Il Barillari abbandonato: solo, nell’Aula vuota della Regione

Il Consigliere M5S lasciato solo nell'Aula della Regione Lazio. Fino a quando il presidente Buschini ha annunciato che il Consiglio era rinviato. Su decisione presa anche con i suoi colleghi di Partito. Che però non devono averlo avvisato.

L’unico presente nell’intero emiciclo del Consiglio regionale del Lazio è stato lui, l’irriducibile Davide Barillari: il consigliere a Cinque Stelle duro e puro che rinnega l’accordo del suo Partito con la Lega e ancor più detesta quello con il Partito Democratico.

Il presidente del Coniglio Regionale del Lazio Mauro Buschini

 Lui solo, seduto al suo scranno nell’Aula vuota. Ad ascoltare il presidente del Consiglio regionale del Lazio Mauro Buschini che annunciava “Onorevoli colleghi, la seduta di oggi è annullata”. Sconsolato, si è sfogato sulla sua pagina Facebook: “Teatrino di pagliacci?….Peggio”. In agenda c’erano una serie di mozioni. Tra cui quella di Barillari sulle cinquanta criticità nella Sanità. Che i suoi colleghi hanno fatto ben volentieri a meno di sentire.

Il punto è esattamente questo. Barillari è solo. Nemmeno i suoi colleghi del Gruppo a 5 Stelle si sono seduti in Aula per fargli compagnia, testimoniargli la loro vicinanza, dargli un segno della loro vicinanza politica.

Il Gruppo è lo specchio del Partito a livello nazionale. Diviso. Naviga a vista, su una rotta stabilita in base all’abilità del comandante di flottiglia. Nel Lazio oltre a Barillari che si comanda da solo c’è Valentina Corrado con altri tre Consiglieri, ortodossi ma non integralisti. E c’è Roberta Lombardi, una delle intelligenze più brillanti nel MoVimento: lei diventata famosa per essere stata la prima Capogruppo a Montecitorio, quella che ha asfaltato Pier Luigi Bersani nell’unica diretta streaming andata on line.

Vito Crimi e Roberta Lombardi Foto © Imagoeconomica / Paolo Cerroni

Il culmine lo si è raggiunto nelle ore scorse. Prima del Barillari solitario abbandonato in Aula. Quando Roberta Lombardi, con un tempismo perfetto ha agganciato al volo i segnali di apertura al dialogo lanciati da Nicola Zingaretti. Su Repubblica lei ha detto

“Il nostro dna è post ideologico, ma non vuol dire che possa andarci bene tutto. La nostra identità ci colloca naturalmente in quello che in politica viene chiamato il campo progressista o riformista, ma queste parole appartengono al passato. Io vorrei che oggi ci definissimo innovatori perché lo siamo stati per tutto”.

E poi, sul governo nazionale:

“Per ora il governo sta funzionando. Abbiamo fatto una manovra che, viste le condizioni date, ha salvato le famiglie italiane dall’aumento dell’Iva, ha confermato quota 100 e reddito di cittadinanza, ha avviato un taglio del cuneo fiscale che dobbiamo aumentare. Stiamo lavorando sull’asse della sostenibilità ambientale con il decreto clima e il piano investimenti del green new deal. Parliamo la stessa lingua“.

Poi però a Pesaro c’è una consigliera a Cinque Stelle che accetta la proposta del sindaco Pd Matteo Ricci ed entra in giunta. E su di lei si abbatte l’ira del reggente nazionale Vito Crimi che ne propone la cacciata.

Davide Barillari Foto © Imagoeconomica, Stefano Carofei

E allora quelli che siedono al Governo: non stanno guidando il Paese insieme al Pd? Dal Movimento temono di perdere il controllo dei territori. E che ognuno faccia di testa propria. La versione ufficiale è che “i percorsi vanno decisi insieme. Non possono farli i singoli portavoce“. Che è la contraddizione del ‘uno vale uno‘.

Manca l’anello di raccordo tra i vari livelli, tra quello nazionale e quello sui territorio. È così che si generano gli equivoci e le spaccature.

E forse anche nel caso del povero Davide Barillari è andata così. Perché nella Conferenza dei Capigruppo che ha deciso il rinvio del Consiglio il Movimento 5 Stelle era presente. Ed ha detto d’essere d’accordo con il rinvio. Perché permetteva la presentazione di altre mozioni. Ma forse nessuno, nel Movimento 5 Stelle, ha pensato di dirlo a Barillari, lasciandolo da solo in Aula.