Il sogno si smorza a Fiuggi, Giorgetti declassa l’intesa: «Solo locale e alle Regionali»

Foto: copyright Filippo Rondinara

A Fiiuggi si respira l'aria dei miracolati dopo l'intesa con Lega e FdI. Ma Giorgetti gela tutti: «Intesa solo locale e per le Regionali». Che non ci siano i margini è chiaro dopo l'intervento di Meloni. Che ai suoi dice di apprezzare Bannon. Contro il quale Tajani ed il Ppe sparano a palle incatenate. Boccia: "Governo in fase adolescenziale"

Qualcosa non quadra a Fiuggi. Le signore ingioiellate fanno bella mostra nei saloni del Grand Hotel Palazzo della Fonte. Gli uomini ‘nuotano’ nelle lunghissime vasche che sono i corridoi dove è possibile camminare e discutere in libertà, mentre nel salone liberty si confrontano sui destini del Partito e del mondo.

L’aria è la stessa di ogni anno, nella convention con la quale Antonio Tajani ‘pesa’ la propria forza all’interno di Forza Italia. Anche i temi sembrano gli stessi usati nei discorsi degli ultimi sette anni: “Dobbiamo svecchiare il Partito“, “Bisogna aprirsi alla società“, “Meno egoismo e più Europa“, “siamo stati autoreferenziali, bisogna tornare a stare in mezzo alla gente“. Usato garantito. Allora cos’è che non quadra?

 

L’euforia dei miracolati

Di certo c’è qualcosa in più. Negli ultimi sette anni l’aria tra i saloni stuccati dove la Regina Elena portava il futuro Re Vittorio Emanuele III, ha oscillato dall’euforia per la vittoria alla rabbia e la voglia di riscatto dopo la sconfitta. L’aria di quest’anno è quella della morte scampata all’ultimo momento, del miracolato chiamato fuori dalle fila mentre il plotone d’esecuzione stava già puntando i fucili.

Merito dell’accordo raggiunto nelle ventiquattr’ore precedenti con Lega e Fratelli d’Italia: si rinsalda l’asse, si torna tutti insieme, si va alle Regionali schierati sotto lo stesso candidato governatore. E si fa sul serio, non è un accordo di facciata. Lo dimostra la notizia che arriva da Roma:  in Consiglio d’Amministrazione salta il veto e viene rivotato  Marcello Foa come presidente.

 

Ma è proprio vero che è tornata l’unità? E che tra poco il governo sposterà a destra il timone, sgomitando sempre di più il Movimento 5 Stelle per logorarli e creare il terreno sul quale vincere tutti insieme al prossimo turno? (leggi qui La gomitata di Tajani sotto la cintura dei grillini). E allora cos’è che non quadra?

 

Giorgia double face

Il dubbio che l’accordo sia solo di facciata viene quando al mattino a Fiuggi Antonio Tajani, impasticcato per resistere al febbrone che gli è salito durante la notte fino a sfiorare i 39 gradi, ospita Giorgia Meloni. Lei è in licenza dalla festa nazionale dei giovani Fratellini d’Italia ad Atreju e in cambio Antonio, febbrne permettendo, oggi ricambia la visita.

Giorgina in canottiera rossa confessa alla sala di ritenere che alle Europee della prossima primavera si potrà fare un’intesa tra le sue truppe sovraniste ed i Popolari europei di Tajani e Forza Italia.

Poi però, lasciato il fresco di Fiuggi e rientrata dai baby in festa, conferma l’intenzione di far aderire FdI a The Movement, il movimento sovranista transnazionale creato da Steve Bannon, il consigliere congedato da Donald Trump per via delle sue posizioni troppo oltranziste che prevedevano la demolizione della Ue. (leggi qui A Trisulti il quartier generale del piano per portare i Populisti nel Vaticano). Praticamente: l’esatto contrario.

 

Giorgetti ridimensiona l’intesa

E che qualcosa non quadri lo fa pensare anche l’intervento del segretario del Partito Popolare Europeo Antonio López-Istúriz White. Che attaccare Bannon ad alzo zero. Prima che intervenga Tajani che lo spiana in via definitiva. (leggi qui L’urlo da Fiuggi: via il M5S dal Governo, no a Bannon e al sovranismo d’accatto).

“Ma insomma, con chi stiamo” inizia a domandarsi qualcuno nel salone liberty. “Stiamo tutti insieme come prima o stiamo in panchina come oggi?“.

Giorgia e Matteo vogliono aderire ai sovranisti che intendono mettere in discussione Papa Francesco e smantellare l’Europa, noi parliamo di Ue come ombrello che ci ha salvato in questi anni…

A riportare tutti con i piedi per terra ci pensa il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti, l’eminenza verdina del vice premier Matteo Salvini.

Tutti insieme appassionatamente? Macché! Giorgetti riduce l’unità ritrovata ad una faccenda strettamente locale, legata solo alle elezioni Regionali. Perché lì né alla Lega né al M5S conviene presentarsi insieme, ognuno è convinto di accappottare l’altro. E allora, visto che una spintarella è sempre utile, alle Regionali torniamo insieme.

 

A Fiuggi come sul Titanic

Le signore ingioiellate ed i signori che discutono di destini del mondo però non ci vogliono sentire da quell’orecchio. Ormai ci hanno fatto le narici all’aria dei miracolati.

Così esplode l’applauso quando Antonio Tajani, metabolizzata un’altra aspirina, annuncia che domenica chiederà a Silvio Berlusconi di candidarsi alle Europee. Perché è convinto che sia Silvio che Forza Italia abbiano di fronte a loro ancora  un grande spazio politico.

 

La bocciatura di Boccia

Che in questo governo l’aria non sia propriamente quella per Forza Italia lo lascia capire il presidente nazionale degli industriali Vincenzo Boccia.

Spiega che a Palazzo Chigi c’è un Governo che «si trova ancora in una fase adolescenziale, speriamo che cresca».

È preoccupato il presidente di Unindustria. Per il clima che si è creato nel Paese: «Non c’è pazienza e si vuole tutto e subito, ma così non si fanno gli interessi del Paese».

Il Reddito di Cittadinanza non gli piace. Lo dice da sempre: per il Mezzogiorno meglio «un piano infrastrutturale che lo colleghi al suo interno e all’Europa».

C’è confronto oggi tra Industriali e Politica? «Se uno dice ‘A me non me ne frega dello spread, tanto il popolo è con me’, deve stare attento perché quando lo spread aumenta, aumentano i mutui casa e il costo del debito aumenta. E allora il popolo s’incazza. (…).