Il 2022 di Cassino: asciutto come le celebrazioni per i 50 anni Stellantis

Il 2022 è stato uno spartiacque per Cassino. Cambiano i rapporti nella maggioranza. È cominciata la transizione dell'industria: costerà molti posti di lavoro. L'università è il vero motore: grazie al suo polo di ricerca è arrivata Fincantieri. E guiderà il passaggio alla Mobilità Sostenibile.

Alberto Simone

Il quarto potere logora chi lo ha dato per morto

La sintesi di un anno sta tutta in un’immagine. È quella delle cerimonie per il mezzo secolo di Fiat a Piedimonte San Germano. Lo stabilimento Cassino Plant non è come tutti gli altri del gruppo. È un totem piazzato in mezzo al nulla nel 1972. Ma intorno al quale è nato un intero sistema industriale che ha cambiato l’economia di un intero territorio: fine dell’agricoltura e inizio dell’industria. È il monumento della rinascita. Della crescita. Lì si fabbricavano le piccole 126 e oggi da quella stessa area prende vita Grecale, l’ultima nata in casa Maserati: dall’utilitaria povera alla gamma premium.

La linea di produzione Maserati

Cassino plant è arrivato ad occupare 12mila dipendenti, richiamare in Italia i braccianti emigrati in Francia, in Germania, in Svizzera. Le case contadine sono diventate quelle da salariati. Un intero mondo ha cambiato cromosomi.

Eppure il 2022 ha registrato poche e scarne cerimonie per i 50 anni della Fiat. Anche perché per gli operai dello stabilimento diventato Stellantis c’è poco da festeggiare. Il nuovo proprietario appena arrivato ha detto che qui costa troppo produrre: la speculazione sui costi dell’energia, la crisi dei semiconduttori, l’avvento dei motori elettrici, il conflitto nell’Est Europa non hanno fatto altro che infliggere un altro, pesante colpo, a quello che da mezzo secolo è il motore dell’economia del Lazio Meridionale. I lavoratori oggi sono meno di tremila, le auto in uscita dalle linee sono sempre meno, le prospettive sono quelle di un passaggio alla nuova generazione di veicoli che non sarà indolore.

Il sole splende sull’Unicas

Il rettorato dell’Università

Su quella nuova generazione di motori sta incidendo anche il lavoro svolto da un’altra eccellenza cassinate. L’università di Cassino e del Lazio Meridionale è un polo di ricerca ormai riconosciuto a livello internazionale. Dai suoi laboratori nasce lo spin off che ha attirato l’attenzione di un colosso come Fincantieri, generando la nascita di Power 4 Future: joint venture per la produzione a Cassino delle batterie per la nautica; prima vera giga factory in Italia.

L’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale chiude il 2022 con i conti in ordine, si lascia alle spalle l’emergenza del ‘buco milionario’ generato nel passato da una gestione finanziaria creativa. Torna ad assumere e mentre gli atenei italiani perdono mediamente il 3% di iscritti, Cassino aumenta le matricole grazie all’ampliamento dell’offerta formativa ed ai corsi in lingua straniera.

Tradotto in numeri: al 31 ottobre del 2022 l’Università di Cassino registrava 1.512 nuovi studenti iscritti con un incremento di circa il 10%. In significativa crescita è l’area giuridica e i vari corsi di laurea in Economia dove sono molti anche gli iscritti che provengono dall’Estero. Negli altri corsi di laurea: l’unico a numero chiuso, quello di Scienze Motorie, è stato ampliato di 30 unità con una richiesta maggiore rispetto agli scorsi anni. Passano da 77 (nel 2021) a 116 (nel 2022) i nuovi iscritti ad uno dei corsi di laurea del dipartimento di Ingegneria, sale da 243 a 275 Scienze dell’Educazione. Conferma i numeri dello scorso anno anche il corso di laurea in Lettere.

Il collasso alle Provinciali

Bilancio in chiaroscuro per quel che riguarda la politica. Da un lato il sindaco Enzo Salera può gioire per i primi importanti risultati amministrativi. Tra tutti l’inaugurazione della nuova piazza Diamare, i fondi ottenuti per le altre opere, l’uscita dal dissesto che si fa sempre più vicina. Dall’altro lato, sul piano politico l’anno è stato il più difficile dei tre e mezzo finora trascorsi alla guida della città. È culminato con la sconfitta alle elezioni Provinciali di dicembre che è destinata ad avere importanti strascichi dentro e fuori la maggioranza.

Per capire il 2022 di Cassino dal punto di vista politico, bisogna partire proprio dalla sconfitta di Luigi Germani: il sindaco di Arce candidato fortemente da Enzo Salera alla presidenza della Provincia. Intendeva in un solo colpo centrare tre obiettivi: avere il controllo politico dell’Amministrazione Provinciale; costruirsi un ruolo determinante all’interno della Federazione Pd ridimensionando la corrente maggioritaria di ‘Pensare democratico’ che fa capo a Francesco De Angelis; regolare i conti all’interno della sua maggioranza a Cassino con tutti coloro che non avevano mostrato fedeltà alla linea.

Viceversa, la sconfitta di Germani impone a Salera una ridefinizione della strategia. Anche sul lungo periodo. Perché alle elezioni del 2024 non potrà invocare l’unità del Pd dopo essere stato lui a mandarla all’aria quando è stato il momento di decidere il nome del candidato alle Provinciali. Anche per questo, Enzo Salera ha rinunciato al repulisti previsto subito dopo le Provinciali in caso di vittoria per Germani.

