Il big-match nel Pd verolano tra Festa dell’Unità e amministrative

Semplici sfumature di fronte all'evento in sé ma non sfumature da poco. Con un evento politico e due donne dem pronte a succedere a Cretaro

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Due preamboli stretti stretti ma necessari, uno di cronologia ed un altro di politica in purezza. Il primo: a Veroli la Festa dell’Unità manca da lustri. Il secondo: Veroli è una roccaforte del Partito Democratico che però tende a votare a destra a meno che non si vada di alchimia civica o di regia altissima. Alta e pignola al punto da indirizzare le diverse anime del centro sinistra ernico fino ad ottenere una massa critica tale da prevalere sulla “naturale tendenza” degli elettori locali ad essere conservatori.

Due numeri chiariscono la situazione. Quelli del 26 maggio 2019: Veroli va alle urne proprio nei giorni in cui il Partito Democratico ed il centrosinistra sono in piena crisi; la Lega ha il vento in poppa e tocca vette inimmaginabili. Alle Comunali tenute quel giorno, il sindaco Simone Cretaro sostenuto da Pd e civici prende 7.427 voti pari al 58,85%; il centrodestra unito si ferma al 33,67% cioè a 4.250 voti; la Lega raccoglie 1.952 voti pari al 15,82%. Ma nello stesso giorno, negli stessi seggi, si vota anche per le Europee e lì la Lega da sola prende 6.726 voti pari al 54,32%.

Per capire quel voto va letto lo stereotipo del voto verolano ed anche la sua storia. È un voto fatto di indole e fortissimo legame con la Chiesa, che in città, senza ovviamente volerlo, è molto che arbitra di calendari processionali. E questo ci porta dritti al preambolo numero tre, che poi è il cardine dell’intera faccenda: a Veroli nel 2024 si voterà per le elezioni amministrative più cruciali degli ultimi 15 anni. Lo saranno per diversi motivi ma il primo è che quella del voto ernico sarà una congiunzione astrale irripetibile, per certi versi.

Il dopo Cretaro: già si affilano le armi

Simone Cretaro

Un sindaco collaudato e vittorioso in più fiate come Simone Cretaro è giunto alla fine del suo percorso amministrativo. E in più ci è arrivato con un governo regionale di centrodestra saldamente a comando alla Pisana, corroborato dalla saldezza apicale di un esecutivo centrale talmente di centrodestra da essere di destra-centro. Roba irripetibile che mago Otelma scansati.

Roba che rende l’imminente Festa dell’Unità del primo, 2 e 3 settembre prossimi molto più che una kermesse politica in purezza. La conferenza stampa di presentazione è prevista per domenica 27 agosto alle 10.00 presso la sede cittadina del cicolo Pd di via Gracilia. Abili arruolati per la bisogna Luca Fantini, Sara Battisti, Assunta Parente e Francesca Cerquozzi.

No, quella festa è anche e per singola parte un banco di prova per uno dei (presunti) big match che potrebbero caratterizzare la campagna elettorale per le amministrative dei prossimi mesi. Ad organizzarla il circolo cittadino dem locale all’insegna del claim “Cucina, musica, dibattiti”. La location sarà il Piazzale dei Cappuccini e, anche a fare la tara alla cucina (che a Veroli è strabiliante) ed alla musica (che ci sta sempre bene) il clou saranno i dibattiti. Anzi, un dibattito in particolare.

Il dibattito-poker: chi ci sarà e cosa rappresenta

Il vicesindaco Assunta Parente in Consiglio

E’ quello che secondo rumors molto generici vedrà impegnati il sindaco uscente Simone Cretaro, la vice sindaca ed assessore ai Tributi Assunta Parente, la delegata alla Cultura Francesca Cerquozzi e l’ex presidente della Regione Lazio e deputato Nicola Zingaretti. Ma più di loro e del tema, ad oggi ancora occulto, conta il contesto in cui agiranno. Contesto peppiante che non sarà solo quello dell’agiografia di una tradizione partitica che piaccia o meno, ha fatto la storia della sinistra. Ovvio che sarà altro ed ovvio che quell’altro ci si aspetta per parte importante.

Tra i primi a dare l’annuncio sui social Danilo Campanari, ex sindaco, dem a 24 carati e latore di uno zuccheroso hashtag “bentornata festa”. Hanno ragione lui e lo slogan, ragione del tutto. Perché a Veroli il sistema complesso del centro sinistra ha sempre trovato realizzazioni funzionali ma quasi mai la via del canone. Insomma, in città il Pd è molto più laboratorio che in altre parti. E le sue “utility” praticone hanno per lo più prevalso sulle sue aspirazioni a rivelarsi canone ideologico o monolite di intenti.

