Innovative e salde: le “Popolari” che piacciono a Confimprese

Le sfide dell'Italia che produce, quella nuova della Bpc a Roma e la "ricetta D'Amico" che ha trovato una nuova occasione per realizzarsi

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Sembrerà banale rammentarlo, ma in Occidente esistono due tipi di banche: quelle che spalleggiano le piccole imprese e quelle che tifano, ma con la sciarpa occultata sotto il cappotto di cashmere, per i grandi sistemi. Queste ultime erano state polo mezzo tiranno fino al 2008, quando poi la crisi dei subprime Usa e l’ondata di ritorno in Europa misero in ginocchio liquidità e solvibilità di molti istituti. E con quelle quasi del tutto resettate misero in catene l’economia attiva dell’uomo qualunque.

Ma quella slavina ebbe un effetto secondario importante. Grazie anche a nuove (e tardive) regole come la Volcker e varie norme Ue il periodo buio finito nel 2011 rimise gradualmente al centro il fabbisogno concreto delle piccole e medie partite Iva. E tornò a fare cardine sui microsistemi di un Paese che proprio sulla loro esistenza fonda una robustissima fetta di Pil. Il principio e è resta quello per cui una nazione cresce solo se cresce il valore nominale dei suoi singoli membri attivi, non le sacche di ricchezza già consolidata.

Fare massa con le esigenze delle Pmi

Guido D’Amico

Da questo punto di vista è evidente come le associazioni che oggi in Italia si occupano di mettere a massa le piccolissime, piccole e medie imprese siano osservatrici interessate e privilegiate. Di cosa? Della genesi di realtà creditizie che abbiano in target proprio i loro associati.

Confimprese Italia è un sindacato datoriale che proprio questa mission si è data. Cioè creare un filo conduttore tra esigenze eterogenee perché rispondenti a singoli microsistemi. E mediare, come sindacato, in chiave federale ma su scala oculata. Che significa? Che l’organismo di cui è presidente Guido D’Amico sa scavalcare le categorie senza dimenticare le caratteristiche di ognuna di esse. Semplicemente, nel prenderle in carico, le mette a regime. Perché sa che nel loro insieme esse rappresentano un sistema autonomo e vitale: per esigenze, protocolli e necessità di soluzioni.

“La piccola, piccolissima impresa, l’artigiano, il commerciante, il coltivatore diretto, il professionista, l’operatore sociale del III settore hanno molto più in comune tra di loro e con i loro dipendenti che non con le grandi, categoriali associazioni di rappresentanza”. Questo si legge sulla homepage di Confimprese. E con una chiave di approccio che ricalca fedelmente il copione storico amaramente comparso dopo la crisi del 2008/2009. D’Amico cita Einstein, secondo cui “la crisi è la migliore benedizione che può accadere a persone e paesi, perché la crisi porta progressi”.

Il punto di convergenza

Ma per mettere a terra quei progressi, per dare polpa alla consapevolezza che tali siano, serve una maniglia economica di settore. E sì, serve un sistema bancario che in quei progressi ci creda senza cadere nelle lusinghe della finanza corsara che tutte le crisi innescano. Da questo punto di vista non poteva quindi che essere accolta con favore l’apertura di una sede della Banca Popolare del Cassinate in quel di Roma, al civico 22 di via Mercadante, ai Parioli.

C’è un punto di convergenza assoluta tra quel che la Bpc ha in mission e quel che Confimprese mette in atto: l’economia reale contrapposta a quella di sistema complesso. Che è un po’ il derby eterno, in Occidente, fra i soldi monstre con cui si disegna e si piega la geopolitica e quelli veri con cui cambiano gli attori. Non più finanza per le terapie dei potentati, ma economia per ossigenare la parte viva delle società. Quella piccola, quella che fa impresa con il terrore di aver sbagliato tutto. Oppure con quello, peggiore, di averci preso ma di non avere i mezzi per prenderci davvero. E contribuire così al benessere del Paese attraverso le dinamiche del proprio.

