Il No di Piacentini: “Riccardo, scordati di andare al voto”

Le tensioni in maggioranza. Le parole grosse volate durante una riunione. Il sindaco pronto a far saltare il tavolo. Piacentini non è d'accordo. E ricorda a tutti che...

Gli ha detto no. E glielo ha detto senza fronzoli né giri di parole: dopotutto, gli amici si riconoscono dalla loro capacità di dire la verità. Soprattutto quella scomoda. Come quella che Adriano Piacentini ha messo in chiaro con il suo sindaco Riccardo Mastrangeli: “Premessa la mia totale lealtà, non ritengo nemmeno ipotizzabile parlare di un ritorno alle urne come si sta facendo in questi giorni”.

Il sindaco lo ha detto per sfidare quella parte della sua maggioranza che da mesi ha iniziato a logorarlo. Vogliono una diversa composizione della giunta, vogliono il riconoscimento di quella ritengono sia la visibilità che gli compete. Riccardo Mastrangeli non è il suo predecessore Nicola Ottaviani: è disposto all’ascolto, la condivisione sta nel suo Dna. Ma l’impressione è che sia in atto un tentativo di esproprio: lasciando al sindaco un ruolo da primus inter pares. Cosa che Mastrangeli non è nemmeno lontanamente disposto a prendere in considerazione: “Meglio tornare al voto”.

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Adriano Piacentini e Riccardo Mastrangeli
Assessore Adriano Piacentini, lei non è d’accordo e lo ha detto al sindaco.

Ribadisco la mia più leale fedeltà all’amico Riccardo Mastrangeli ed al progetto amministrativo che abbiamo definito insieme agli altri alleati nel costruire la coalizione. Ma non credo che sia nemmeno lontanamente opportuno parlare di ritorno alle urne.

Quella del sindaco è una provocazione?

È una risposta coerente con la dignità dell’uomo Riccardo Mastrangeli. Una provocazione per rispondere ad un’altra provocazione messa in atto da chi sta sbagliando i tempi ed i modi per proporre le sue rivendicazioni.

Perché è un errore parlare di elezioni anticipate?

Capisco l’amico Riccardo, se si viene sfidati la risposta istintiva è quella di reagire, soprattutto quando si è consapevoli della propria forza e della propria posizione. Riccardo è stato votato dalla città, lo ha giudicato e scelto come suo sindaco, ha un’investitura piena ed ampia. Comprendo la sua voglia di mettere fine a questo logoramento.

Ma…

Ci sono due aspetti. Il primo: l’esperienza mi dice che la gente non capirebbe. Il secondo: Riccardo ha un’investitura totale e deve farla valere. Se qualcuno non lo vuole come sindaco abbia il coraggio di prendere un foglio di carta e lo sfiduci.

Sarebbe la soluzione migliore?

Sarebbe una soluzione da sciocchi: abbiamo risanato i conti della città, ci sono voluti dieci anni. È arrivato il momento di investire e realizzare le opere. E noi vorremmo rinunciare a tutto questo. Metterlo in discussione per cosa, poi? Non possiamo distrarci rispetto alla gestione di 19 milioni di euro finalizzati per Frosinone e le sue grandi opere. Sono somme che mai si potrebbero conseguire con i canali tradizionali.

Dicono che sia per bus e ciclabili, le evidenze dicono che reclamano un posto al sole in giunta.

Vedo e leggo la politica ormai da decenni. È la politica a dover fare da camera di compensazione. Agendo così, le rivendicazioni che potrebbero essere legittime diventano automaticamente irricevibili. Per quanto riguarda poi gli aspetti del Piano del Traffico: tra pochi anni oltre la metà dell’attuale parco auto in giro per Frosinone non potrà più circolare; noi stiamo costruendo l’alternativa prima che si ponga il problema. Non ci sono alternative. Chi si è candidato in questa coalizione lo sapeva benissimo: il programma era noto a tutti.

Chi non la pensa come lei sostiene che invece sia proprio questo il momento per forzare la mano: ora che il centrosinistra è debole…

Chi dice o pensa questo ha scarsa memoria politica. Abbiamo vinto tre elezioni di fila, siamo alla terza consiliatura consecutiva nel solco del centrodestra. Abbiamo vinto ogni volta che siamo stati umili e vi siamo messi a disposizione della città. Non dimentichiamo che un sindaco come Nicola Ottaviani ha preteso di passare al vaglio delle Primarie tutte e due le volte; Riccardo Mastrangeli aveva l’appoggio di tutti noi ma ha voluto passare per le primarie. Abbiamo fatto Solidiamo per essere più a contatto con la città reale. Qualcuno non ricorda cosa accadde nel 1995 – 1997: anche quella volta si credette di essere fortissimi ed imbattibili. Finì che per tre consiliature ha governato il centrosinistra. Mai dimenticare la Storia.

Il rischio però è di mortificare la dialettica e che nessuno contraddica il sindaco, anche se la pensa in modo diverso…

E questo è il limite opposto del ragionamento. Occorre equilibrio. Occorre un punto mediano. Da un lato è vero che il sindaco va supportato sempre e comunque, anche qualora vi siano situazioni che non soddisfano pienamente il risultato prefissato. Dall’altro lato, il confronto democratico va sempre garantito a tutti da parte di tutti, ognuno per le proprie competenze istituzionali ed amministrative.

Per andare sul pratico?

Colleghi che nel 2020 hanno già votato gli indirizzi del nuovo Piano di Mobilità, se oggi rilevano la necessità di intervenire su qualche correttivo è giusto che lo dicano ed è altrettanto giusto che abbiano ascolto. E condividerne, se del caso, eventuali modifiche di natura non strutturale. Questo però significa tenere anche conto del giudizio dell’intera maggioranza. La politica è collegialità.

Il suo consiglio?

Invito tutti ad abbassare i toni. Ed a tenersi lontani dalle polemiche. La politica si fa nelle stanze deputate alla politica. Non sui giornali per esasperare gli animi. Il buon esempio viene sempre dall’alto, pertanto dobbiamo essere noi assessori ad iniziare ad usare maggiore attenzione nella scelta delle parole. Sia quelle dette durante le riunioni di maggioranza e sia quelle scritte sui social. Ricordo a me stesso che noi assessori, più di ogni altro, siamo quelli che devono essere al servizio del Consiglio comunale e della intera città. Dobbiamo, noi assessori, evitare interventi che possono aumentare le criticità amministrative e le tensioni nei rapporti. Ribadisco la parola ‘dobbiamo‘ e ribadisco ‘a partire da me stesso’.

Chi consiglia di prendere come esempio?

Così come ha detto il grande nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “è il momento di mettersi tutti alla stanga….“.