De Angelis: «Il posto del Pd è all’opposizione. E grande rispetto per Scalia»

Francesco De Angelis dopo la sconfitta della Juventus (e del Pd). «Il nostro posto è all'opposizione: ci farà bene». Grieco Segretario? «Brava, sbagliato candidarla per un principio territoriale». Congresso la buio? «Serve luce». Scalia se ne va: «Grande rispetto»

È appena tornato da Torino e non è una bella giornata. Una delle poche cose capaci di rovinare l’umore di Francesco De Angelis è vedere la Juventus che perde. La politica invece non ci riesce. Perché sa che è fatta di vittorie e di sconfitte. Di tattiche e di strategie. Da uomini ed idee. Fattori che possono essere governati se si è bravi a fare la sintesi tra le tante opinioni. È così che Francesco De Angelis è riuscito a costruire la componente maggioritaria all’interno del Pd, fare il bottino pieno quando c’è stato da raccogliere preferenze o piazzare i suoi uomini nei posti che contano.

 

Alessioporcu.it – Gli elettori, il 4 marzo, hanno detto che dovete andare all’opposizione?
Francesco De Angelis – La sconfitta è stata netta, inutile nasconderlo e su questo risultato dobbiamo riflettere seriamente. Detto ciò, adesso tocca a chi ha vinto le elezioni indicare una prospettiva per il Paese. L’esito elettorale, infatti, ci consegna la funzione dell’opposizione. Questo, però, non significa ritirarci sull’Aventino, ma dare battaglia in Parlamento per ricostruire la sinistra e, soprattutto, un rinnovato rapporto con l’Italia. E poi sono convinto che l’opposizione ci farà bene. Siamo in un momento difficile, ma possiamo farcela.

 

Il Movimento 5 Stelle cosa è?
Un movimento che diventa sempre più un Partito, con alla testa un capo politico, Luigi Di Maio, e un garante, Beppe Grillo. Premesso questo, poniamoci una domanda fondamentale: il Movimento 5 stelle è di destra o di sinistra ? Ecco, io credo che non si possa attribuire ai 5 stelle una chiara collocazione politica. La verità è che gli italiani, in queste elezioni, hanno voluto lanciare un segnale di cambiamento e lo hanno fatto scegliendo gli estremismi e il populismo. Ora però tocca a loro dimostrare di essere in grado di risolvere i problemi. Se guardiamo i programmi, quelli della Lega e del M5S, se non sono uguali, paiono almeno su alcuni punti molto simili. La paura li ha aiutati a vincere, ma ora devono trovare le giuste soluzioni ai problemi del Paese e vedremo nei prossimi mesi se saranno all’altezza della sfida del Governo.

 

Il Partito Democratico cosa è diventato?
Il Partito Democratico è sempre il Partito Democratico. Chiaro è che, in questo preciso frangente, occorre aprire una discussione sul suo profilo ideale, politico e culturale, perché nel secolo della globalizzazione non basta più la vecchia ricetta della socialdemocrazia. Serve più radicalità da un punto di vista delle idee. Non basta più alzare la bandiera della società aperta. Non a caso, il grande errore è stato regalare alla destra il bisogno di protezione.

Un bisogno di cui i nostri avversari politici si sono serviti per cambiare pelle e per fare del concetto di chiusura la loro parola d’ordine. Noi, invece, siamo rimasti senza bandiera. Mi spiego: non si può parlare al Paese con i numeri del Pil e con i dati macroeconomici e non accorgersi che in questi anni è peggiorata la condizione di vita delle persone. Non basta la crescita per ridurre le diseguaglianze. Dobbiamo capire una volta per tutte che, per quanto alcuni indicatori siano importanti, il capitale sociale viene prima di quello economico. Il voto ci sbatte in faccia questi problemi. 

Ormai, siamo percepiti come quelli che difendono il benessere di chi già ce l’ha senza essere capaci di dare risposte alle fasce più deboli, quelle che arrancano. E allora, dobbiamo ripartire da quelli che soffrono. E per fare ciò è necessario un Partito con una nuova indea fondante e obiettivi chiari. In soldoni? Questa volta non serve una conta, ma un Congresso vero che parli all’Italia e metta in campo i valori e le nuove idee della sinistra.

 

 

Nicola Zingaretti è o non è l’uomo giusto per rifondare il Pd ed il centrosinistra? 
Il successo di Nicola è stato straordinario. Insieme al centrosinistra abbiamo dimostrato il buon governo nelle azioni quotidiane. È da lì che dobbiamo ripartire per tornare a vincere. Ma attenzione a non riaprire lo scontro tra le tifoserie sui nomi. Non basta più una domenica ai gazebo per risolvere i nostri problemi; non basta più solo “il leader” per voltare pagina. Serve un’idea nuova di come si ricostruisce un rapporto profondo con il Paese, serve collegialità, principio che deve tornare ad essere un valore. 

 

Ma le è convenuto farsi orfiniano?

