E adesso iniziano ad arrivare le bollette del gas

Mentre la nazione si accorgeva dei disastri del caro energia, qualcuno se ne era accorto sussurandolo ed altri lo avevano già annunciato. Anzi, erano già corsi ai ripari, o almeno ci avevano provato. Ora si piange sui soldi versati, ma si continua a fare muro su alcune delle soluzioni.

Fabio Cortina

Alto, biondo, robusto, sOgni particolari: molti

In principio sembrò una cosa che dovesse interessare solo gli industriali, solo quelli che detengono il capitale. Poi a gennaio sono cominciate ad arrivare le bollette a casa e ci siamo accorti, tutti, che la situazione era ben diversa. La crisi energetica, partita come “il capriccio” della Russia che gioca con i rubinetti del gas, è diventata un qualcosa di sistemico. Che tocca le tasche di tutti quanti.

Ha riaperto dibattiti che sembravano morti e sepolti. Come quello sul gas che abbiamo in abbondanza nell’Adriatico ma abbiamo vietato di trivellare: intanto dall’altra parte della costa trivellano e succhiano che è una bellezza. Per loro.

In principio fu il Ceo Stellantis Carlos Tavares un anno fa: visitando le fabbriche ex Fiat (compresa Cassino Plant) aveva detto “Qui il gas costa troppo. Per produrre un’auto ci vuole il doppio che altrove”. Nessuno gli aveva dato retta. Ora che le fabbriche hanno iniziato a spegnere gli impianti, i supermercati hanno iniziato ad alzare i prezzi, le bollette stanno arrivando nelle case, non si potrà continuare a fingere di non avere capito.

TUTTO HA INIZIO COL 2022

La questione dei costi energetici è deflagrata dall’inizio dell’anno. Il 30 dicembre il gruppo Saxa ha annunciato lo stop agli impianti ricorrendo per la prima volta in sette anni alla cassa integrazione nonostante avesse già ordini pari al doppio del fatturato 2021.

Più orientata verso le famiglie, il 3 gennaio scorso, l’uscita fatta dal Codacons sul tema. L’associazione dei consumatori aveva dichiarato che nel 2022 le bollette per le famiglie sarebbero costate 800 euro in più. Un allarme che poi, solo alla fine, era arrivato al cuore del problema: le attività produttive. “Negozi ed imprese – avevano affermato dall’Associazione – dovranno adeguare i listini per far fronte ai maggiori costi energetici, facendo ricadere gli aumenti sulle famiglie”.

Ancora nessuno aveva predetto che il sistema produttivo era lì per saltare. La scorsa settimana è toccato a Federlazio e Confimi: hanno parlato di bomba energetica; sottolineano come il nostro territorio non sia autosufficiente a livello energetico e la transizione rimanga frenata dalla burocrazia.

IL GAS METTE IN CRISI I CAMPI E LE TAVOLE

Confagricoltura e Coldiretti si sono sgolate nel corso delle prime settimane del 2022. L’aumento dei costi per il florovivaismo, il rischio serre spente, i prezzi altissimi del gasolio, ma anche quelli relativi ai fertilizzanti. Il tutto, a cascata, si riflette sull’intero sistema produttivo del settore primario.

Negli stessi giorni sono iniziate ad arrivare le bollette alle utenze Pro: studi professionali, lavanderie, bar e ristoranti. La conseguenza è stata immediata e tangibile: maxi aumento per la tazzina del caffè, colazione del mattino quasi raddoppiata, pasta e pane che rincarano.

Sul fronte sindacati: l’Ugl ha messo sul piatto il tema dell’indipendenza energetica e dello sviluppo sostenibile nel corso di un convegno; stessa cosa ha fatto la Cgil, in particolare la Fiom durante l’attivo dei delegati riunitosi a Cassino con le parole del segretario nazionale De Paola. Aveva sottolineato i ritardi dell’Italia sul tema, in un sistema Europa che nazione per nazione, ha soluzioni pronte. Al contrario dell’Italia.

IL SOLE IN AEROPORTO E LE FAMIGLIE PIÙ POVERE

Stefano Ceccarelli

A denunciare la situazione, proponendo una soluzione alternativa, ci ha pensato Legambiente. Ha collegato il problema del caro energia alla necessità di un’accelerazione nella transizione ecologica.

Il circolo “Il Cigno” di Frosinone, con il suo presidente Stefano Ceccarelli, ha rilanciato con forza il tema del parco fotovoltaico nell’area dell’Aeroporto Moscardini di Frosinone. Propone un parco da 70GWh in un anno che permette di far risparmiare 35000 tonnellate di CO2 all’anno rispetto alla stessa produzione da fonti fossili.

Una proposta che è stata rafforzata dalla partecipazione del circolo alla consultazione pubblica “Lazio in transizione” indetta dalla Regione per raccogliere idee progettuali da sostenere con i fondi del PNRR. Il parco andrebbe a soddisfare una parte significativa del fabbisogno elettrico del capoluogo ciociaro con produzione di energia pulita.La risposta strutturale al caro bollette – ha spiegato Ceccarelli – non può che essere una: accelerare sull’installazione di nuova capacità rinnovabili, per una volta ecologia ed economia sono d’accordo nel chiedere uno snellimento dei tempi autorizzativi. Sfidiamo la politica locale ad individuare siti e soluzioni migliori”. 