Coesione addio

Luca Di Stefano con Luigi Maccaro ed i consiglieri Demos di Cassino

In attesa della nuova strategia, Enzo Salera ha abbassato i toni nei confronti di coloro che non hanno seguito la sua linea. In particolar modo nei confronti di Demos e dell’assessore Luigi Maccaro. Già sul finire dello scorso anno i rapporti tra i due si erano incrinati, al punto che l’assessore aveva rassegnato le dimissioni, poi respinte dal sindaco. Nel corso del 2022 la guerra fredda è divenuta sempre più gelida, anche con alcuni consiglieri.

Quella “maggioranza coesa e compatta”, tanto invidiata anche dagli avversari, ha iniziato pian piano a scricchiolare con diversi distinguo. Il 2022 ha segnato l’inizio del secondo tempo dell’amministrazione Salera. Il sindaco non è riuscito ad allargare la sua maggioranza, ha aumentato ancor più le distanze con quella parte del Centrosinistra che non lo ha sostenuto nel 2019 e dove si potevano costruire dei ponti, come ad esempio con il consigliere comunale Luca Fardelli, sono stati scavati fossati.

Paradossalmente, i problemi sono coincisi con l’uscita dall’Aula di Mario Abbruzzese prima e di Salvatore Fontana poi (a marzo di quest’anno): i due Consiglieri d’opposizione che davano maggior filo da torcere, tenendo sempre unita la maggioranza. In assenza di un avversario comune contro il quale compattarsi sono cominciati gli scontri all’interno.

Opposti ma divisi

Luca Fardelli e Benedetto Leone

Tuttavia anche sul fronte delle opposizioni il 2022 non ha fatto registrare particolari novità. L’unico collante è l’avversione al sindaco, per il resto sono divisi su tutto. Nel corso dell’anno già in molti hanno iniziato a mostrare i muscoli per tentare la candidatura a sindaco nel 2024. A portarsi avanti con il lavoro è stato ancora una volta il consigliere Benedetto Leone che nel 2022 ha dato vita al suo movimento “X un’altra Cassino”.

Il 2023 e le elezioni Regionali saranno determinanti in vista degli scenari che si verranno a creare per le comunali del 2024. Magari anche per un rinascita del M5S, o meglio, del partito di Conte: alle Politiche ha ottenuto il 22% ma in città è di fatto inesistente, non ha una classe dirigente, non ha amministratori, non ha una sede.

A proposito di sede, si attende ancora l’apertura di quella del Pd… Ma questa è un’altra storia.

Grandi opere e finanziamenti

La nuova piazza Diamare

A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, il 2022 dal punto di vista amministrativo è stato un anno ricco di soddisfazioni. A settembre è stata infatti inaugurata la nuova piazza Diamare e quando il cantiere era ancora in corso, è arrivato l’annuncio di un altro maxi finanziamento di quasi un milione di euro da parte della regione Lazio. Servirà per completare la riqualificazione del centro per quel che concerne il Corso della Repubblica.

Il sogno di Salera è quello di completare il terzo step nel 2024 con il rifacimento anche di piazza Labriola. Ma già nel 2023 si apriranno importanti cantieri, questo grazie ai finanziamenti ottenuti nel corso di questi 12 mesi. La città di Cassino è stata infatti premiata con un finanziamento di 5 milioni  per 5 progetti di rigenerazione urbana che cambieranno radicalmente il territorio; 2.200.000 euro sono stati ottenuti per la riqualificazione naturalistica del polmone verde più grande della città con rifacimento area giochi, ponti di attraversamento, illuminazione pubblica, riqualificazione della struttura abbandonata ex gradini, e riqualificazione del percorso ciclo pedonale che collega la villa comunale al museo Historiale; 1.300.000 euro per l’ex colonia solare; 650.000 euro per lo stadio Salveti; 700.000 euro per la messa in sicurezza del teatro romano che la prossima estate potrà tornare dunque agli antichi splendori.

Posti di lavoro in fumo

Il 2022 è stato un anno cruciale per il futuro industriale di Cassino. È iniziata la transizione dal modello dell’Automotive a quello della Mobilità Sostenibile.

Per la prima volta lo stabilimento Stellantis è sceso seppur di pochissimo sotto le 3.000 unità. “Tra pensionamenti e mancato turn over e i contratti giunti al termine e non rinnovati agli interinali, tra lo stabilimento Stellantis e le fabbriche della componentistica, nel 2022 sono andati persi circa 1.700 posti di lavoro” ha calcolato la Fiom-Cgil.

Un conto che fa il paio con lo studio della Federlazio, che nel rapporto di fine anno ha evidenziato anche le ripercussioni del conflitto bellico nell’Est Europa e la crisi energetica. “L’ultima analisi, di pochi giorni fa – ha sottolineato il presidente Nino Polito –  ci dice che oltre 7 aziende su 10 hanno visto crescere in modo drammatico i costi per la fornitura dell’energia elettrica, 5 su 10 quelli del gas. E i primi effetti si vedono già: la cassa integrazione nel frusinate nel 2022 è aumentata, rispetto al 2019, dell’87,9%”.

A Cassino, l’esempio più emblematico, è rappresentato dalla Skf: una delle aziende in maggiore salute, che non ha mai interrotto la produzione, neanche nella fase acuta della pandemia. Al contrario, quest’anno per la prima volta dopo molti anni è tornata a far richiesta di cassa integrazione e al 31 dicembre non saranno rinnovati 43 contratti di operai assunti in somministrazione.