Il Covid balla sul cubo nella notte di Halloween

Nel Lazio in diversi hanno voluto festeggiare la notte delle streghe. Alessio D’Amato: “Uno schiaffo in faccia ai malati e agli operatori sanitari”. E i contagi toccano nuovi record. Le rivelazioni di Ispi. Basterebbe proteggere gli anziani per evitare chiusure. I numeri calati sulla Ciociaria

La notte delle streghe è appena passata e gli effetti sui nuovi contagi li vedremo tra dieci-quindici giorni. Però se l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato è stato costretto ad un appello per questo, vuol dire che nessuna lezione sul Covid è stata davvero imparata dai cittadini.

Aveva detto D’Amato nell’immediata vigilia: «I party clandestini di Halloween sono il modo migliore per far galoppare il virus. Uno schiaffo in faccia ai malati e agli operatori sanitari. Assembramenti in prossimità o nei cimiteri vanno evitati e occorre garantire il distanziamento e tutte le misure di prevenzione al Covid-19. Dove fosse necessario anche attraverso contingentamenti e controllo della temperatura. Facciamo in modo che la visita ai propri cari avvenga in totale sicurezza».

Un regalo al Covid

Foto Carlo Lannutti (Imagoeconomica)

Schiaffo in faccia agli operatori sanitari e regalo al virus. E’ proprio così, considerando i numeri dei contagi di questi ultimi giorni.

Ieri nel Lazio sono state notificate 2.289 positività e 22 decessi. A fronte di oltre 25.000  tamponi, il rapporto tra test effettuati e malati resta invariato a quota 8,8%. Al di sotto della media nazionale che si attesta al 14,7%.

Oltre la metà dei casi è stato registrato a Roma, che ha fatto segnare il record di 1.180 nuovi contagi. I decessi a Roma sono stati invece 15. Nell’hinterland romano invece i nuovi malati di Covid sono stati 457 e tre i morti. Nelle altre province laziali il totale dei contagiati è stato di 652 e 4  vittime: 205 a Latina, 267 a Frosinone, 125 a Viterbo e 55 a Rieti. Aumento importante nei ricoveri: altre 71 persone che hanno contratto il virus, per un totale di 1944, sono infatti state portate in corsia. Crescono anche i numeri delle terapie intensive: altri 5 malati nelle ultime 24 ore hanno avuto necessità di supporto respiratorio. Il totale dei posti letto occupati in rianimazione ora sono 182.

A Colleferro si è acceso un focolaio: oltre 60 tra gli ospiti della Rsa Regina Pacis ed una decina di operatori sono risultati positivi. Nella maggior parte dei casi si tratta di pazienti senza sintomi o al limite con qualche lineetta di febbre

Il coraggio di una chiusura ragionata

NICOLA ZINGARETTI E ALESSIO D’AMATO. FOTO CARLO LANNUTTI / IMAGOECONOMICA

La Regione Lazio ha fatto sapere che a Roma e nel Lazio sono «già disponibili da mesi oltre 700 posti di alberghi assistiti per quarantene e per i trasferimenti dei clinicamente guariti, attualmente sono liberi 150 posti». E Alessio D’Amato non ha nascosto che nel Lazio ci si prepara alla “battaglia di Roma”. (Leggi qui Covid, la Regione si prepara alla battaglia per Roma).

Quello che manca in questo momento è il coraggio di una chiusura ragionata. Nessuno può negare due evidenze: con le cure che si conoscono oggi il Sars-CoV2 non è Ebola e nemmeno la peste bubbonica. Allora perché tanto baccano? Per lo stesso motivo che venne detto all’inizio di tutta la storia, prima che Covid assumesse le dimensioni di pandemia: la vera catastrofe sta non tanto nel coronavirus quanto nel fatto che tutti si ammalino insieme.

Nessun ospedale al mondo, nessun sistema sanitario sul pianeta, ha le dimensioni ed il personale sufficienti, per curare tutte insieme le persone che venissero travolte in pieno dalla pandemia.

Il lockdown ha senso nel momento in cui serve ad evitare che le persone si frequentino e si contagino, alleggerendo così la pressione sugli ospedali e dando il tempo per curare tutti. Perché se ci si ammala poco alla volta, la stessa pandemia è gestibile.

