Lo scontro interno al Pd dietro all'annuncio di Gualtieri per il termovalorizzatore a Roma. Le conseguenze sui territori. La posizione della Lega. Gerardi punta il dito: "Così avete riempito di rifiuti la provincia di Frosinone”
È evidente che questa vicenda del termovalorizzatore e dei rifiuti nel Lazio va inquadrata all’interno di uno scontro dentro il Pd tra il gruppo che sostiene Gualtieri e quello che ha sostenuto e sostiene Zingaretti. La competizione-scontro è iniziata già all’indomani della decisione di Gualtieri di candidarsi alle primarie del centrosinistra per arrivare in Campidoglio.
L’ex assessore regionale Donato Robilotta ha acceso la miccia su Affaritaliani. Fornendo una chiave di lettura che spiegherebbe perché il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha in pratica demolito l’intero Piano Regionale dei Rifiuti messo a punto dopo un lungo percorso ad ostacoli dall’amministrazione di Nicola Zingaretti. Lo ha fatto annunciando la sua decisione di costruire un termovalorizzatore che brucerà tutti i rifiuti di Roma, producendo energia elettrica e calore per riscaldare le case dei romani eliminando le caldaie che sono alla base dell’inquinamento.
Quell’annuncio demolisce il Piano dei Rifiuti. In apparenza, senza addossare colpe a Zingaretti. Ma dandole a Virginia Raggi, accusata di avere fornito dati del tutto sballati sulla base dei quali la Regione ha fatto le sue scelte in materia di immondizie. (Leggi qui Roma si fa il termovalorizzatore: via i rifiuti, diventano energia).
Il cambio di rotta nel Pd è evidente. Che non fosse una mossa decisa in sintonia con Zingaretti è altrettanto evidente. Se non è in atto lo scontro indicato da Robilotta è evidente allora lo scollamento sul piano della comunicazione.
Le conseguenze sul Lazio
La mossa di Roberto Gualtieri manda all’aria tutta la teoria sui rifiuti costruita in questi anni dal Partito Democratico in Regione Lazio. Per paradosso, conferma la strategia sollecitata più volte dal leader della Lega Matteo Salvini. Respinta in provincia di Frosinone dal suo coordinatore provinciale Nicola Ottaviani (contrario a termovalorizzatori e biodigestori), appoggiata invece dalla deputata Francesca Gerardi (che con chiarezza ha detto si a Unindustria quando mesi fa sosteneva la necessità di un moderno piano energetico in Ciociaria e nel Lazio).
Onorevole Gerardi, Roma avrà un suo termovalorizzatore, la Lega è soddisfatta, ma parla di incoerenza. Perché?
Beh è sotto gli occhi di tutti il perché. Noi da sempre abbiamo chiesto un cambio di passo, che però tardava ad arrivare per le schizofreniche scelte della Regione. E l’incoerenza è proprio quella: Zingaretti plaude al termovalorizzatore, ma fino a pochi mesi fa lo negava. Ora chiedano scusa alla provincia di Frosinone che per anni è stata sommersa dalla loro immondizia a causa dei ritardi accumulati dal Movimento 5 Stelle che ha governato il Comune di Roma, dal Pd che ha governato la Regione Lazio, da Pd e M5S che ora sono felicemente alleati alla Pisana.
Una provincia in cui c’è un termovalorizzatore e si potrebbe fare molto di più per la produzione di energia: quando Unindustria ha lanciato il sasso nello stagno, proponendo un termovalorizzatore in ogni area Stellantis in Italia partendo dal Lazio, lei ha detto subito si…
Partiamo col dire che se Roma e la Regione si fossero decisi prima la situazione nella nostra provincia sarebbe stata migliore, ma adesso dobbiamo fare un passo in avanti. E’ arrivato davvero il momento di trasformare i rifiuti in risorsa e soprattutto di trasformare slogan vuoti in azioni concrete. Non dimentichiamo quali sono state le prime parole dette dal Ceo Stellantis Carlos Tavares dopo avere visitato Cassino Plant. In maniera molto cruda ha detto che in provincia di Frosinone costa troppo produrre le auto a causa dei costi dell’energia. Matteo Salvini e la Lega una risposta hanno avuto il coraggio di darla.
Quali sarebbero le azioni concrete che lei sollecita?
