Dice tante cose di sinistra, perciò Nicola Zingaretti sembra un alieno

Il presidente della Regione Lazio, candidato alla segreteria nazionale del partito, parla di cultura, conoscenza e Stato sociale. E’ in questo modo che vuole riprendersi il partito e creare un’alternativa a Lega e Cinque Stelle. Ma per archiviare il renzismo ha bisogno di vincere le primarie.

Parla di scuola, di conoscenza, di cultura, rivendica l’importanza di occuparsi di sociale. Dice molte cose di sinistra e, forse, per questo Nicola Zingaretti sembra un alieno nello studio di DiMartedì di Giovanni Floris. (leggi qui Zingaretti a diMartedì: «Una grande lista unitaria per portare il Pd fuori dal 18%»)

Non indossa le divise della Polizia e non si fa selfie ovunque come Matteo Salvini, non va in diretta facebook con Massimiliano Smeriglio come hanno fatto Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista nel loro viaggio a Strasburgo. Rivendica il primato del ragionamento politico, anche se impopolare. Ma è dalle risposte alle domande più “cattive” che si capisce che ha intenzione di andare avanti, di provare a prendersi il Pd per cambiarlo, per riportarlo a… sinistra.

Andrea Scanzi va giù duro. Dice: ma come mai nel momento in cui la Lega fa il pieno a destra e i Cinque Stelle perdono voti a sinistra, voi non crescete neppure a pregare? E come mai i partiti di governo, a sette mesi dall’insediamento, sono ancora al 60%? Nicola Zingaretti risponde: “Intanto loro non crollano perché c’è una forte aspettativa, che rimane. Noi da un anno siamo impegnati in un congresso lunghissimo, ora dobbiamo costruire un’alternativa. Io sono ossessionato dalla volontà di capire i motivi che hanno spinto molti elettori ad abbandonarci”.

Elettori che Zingaretti considera in libera uscita e quindi recuperabili. Alessandro Sallusti incalza: “Ma lei lavora ad un’alternativa elettorale o parlamentare?”. Significa: se il Governo va in crisi, il suo Pd lo farebbe un accordo parlamentare con i Cinque Stelle? Zingaretti è netto: “Se il Governo cade è giusto andare a nuove elezioni”.

Quindi il presidente della Regione Lazio prescrive la ricetta per la rigenerazione del suo partito: umiltà, empatia, capacità di ascolto. Cioè il Partito Democratico deve rimettersi in marcia, con uno spirito nuovo, mettendo da parte le rendite di posizione.

La lettura politica dell’attuale situazione l’aveva data pochi minuti prima Pierluigi Bersani, dicendo in modo netto che le opposizioni devono smetterla di limitarsi a dire che l’attuale maggioranza di governo è incapace, perché danno l’impressione di voler dire: adesso torniamo noi, ci mettiamo insieme e riprendiamo il governo. “Ma la gente non vuole tornare a quello, è rimasta delusa”. Sia dall’esperienza di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, sia da quella di Silvio Berlusconi.

Perciò non c’è alternativa alla rigenerazione del Pd. Perché se su un tema come quello del salvataggio della banca Carige, i Democrat dicono a Lega e Cinque Stelle “avete fatto quello che abbiamo fatto noi”, dimostrano di non aver capito il perché della sconfitta. E il perché della sconfitta sta nelle politiche di Matteo Renzi e del Giglio Magico. Nicola Zingaretti sa che è quello il punto che deve superare. Ma sa pure che nella fase congressuale i renziani contano ancora.

Deve prima vincere le primarie e poi cambiare il partito. Lo sta facendo spostando l’asse a sinistra. Per questo appare un alieno.