Il quadro lo ha chiuso “Save the Children”, sottolineando come l’aumento dei costi energetici, inteso come crescita delle bollette ed aumento indiscriminato dei prezzi, porterà a trascinare le famiglie borderline verso il baratro della povertà. Una situazione che già coinvolto altre 150 mila famiglie e che ora avrà un effetto domino molto pesante.

Tornando alle industrie, sempre all’inizio dell’anno, due spie scarlatte si erano accese in territori chiave dell’economia manifatturiera: il distretto della ceramica emiliano e quello siderurgico del cuneese. Il messaggio era molto chiaro: “Uè ragazzi, qui si stanno spegnendo le fabbriche. Perchè piuttosto che produrre in perdita noi non accendiamo più i forni”. (Leggi qui: Sassuolo chiama Roccasecca: qui si spegne tutto).

QUI CI SIAMO ARRIVATI PRIMA

Francesco Borgomeo

Ah sì? In provincia di Frosinone, dove molte volte proprio fisiologicamente, scontiamo un ritardo rispetto a ciò che accade nel mondo, ci eravamo arrivati molto prima. All’inizio di settembre Francesco Borgomeo, il padre del gruppo Saxa e dell’economia circolare in questo territorio, aveva sollevato la questione dei costi energetici. Lo aveva fatto in una riunione dei vertici industriali del territorio.

Pur di sollevare l’attenzione della politica era arrivato a lanciare una provocazione: un termovalorizzatore in ogni area Stellantis per garantire l’approvvigionamento energetico ed evitare la fuga all’estero. (Leggi qui Stellantis, la spallata di Borgomeo ed il silenzio di una politica paurosa).

A colpire è stato il silenzio. Quello della politica e delle istituzioni. Le uniche reazioni sono arrivate dai sindacati: hanno espresso la loro preoccupazione. E le associazioni: per loro erano tutte balle e scuse per mettere i termovalorizzatori.

A fine anno è arrivata la soddisfazione per il raddoppio degli ordini. E l’amarezza per il rinvio della produzione. Un mese di stop, un mese di cassa integrazione. Borgomeo aveva accusato una nazione che non era stata in grado di scegliere, un luogo bellissimo ma che a livello energetico dipende da tutti tranne che da sè stesso. Ma non solo. Il discorso più ficcante era stato relativo alla mancata comprensione della possibilità di prodursi energia a costo quasi nullo: “Mi domando che senso abbia – aveva detto Borgomeo – portare all’estero i rifiuti del Lazio per poi comprare dall’estero energia prodotta con i nostri materiali, opportunamente trattati con biodigestori che qui ci impediscono di realizzare”.

Un riferimento non casuale, visto che lo stesso Borgomeo ha atteso invano per 5 anni un’autorizzazione che la legge prevede in 180 giorni. E non è l’unico ad avere visto lontano: anche altre imprese, come la società Maestrale, hanno presentato un progetto simile collocandolo a ridosso di Frosinone. E anche per loro c’è stata la stessa ostilità, gli stessi ritardi.

I “BIOENTUSIASTI” DEL CHIANTI

Il biodigestore di Sant’Agata Bolognese

Eppure non è così difficile. A Montespertoli, tra le bellissime colline del Chianti, sta per nascere il più grande biodigestore d’Italia. Un investimento da trenta milioni di euro che produrrà biometano e compost dagli scarti dei rifiuti organici della differenziata.

Tratterà 160 mila tonnellate di rifiuti organici, che verranno trasformate in 25 mila tonnellate di compost e 11 milioni di metri cubi di biometano. Un impianto che si alimenterà da solo con pannelli fotovoltaici. Il biodigestore permetterà non solo di raddoppiare la quota di riciclo di rifiuti organici, ma anche di produrre un carburante pulito che alimenterà il trasporto pubblico toscano e sarà immesso anche sulla rete.

Il biodigestore di Montespertoli, più un altro impianto in costruzione, permetterà all’Ato Toscana centro di essere autosufficiente nel recupero della frazione organica. Ma nessuno si è ribellato ad un impianto del genere? A quanto pare no. Il sindaco di Montespertoli, Alessio Mugnaini, ha affermato che la chiave è stata la condivisione. “Abbiamo costruito nel tempo una consapevolezza forte sul tema dei rifiuti e degli impianti, i cittadini hanno sostenuto Alia (il gestore dei rifiuti) nella realizzazione del biodigestore e noi siamo orgogliosi che sia nato sul territorio, portando benefici alla cittadinanza”.

Il tutto, come ha spiegato lo stesso sindaco, senza snaturare un contesto rurale come quello di una delle capitali del vino toscano e forse del mondo. Tanto per capirci, non una eventuale area boscata, a margine di una zona industriale.