Occorre allora un lockdown ragionato e non fatto alla cieca.

Covid, gli anziani i più deboli

Foto Imagoeconomica

C’è un dato che non si ha il coraggio di tirare fuori. E cioè: è possibile fare il lockdown in maniera efficace ma senza bloccare tutto e tutti. Addirittura, tenendo aperte moltissime attività.

Innanzitutto occorrerebbe che tutti usassero mascherine, gel e distanza. E poi ammettere che hanno un senso i numeri sviluppati in queste ore da Ispi – Istituto per gli studi di politica internazionale. In pratica: gli anziani sono i più a rischio perché sono più deboli, il loro organismo ha già lavorato. Gli anziani vanno protetti in maniera diversa. Non devono correre alcun rischio: nemmeno incontrando i nipoti che escono tranquillamente.

Lo studio dice che se il lockdown si facesse così, proteggendo gli anziani ed impedendo che corrano qualunque rischio, basterebbe “isolare gli ultra 80enni per dimezzare o quasi la mortalità diretta del virus”. Se poi si proteggessero allo stesso modo gli ultra 60ennni, “la mortalità scenderebbe allo 0,07%, circa 10 volte inferiore”.

Gli anziani a rischio in Ciociaria

Foto Alvaro Padilla / Imagoeconomica

I numeri parlano chiaro. Prendiamo come esempio quelli della provincia di Frosinone. La popolazione è costituita da 485.241persone (dato Istat al 31.12.2019).

Sotto il profilo dell’età: i bambini da 0 a 5 anni sono 21.886 e rappresentano il 4,51% della popolazione. Quelli in età da Scuole Elementari (fascia 6-11 anni) sono 25.288 pari al 5,21%. E quelli in età da scuola Media (Inferiore e Superiore) (fascia 12-17 anni) sono 25.659 e cioè il 5,3%.

La fascia 18-24 anni conta 32.991 persone pari al 6,81%. La fascia 25-34 anni conta 55.808 persone pari al 11,51%. Nel gruppo 35-44 anni ci sono 65.047 persone pari al 13,41%. Il segmento 45-54 anni è composto da 74.273 persone pari al 15,45% della popolazione. Il target 55-64 anni è composto da 70.154, pari al 14,59%.

La popolazione in età lavorativa costituisce il 61,47% del target, pari a 298.273

L’area della popolazione in età da pensione è rappresentata da 59.183 nella fascia 65-74 anni, alla quale si aggiungono gli ultra 75enni che sono 54.952. Sono loro quelli che rischiano di più.

Applicando i principi dell’Ispi sarebbero sufficienti due settimane di reset totale per alleggerire l’ospedale Spaziani di Frosinone dal carico di ricoveri. Ad oggi quell’ospedale ha 15 pazienti in Terapia Intensiva, ha già superato le cifre della prima ondata, quando i posti letto a disposizione erano 106. A dimostrazione che quelli a rischio sono gli anziani c’è la presenza di due Rsa Covid: Villa Gioia e Città Bianca.

Un passo alla volta

Giuseppe Conte

È chiaro che proteggendo gli anziani si liberano risorse per gli altri casi.

Dopo le due settimane di reset occorrerebbe il rientro graduale alla nuova normalità, con gli ospedali che avrebbero già preso respiro: ragazzi a scuola ed anziani a casa, senza vedere per altre due settimane i nipoti. Proteggendoli dal contagio.

Ci sono centinaia di bus fermi: anziché pagare la cassa integrazione per farli stare nel piazzale sarebbe più logico metterli tutti in strada e far viaggiare studenti ed operai in maniera sicura.

E quelli che hanno bisogno di assistenza? Non si possono abbandonare i genitori anziani. E ci vuole molto a mettersi la mascherina ed i guanti per incontrare i genitori? Non perché siano infetti loro ma perché creiamo una barriera con cui impedire a noi di infettarli.

Se è così semplice, perché è stata subito accantonata l’ipotesi avanzata la primavera scorsa, per un rientro alla normalità scaglionato per età? Gli anziani sono la fetta maggiore di elettori che vanno alle urne. Chissà se c’entra qualcosa.

Ma invece di pensare a questo c’è chi ha voluto festeggiare la notte delle streghe. Invitando il Covid a ballare sul cubo.