L’incapacità di prendere posizione anche sulle cose serie (di C. Trento)

Frosinone si rivela inadeguata anche quando è chiamata a prendere posizione su temi di livello nazionale. dalla moschea al Gay Pride o alla scuola sovranista a Trisulti. Preferisce calciare il pallone in tribuna e fare finta di niente

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

La moschea a Frosinone, il gay pride, la discussione sulla scuola sovranista di Steve Bannon alla Certosa di Trisulti. La Ciociaria conquista la ribalta regionale e nazionale su temi di grande attualità.

Eppure, perfino in occasioni come queste, dà la sensazione netta di non essere all’altezza, di non riuscire ad entrare nella cronaca, a cogliere l’attimo, a “catturare” le opportunità di discussioni che non soltanto alimentano il dibattito politico, ma ne stabiliscono i confini, marcando le differenze e stabilendo altresì le scale dei valori.

Perché è anche e soprattutto su temi come questi che Lega, Cinque Stelle, Partito Democratico, Fratelli d’Italia, Forza Italia e tutte le altre forze politiche dicono la loro. «La gente non sopporta troppa verità», fa dire Ferzan Ozpetek ad uno dei protagonisti del film “Napoli velata”. Ma in realtà non si deve e non si può avere timore di partecipare a dibattiti importanti, che alla fine aiutano la crescita di un territorio. Comunque la si pensi.

È perfino normale che un evento come il gay pride spacchi in due il fronte della discussione. La manifestazione celebra l’orgoglio delle persone Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Un sentimento legittimo. Ma altrettanto legittima è la posizione di chi è favorevole al concetto e alla forma della famiglia tradizionale.

È importante discutere, argomentare, confrontarsi, nel rispetto reciproco. Le polemiche, da qui al 22 giugno (giorno della manifestazione), saranno inevitabili. E bando alle ipocrisie: è evidente che c’è molta politica in tutto questo, è palese la divisione tra il centrodestra e il centrosinistra su un tema del genere. Non è una questione di buonismo o di cinismo, si tratta in realtà di due visioni differenti della società e perfino dei diritti. Non è che per forza si devono cercare etichette per rafforzare il fronte dei pregiudizi e delle scomuniche.

Un dibattito forte, perfino aspro, sta nelle corde di un argomento del genere. E la Ciociaria deve dimostrare di essere all’altezza di un dibattito così caratterizzante e divisivo.

Un luogo di culto non è solo un tema amministrativo

Una premessa è necessaria: il tema della moschea non è all’ordine del giorno nell’immediato. Dopo le forti polemiche degli ultimi tempi, però, il sindaco Nicola Ottaviani è intervenuto dicendo che si tratta di una procedura amministrativa e come tale sarà affrontata.

Vero, ma fino ad un certo punto. Perché la costruzione di una moschea ha dei riflessi importanti: religiosi, culturali, sociali, oltre che urbanistici. Poi anche qui il dibattito divide l’opinione pubblica su aspetti come l’integrazione, i controlli e tutto il resto. Inoltre ci sono delle raccolte di firme, su iniziativa non soltanto di esponenti politici. E ci sono le perplessità di alcuni residenti.

C’è anche questo nel dibattito che si è aperto e va detto senza ipocrisie. Non serve a niente fare finta di nulla o nascondersi dietro un dito. Compito della politica è governare il tema, magari favorendo anche un dibattito in consiglio comunale. Per ascoltare le ragioni e i punti di vista di tutti. Poi naturalmente la decisione spetterà a chi deve prenderla. Ma pure in tal caso non si può avere paura di discutere, nel rispetto delle reciproche posizioni.

La sfida più importante da vincere è proprio questa invece.

La ribalta internazionale della Certosa

La scuola sovranista di Bannon catalizza l’attenzione mediatica da mesi. Sono intervenuti e stanno intervenendo tutti per un dibattito politico che caratterizza i nostri tempi, a livello internazionale, globale, un dibattito che investe necessariamente anche eventi come la vittoria di Trump o la Brexit. Alla vigilia di europee che vedranno il fronte sovranista all’attacco del Ppe e dei Socialisti.

La provincia di Frosinone potrebbe ribaltare il punto di vista nel quale si è autorelegata, non limitarsi esclusivamente ad essere citata per motivi geografici o storici. Ma la classe politica locale si limita a rincorrere le polemiche quando si sviluppano. A strappi. Oppure rimane a guardare, timida e avulsa da un contesto indubbiamente grande.

La Ciociaria appare velata, come la Napoli descritta da Ozpetek. Non è vero che si parla di “fuffa”, non è vero che su argomenti come la realizzazione di una moschea, il gay pride o la scuola sovranista non si può intervenire perché non si hanno competenze dirette.

Non è che le classi politiche locali sono figlie di un Dio minore, non è che sono come dei bambini piccoli ai quali è vietato partecipare ai discorsi degli adulti. In realtà la differenza si misura su quello che si ha da dire, da proporre, da contestare. Ed è su questo che la Ciociaria rimane ai margini. Ed è anche per questo che la classe politica locale pesa sempre di meno e non riesce ad incidere.

Come è emerso chiaramente sulle liste delle Europee. Questo territorio non ha un candidato di punta, che possa conquistare un seggio a Strasburgo.

L’attrattività del capoluogo può attendere

Frosinone perde ancora residenti: nel 2018, certifica l’Istat, i numeri dicono 45.986 abitanti. L’anno prima erano 46.063: significa un’ulteriore emorragia, di 77 unità. Ma c’è pure il fattore demografico e psicologico di essere scesi sotto quota 46.000. Sempre più lontani da 50.000 e dai numeri di un Piano regolatore generale che negli anni Settanta ipotizzava una città del futuro da 100.000 residenti.

È il capoluogo che traina un’intera provincia. Come succede altrove, anche a Latina per non andare troppo lontano. Invece i numeri di Frosinone restano troppo piccoli: più residenti significano maggiori consumi, più acquisti di immobili, più tasse pagate, maggiori servizi. In una parola, anzi in tre, maggiore vita sociale.

Negli anni scorsi si è parlato, pure da parte del sindaco Ottaviani, di necessità di un collegamento veloce con Roma. Sul piano ferroviario innanzitutto: ma non è cambiato nulla, perché anche in una materia come questa serve peso politico per cambiare le priorità e le “precedenze”. Perfino lungo le tratte ferroviarie.

La realtà è che non succede mai nulla e la perdita di residenti alla fine è il termometro di un mancato sviluppo, di una recessione economica che dura da decenni, di una lista di incompiute e di occasioni perse che aumenta in modo direttamente proporzionale ai finanziamenti mai arrivati. E con un peso politico ai minimi termini.

Anzi, ai minimi storici.

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