Il dopo Proietti non può aspettare

Il rush finale sarà in autunno ma il tema della guida del Pd anagnino è già attuale. Ed urgente dopo l'addio del segretario

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

La corsa ufficiale, con tanto di schieramenti, mozioni e voti, ci sarà il prossimo autunno. Ma ad Anagni la gara per la guida del Pd orfano di Egidio Proietti è già iniziata. Con due idee di Partito che si fronteggiano; ognuna delle quali non è affatto neutra, ma porta con sé una diversa linea politica. E capire quale sarà prevalente potrebbe essere interessante per capire il futuro dei Dem. E, più in generale, di tutta l’area progressista ad Anagni, e non solo.

Cominciano quindi a scaldarsi i motori. Questo per decidere chi sarà il successore dell’avvocato Proietti, che ha rassegnato le dimissioni da segretario del Pd anagnino quasi un mese fa: il 15 luglio scorso.

Il tracollo d’urna e i dem “a secco” in Consiglio

Dimissioni che a molti sono sembrate un atto dovuto dopo l’esito negativo delle elezioni comunali di qualche settimana prima. Con Il Pd che, per la prima volta dopo tanti anni, non è riuscito a portare in Consiglio una presenza concreta. Al di là del candidato a sindaco di quello schieramento che il Pd aveva sostenuto, ovvero Luca Santovincenzo di LiberAnagni.

Un tracollo troppo netto perché chi di dovere non traesse le conseguenze. Ed è appunto quello che è accaduto. Proietti (eletto nell’estate del 2019, dopo un altro tracollo, quello che aveva consegnato la città a Daniele Natalia) ha descritto i suoi 4 anni da segretario come di “anni intensi senza dubbio”.

Anni “alternati a momenti belli e altri meno belli”. aggiungendo che per il Pd sarebbe stato necessario organizzare una “opposizione consiliare ed extraconsiliare seria e costruttiva alla compagine che governa Anagni. Poi al tempo stesso prepararsi per prossimi appuntamenti elettorali.

Le due ipotesi: un traghettatore o un leader

Vittorio Save Sardaro

Già; ma con chi? Chi può, al momento, dare il segno di questa scossa? E far sì che il Pd anagnino incarni, dentro e fuori dal consiglio, quella opposizione “seria e costruttiva” che, al momento, si vede poco? Chi vive il Partito da dentro, almeno per il momento, vede possibili due alternative. Una potrebbe essere la prosecuzione della guida provvisoria subentrata a Proietti.

Ovvero, uno dei componenti del “direttorio” che sta gestendo il Partito potrebbe, dopo la stagione del congresso, diventare segretario effettivo. Una scelta di continuità, insomma. Ma che sancirebbe la volontà di non voler cambiare davvero marcia. Detto in modo più semplice; se chi comanderà nel Pd dovesse far parte di quelli che stavano al fianco di Proietti, allora un vero cambiamento sarebbe difficile.

L’altra soluzione è quella di un taglio netto, con l’arrivo ai vertici di figure giovani che potrebbero garantire quella novità che, al momento, non si vede.

Non scordare né base né giovani, con Sansoni

Baldassarre Sansoni

Anche qui però un rischio c’è. Ed è quello di perdere di vista il contatto con la base tradizionale, che potrebbe sentirsi messa da parte.

Una situazione delicata. Che nasce dal fatto che negli ultimi anni un vero e proprio ricambio generazionale non c’è stato. Un nodo che adesso è arrivato al pettine.

Una soluzione potrebbe essere quella di affidare il partito ad un nome. Nome che per storia, atteggiamento e patrimonio ideale e valoriale possa assicurare sia il rispetto della tradizione che l’apertura al rinnovamento. Un nome come quello di Baldassarre Sansoni, per esempio.

Altrimenti il rischio è che si vada verso un lento, inesorabile, declino.