamento con Dio attraverso le preghiere e le invocazioni. Un’occasione di purificazione dai peccati che ognuno di noi cerca di percorrere attraverso il proprio sforzo. Questo diventa la nostra energia principale, il motore centrale»

«Occorre però fare molta attenzione a non rischiare di rovinare questo momento di celebrazione, astenendosi totalmente da comportamenti o atti negativi, litigi o qualsiasi genere di insulti verbali o fisici, diretti o indiretti, che possano offendere o arrecare dolore a chiunque. Parafrasando il senso della palestra, in questo periodo il digiunante dovrebbe ri-allenarsi ai corretti comportamenti da adottare nella propria vita e con il prossimo».  

«È un allenamento al senso di prossimità con i propri famigliari, i vicini di casa, dell’altruismo e della solidarietà verso chiunque possa avere necessità di aiuto, senza distinzione alcuna. Per questo uno speciale occhio di riguardo viene rivolto ai più poveri, i malati e bisognosi. Infatti, a termine del mese ogni famiglia deve versare la Zakat, ossia l’elemosina, verso le persone in difficoltà».

Nel cristianesimo si viene messi in guardia dai Farisei, cioè da coloro che si concentrano sulle forme e non sulla sostanza. Lo stesso principio lo ritroviamo nell’islamismo: amare Dio è sostanza più che forma. Per questo sono esentati dal digiunare i minorenni, gli anziani, i malati, le donne che allattano o in gravidanza, chi è in viaggio. E ci sono altre eccezioni. Perché per concentrarsi su Dio è necessario essere nelle condizioni fisiche di farlo. Così il digiuno diventa palestra e non è privazione.

«Tengo particolarmente ad inviare un messaggio di pace e di preghiera alla nostra provincia, a salutare con affetto tutti i medici e gli operatori sanitari impegnati in questa difficile battaglia. Che Dio possa proteggere loro e tutti noi. Un augurio speciale lo dedico all’Italia in occasione della Festa di Liberazione del 25 aprile».

L’Imam di Frosinone Omar El Jaouzi. Foto © Giornalisti Indipendenti

È un momento difficile. Per tutti. «La nostra moschea, così come tutte le moschee in Italia, resteranno chiuse. Per questo colgo l’occasione per ringraziare la mia comunità musulmana di Frosinone che prosegue nel rispettare le regole e le direttive delle autorità, rimanendo a casaProseguiremo però, come facciamo da anni, e come stiamo facendo da settimane, nell’operazione di donazione del sangue che i nostri volontari svolgono in accordo con le autorità sanitarie della nostra città di Frosinone».

È un modo per ricordare che nelle nostre vene scorre lo stesso sangue. A prescindere dal Libro sul quale trova ispirazione il nostro spirito.