Non mi piace la parola convenienza perché le scelte si fanno per convinzione, perché si crede in qualcosa.  E questa scelta ha consentito di mantenere vivo il pensiero della sinistra dentro la maggioranza che governava il Pd. Non sono io a dirlo. A darci ragione sono stati  i risultati delle regionali.

 

Buschini capogruppo regionale del Pd. Se lo avesse voluto avrebbe potuto restare in Giunta. Timoroso?

Guardi, mi sembra di una evidenza disarmante che in questa legislatura le difficoltà stanno in Consiglio e non Giunta. È lì che manca la maggioranza ed è per questo che la funzione del capigruppo diventa decisiva. Considero questo ruolo il più importante e delicato del momento. Quella di Mauro è stata una scelta coraggiosa e sono convito che farà molto bene il suo lavoro. Ha maturato le capacità e l’esperienza giuste per guidare in un passaggio così delicato la più grande forza politica presente in Assise.

 

Nel Pd si è aperto il dibattito sulla Segreteria, ma Simone Costanzo non si è ancora dimesso. Prematuro?

È presto. E poi, ad essere sincero, dico senza paura di smentita che questo dibattito non appassiona nessuno. Ci sono problemi molto più seri per il Pd. Ripeto: lasciamo stare i nomi e pensiamo alle idee. La priorità va assegnata al pensiero e al progetto. Aspettiamo, c’è tempo per discutere sui nomi. Ora camminiamo di pari passo con le decisioni che saranno prese dall’Assemblea Nazionale. Abbiamo bisogno di tutto tranne che di fughe in avanti.

 

Marino Fardelli rivendica un Segretario provinciale per Cassino. E Sarah Grieco, candidata in pectore, respinge il principio secondo cui la scelta debba essere fatta per questioni geografiche. Surreale? 
Il valore di Sarah non si discute ed è per questo che trovo riduttivo candidarla alla Segreteria  solo per una questione geografica. Quello che però consiglio, ancora, è di lasciar stare i nomi. Pensiamo piuttosto ad aprire una discussione sul progetto del Partito Democratico perché è da lì che scaturiranno le scelte per il futuro della nostra Federazione.

 

Alfieri-Grieco: un ticket o un congresso al buio?
Lasciamo stare l’oscurità. Mai come questa volta c’è bisogno di luce se vogliamo uscire dal buio in cui ci siamo cacciati con il voto del 4 marzo. Sarò ripetitivo, ma non vedo altra direzione se non quella che porti ad un confronto dal quale emergano nuove idee o, meglio ancora, la nostra nuova bandiera. Che tutti, in maniera collegiale, dovremo sventolare con orgoglio, con spirito di appartenenza.

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I Dem, come tutte le altre forze politiche, vanno verso una ridefinizione dopo le elezioni del 4 marzo: ad Anagni si portano avanti e danno la loro disponibilità a scegliere un candidato insieme al centrodestra. Azzardati?
In questo caso avverto solo molta confusione. Prima di sparare alleanze, consiglio di aspettare per capire cosa davvero stia succedendo e cosa serve davvero oggi al Pd. Solo davanti ad un quadro chiaro, si potrà cominciare a parlare di alleanze. Una cosa è certa: noi siamo e restiamo alternativi alla destra.

 

Dopo venti anni siamo tornati al proporzionale. Chi è oggi è in Parlamento ha solo sentito parlare di sintesi politica? Epilessia da Rosatellum?
L’ho sempre pensato e detto: non siamo andati al voto con una buona legge elettorale. Personalmente ho sempre ritenuto che la scelta migliore fosse un  sistema maggioritario. La verità è che questa legge non solo non consente di eleggere un Governo, ma non aiuta nemmeno la ricerca di una sintesi politica per la formazione di una maggioranza di Governo.

 

Quando si tornerà a votare?
E’ una domanda che dovrebbe fare ad altri. Tutto dipenderà dalla capacità, o dall’incapacità, di chi ha  vinto le elezioni di formare un Governo che dia al Paese la stabilità necessaria ad avviare quella rivoluzione da più parti acclamata. Stavolta tocca a loro perché è giusto che siano “i vincitori” a dare prova delle loro abilità. A noi il compito e il dovere di fare l’opposizione per preparare l’alternativa.

 

Scalia si è ritirato. Ha sbagliato?
È una scelta personale per la quale nutro grande rispetto. Scalia è stato in questi anni un leader che ha dato un grande e decisivo contributo al successo del centrosinistra e alla nascita del Pd in provincia di Frosinone. Aggiungo che è stato anche un valido amministratore. La storia del dualismo non ha mai messo in discussione un rapporto che è stato sempre leale e di stima reciproca e sono convinto che, anche se in forme diverse, non farà mancare il proprio contributo al Pd.

 

Francesco De Angelis cosa farà ?
Per il momento il Presidente dell’Asi, che già  mi porta un gran da fare. Per il futuro si vedrà. Non faccio programmi. Tantomeno previsoni. Queste ultime, soprattuto, preferisco lasciarle agli appassionati di veggenza.

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