Il dibattito sul biodigestore con cui smettere di regalare al Veneto i rifiuti della provincia di Frosinone è arrivato a livelli che non sono più sostenibili guardando al futuro. Un impianto come quello di Anagni o quello di Frosinone permetterebbe di avere l’autosufficienza per quel che riguarda la frazione di umido prodotta dal nostro territorio. Risparmiando circa 150 euro a tonnellata che spendiamo oggi, regalando alle industrie venete il gas fatto con gli avanzi delle nostre cucine.
Non dover più pagare per far arricchire altri, ma guadagnare qualcosa da ciò che scartiamo è un passo fondamentale che ci proietterebbe davvero verso il futuro. Io capisco le resistenze dei cittadini. Mi chiedo se queste siano frutto di ragionamenti scientifici: spesso ho l’impressione di trovarmi di fronte alla stessa irragionevolezza dei No vax più irrazionali. Ormai, con le tipologie di impianti che si possono realizzare, sono posizioni completamente anacronistiche. Le azioni concrete le deve portare la politica.
Ma la politica – ci sono casi nei quali non dobbiamo andare troppo lontani – è quella che preferisce schierarsi col “no” e guardare alle prossime elezioni piuttosto che fare queste valutazioni. Il suo coordinatore provinciale di Frosinone è contro questi impianti.
Non entro nei meriti delle scelte singole. Quello che vorrei sottolineare però è che su questo territorio abbiamo peccato soprattutto in una cosa e sono la prima a fare mea culpa. Perché dovevamo fare di più a livello di comunicazione. Ci siamo appiattiti e non abbiamo avuto la volontà di spingere nell’attività di comunicazione. I cittadini hanno il diritto di sapere e noi abbiamo il dovere di spiegare loro quali sono i pro ed i contro di un progetto. Pensare che un sito solo perché lavora i rifiuti sia una fonte di inquinamento è, ripeto, una equazione sbagliata e pericolosa.
Poi c’è anche da valutare la ricaduta su quel che riesce a produrre un biodigestore, vale a dire metano bio e fertilizzante…
E’ proprio questo ciò che dobbiamo far capire alla popolazione. L’economia circolare è un fatto reale. In questo momento di crisi, con scarsità di materie prime e prezzi dell’energia alle stelle, anche questo è un aiuto alla diversificazione.
Il fertilizzante che viene prodotto da questi impianti è di qualità altissima e ad un costo praticamente nullo rispetto a quello introvabile e costosissimo che arriva dall’estero. Il biometano può diventare una carta in più, completamente green, da giocarci sul tavolo della crisi energetica. Per anni abbiamo pensato, sbagliando, che potessimo fare solo con l’aiuto degli altri. Ora dobbiamo aiutarci da soli.
Un discorso che però stride un po’ con gli iter autorizzativi. Tempi biblici anche per mettere a terra un pannello fotovoltaico, o una pala eolica. Anche qui la retorica si scontra con la realtà
La semplificazione delle regole e delle procedure autorizzative per gli impianti di energie rinnovabili è da sempre in cima alla lista delle cose da fare per il nostro Partito. Da membro della Commissione per la Semplificazione mi imbatto ogni giorno in storture di ogni sorta verso quello che dovrebbe essere lo sviluppo del nostro Paese. Da segretario della Commissione Finanze so bene quali sono gli equilibri entro i quali ci si deve muovere. Ma se la prima battaglia di questa nazione non sarà quella di rendere la macchina amministrativa più snella, io non vedo quali possano essere le prospettive.
Un bellissimo assist per chiudere sulla vicenda Catalent…
Troppo ci sarebbe da dire e non basterebbe una sola risposta. Qui bisogna fare i conti con molteplici fattori, molti dei quali hanno gli stessi protagonisti, nefasti per questo territorio.
C’è un suo emendamento a Montecitorio…
La Regione Lazio, la maggioranza a guida Zingaretti, i suoi consiglieri. La bonifica della Valle del Sacco, la vicenda Sin, una sigla che avrebbe dovuto significare un passo in avanti, ha zavorrato il territorio trascinandolo a fondo. La selva di regole e la mancanza di interventi, produce uno stallo che poi fornisce alibi alle aziende. Catalent, che qui ha una fabbrica bellissima che dà lavoro a 4000 persone circa, non meritava un trattamento del genere.
Non a caso c‘è il mio emendamento sull’autobonifica per aggirare il problema sin. In Regione negli ultimi nove anni non hanno proprio compreso, continuando a sperare che tutti si adagiassero a queste regole senza senso. Oggi dicono che questa è l’occasione per riscriverle queste regole. Oggi però, ieri no.