Il granchio blu se lo vogliono mangiare. In Consiglio comunale

Se le coste pontine sono aggredite da un invasore che minaccia di mandare all'aria l'ecosistema e distruggere interi allevamenti di cozze e vongole, tanto vale mangiarselo. E farlo diventare prodotto tipico del Pontino. Come propongono ora in Consiglio Comunale

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

E il granchio blu arrivò anche in Consiglio comunale: dalle spiagge all’Assise, il passo è breve. Anche sulle coste pontine, come su quelle del resto d’Italia l’invasione del non simpatico (ma a quanto pare,gustoso) crostaceo provoca danni.

Dopo l’esposizione mediatica offerta dalla premier Giorgia Meloni ritratta su instragram dal cognato ministro con un vassoio di granchi blu durante le sue vacanze in masseria, ora anche il gruppo consiliare Pontino del suo Partito dà rilevanza al crostaceo.

L’iniziativa prende le mosse dal decreto legge del ministero dell’Agricoltura (retto appunto dal ministro FdI Francesco Lollobrigida) del 10 agosto scorso. Decreto con le misure volte a contrastare l’emergenza creata dal granchio. A Latina arriva in Aula con la presentazione di una mozione firmata dai consiglieri comunali del gruppo FdI. Sono Mario Faticoni (primo firmatario e relatore), Cesare Bruni, Serena Baccini, Valentina Colonna, Giuseppe Coluzzi. Poi Dino Iavarone, Simona Mulè, Renzo Scalco e lo stesso presidente del Consiglio, Raimondo Tiero.

“Comune e Parco facciano la loro parte”

Giorgia Meloni con i granchi nella foto del ministro Lollobrigida

L’appello è all’amministrazione comunale ma anche all’Ente Parco nazionale del Circeo. Questo dopo le multe di cui sono stati vittime alcuni pescatori intenti a prelevare dal mare i granchi blu.

Secondo i consiglieri firmatari della mozione, “è necessario che il Comune di Latina faccia la sua parte. Soprattutto nel ruolo di capoluogo di Provincia, aprendo la strada al dialogo con la Regione Lazio, il Parco nazionale del Circeo, le diverse istituzioni competenti. Quelle e le associazioni di categoria per dotarsi di alcuni strumenti di urgenza al fine di evitare la compromissione dell’ecosistema dei nostri mari e laghi“.

“Sarebbe opportuno, inoltre, che l’Ente Parco estenda il permesso di pescare il granchio blu anche all’interno delle sue aree di competenza. Nell’ambito dei nulla osta per la pesca sportiva e professionale“.

Il tema è infatti quello della pericolosità di questo granchio, fortemente vorace, tanto da distruggere allevamenti di cozze e vongole e minacciare l’ecosistema. E aggressivo, tanto da ferire i bagnanti, soprattutto bambini, con le sue chele; estremamente mobile, grazie anche alle capacità natatorie date dalle sue zampe posteriori palmate.

La soluzione? Mangiarsi l’aggressore

Il granchio blu cucinato dalla Taverna di Cupido a Piedimonte S.G.

E ormai i casi di “aggressione” sulle coste pontine si moltiplicano. A questo punto, tanto vale mangiarselo, il granchio blu: trasformandolo da minaccia a risorsa. «Attivarsi per l’emergenza – proseguono i consiglieri nella loro mozione – affrontarla e renderla un’opportunità per l’intero territorio, specialmente per le aziende operanti nell’acquacoltura e, in generale, nel settore ittico.

Perciò “gettando le basi per la promozione di una filiera produttiva del granchio blu, che potrebbe addirittura diventare un prodotto tipico, sempre tutelando l’ambiente ed il nostro fantastico territorio: questa è la strada da percorrere, già solcata dal Governo nazionale».

Un prodotto tipico pontino, dunque, sebbene originario del Messico. Se la premier si è fatta fotografare in vacanza con un vassoio di questi crostacei, si attende la scorpacciata anche in Consiglio. Purché sia bipartisan.