Cerquozzi-Parente: due dem, due modi, un obiettivo

Teniamolo a mente, Campanari, perché in questa storia ha un ruolo che scavalca la “nostalgia canaglia” e – senza azzardare a chi toccherà sazietà – prende i toni potenziali della potenziale “dispensa golosa”. Il paradosso solo figurato è che proprio nel nome della Festa dell’Unità si dovrà dare portanza empirica ad un contesto che all’unità come concetto rimanda poco in spaccato locale.

Nulla di venefico, sia chiaro, è solo che, almeno nella vulgata ricorrente, Francesca Cerquozzi ed Assunta Parente sono date tra le papabili candidate a sindaco che, entrambe per quota Pd, dovranno provare a succedere a Cretaro.

E qui la cosa si fa trina: sponda per la politica di collegio, faccenda assolutamente legittima e roba maledettamente complicata. Analizziamo la trimurti. Perché sponda per la politica di collegio? Perché il Partito Democratico è reduce dalla chiamata a mastice del Segretario e del Presidente regionale, Daniele Leodori e Francesco De Angelis. Entrambi hanno ridisegnato un partito che deve essere unitario ma plurale.

Tanto nuovo da indurre il segretario provinciale Luca Fantini ad azzerare la segreteria, con un reset che sa di “de profundis” per ogni polemica sterile. Ecco, a Veroli amano molto i latinismi e qui un “hic sunt leones” ci sta tutto. Se è vero che ad aspirare alla poltrona di sindaco ci sarebbero due esponenti dem entrambe skillatissime, con quale metodo si dovrà scegliere chi di esse eventualmente sarà in corsa per il 2024 sotto egida del Nazareno? Poco da fare: o le primarie o l’indicazione di Segreteria cittadina, che se non è ukase ci va molto vicino e dovrà assomigliare molto al rasoio di Occam.

La partita più difficile di “coach Francesco”

Sara Battisti, Francesco De Angelis e Luca Fantini

E c’è una coda che coda non è: Francesco De Angelis è stato ed è il “coach dei miracoli”, quello che ha lavorato per l’elezione di Luca Di Stefano alla presidenza della Provincia. Che a Veroli ha fatto il Bobby Fischer, lo scacchista da manuale per portare a massa critica e vittoria il centro sinistra. Che ha collaborato alla straordinaria conferma alle Regionali di Sara Battisti. E’ quello che in ogni ripresa televisiva a fine cimento suda come Seabiscuit alla Sea Bridge Handicap. Il sunto è: può permettersi di perdere una città importante e funzionale alla sua mistica politica come Veroli “lavorando” alla candidatura “sbagliata”?

Ovviamente no, il che rende la Festa dell’Unità ernica (anche) una sparring-session di delicatezza più unica che rara. Step due della “trimurti”. Perché quella kermesse ha questa possibile lettura e ce l’ha in maniera assolutamente legittima? Perché è del tutto normale che due rappresentanti di spicco di un Partito abbiano aspirazioni di vertice amministrativo. Lo è ancora di più a contare che Cerquozzi e Parente sono tutt’altro che gregarie della galassia Dem territoriale.

Perciò confliggono per moto naturale e lo fanno con la funzionalità agonistica delle due opzioni tra cui “scegliere”, e qui veniamo allo step tre. Per quanto alla faccenda si voglia dare una connotazione “sportiva” è evidente che verve, battage e caratteristiche delle due sono polvere da sparo a prescindere dal politically correct. Lo prova una non recentissima riunione all’Arnara di qualche tempo fa sfociata quasi in concerto doom-metal, da quanto pare ci si sia urlato.

Molto più che un dibattito di concetto

FOTO © ROCCO MALTESI

Perciò il dibattito in questione sarà molto di più che un florilegio di pareri su destino, mission e mistica del Partito. Non sarà solo una delle centinaia di caserme da cui squillare la tromba contro il melonismo ed arruolare di nuovo l’orgoglio di essere dem.

No, quello sarà il prologo di un possibile big-match, lo sarà secondo una chiave di lettura partigiana, di mera analisi e senza fondamenta cartesiane, ma lo sarà. Perché ci sono cose che semplicemente esistono oltre ciò che declama una locandina, cose che accorpano il bisogno di identità con la legittima aspirazione ad essere più di ciò che si è nel cimento della Cosa Pubblica. Sarà quello e il preludio di una lunga stagione.

La stagione tra le stagioni che, passando per l’autunno che arriva e fendendo l’inverno, porterà alla tarda primavera del 2024. Quando Veroli, con o malgrado il Pd, avrà un nuovo sindaco.