Perché senza girarci troppo attorno i mezzi sono il credito, le consulenze, le vie additate, ma sempre in combo operativa. Cioè secondo un bouquet in tre step che, dalla banca, porta al sindacato che organizza le istanze e conduce al fruitore finale. E’ un rapporto difficile, quello tra banche cooperative e popolari, sindacati di Pmi ed utenza finale. Lo è perché è perennemente basculante sulla situazione di un’Italia che troppo spesso non mette a regime i sistemi produttivi. Non può farlo compiutamente in “forza” di una classe politica divenuta per gran parte, parte decisoria, urlatrice ed autoreferenziale.

L’antidoto alla politica autoreferenziale

Vincenzo Formisano

Vincenzo Formisano ha voluto ribadire il claim operativo proprio in occasione del workshop di presentazione della sede capitolina di Bpc, quello sul tema “Banche di territorio: tra innovazione e tradizione”. Il senso è questo: “La nostra è una banca che fa della relazione personale con soci, clienti, stakeholders il proprio punto di forza. E’ una banca che guarda alle storie delle persone, con la consapevolezza che dietro ai numeri dei bilanci, dietro ad ogni prodotto bancario ci sono aspettative, desideri, progetti.

E il clou è proprio questo. Cosa si cela dietro i bilanci e dietro la presa in carico di un’esigenza economica reale, di quelle che fanno tassello nel sistema paese. Un post di Guido D’Amico sull’evento ha messo a silloge l’evento in sé e la natura cardinale dello stesso, cioè cosa è accaduto e perché quel che è accaduto è importante. “Questa mattina a Roma, presso la Sala Protomoteca del Campidoglio, si è tenuto il primo degli eventi inaugurali della nuova filiale su Roma della Banca Popolare del Cassinate: il workshop ‘Banche di territorio: tra innovazione e tradizione’”.

Il traguardo dell’accesso al credito

Maurizio Stirpe (Foto Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Qual è il tipo di traguardo che D’Amico ci ha visto, in quell’evento? Evento a cui con Bruno Vespa chairman hanno partecipato tra gli altri il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, l’economista Carlo Cottarelli. Poi la rettrice de La Sapienza di Roma Antonella Polimeni, il vice DG Abi Gianfranco Torriero ed il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe?

Innanzitutto quello “grande e bancario della provincia di Frosinone”. Il dato empirico è che la Bpc è leader di settore e testimonial massimo ottimo di un territorio intero. Poi il merito: perché per D’Amico quel traguardo indubbio “vuole rappresentare anche una sfida sulla farraginosa questione dell’accesso al credito per famiglie e imprese.

Il punto chiave sta tutto qua. Da anni e annorum, come diceva Giovannino Guareschi, il credito è stato una mezza chimera per chi ne aveva bisogno come leva ed una mezza caramella scartata per chi lo chiedeva come fregio. Come lo metti, in piedi, un sistema di turismo sostenibile in Ciociaria se gli operatori non possono accedere agevolmente al credito? Come li usi, i bicchieri non di plastica e il mood eco friendly senza le Zes e con il fabbisogno economico dell’imprenditore spesso appeso al solo credito privato?

Superare i proclami e fare sistema

Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

E da un punto di vista dell’economia reale l’Italia, senza le Popolari, rappresentate in loco dal Segretario generale Giuseppe De Lucia Lumeno, è perennemente in bilico. Lo è tra proclami vuoti e condotte eccentriche rispetto al paese vero ed ortodosse rispetto al paese che nessuno sa, se non i privilegiati che ci abitano.

Sta tutto qua il motivo per cui Guido D’Amico ha voluto fare “il più profondo augurio a Vincenzo Formisano che nel solco del padre Donato, sta portando avanti con lungimiranza, innovazione e dedizione i principi che la Bpc incarna da quasi 70 anni”.

Perché per fare finanza basta una banca, ma per fare economia serve una Popolare e, con essa, associazioni altrettanto pop che la avvicinino ancor di più alla gente. La gente vera.