Magliocchetti a Vittori: «La pace nel Pd si farà, conviene a tutti»

Dopo il No di Luigi Vittori alla pèace nel Pd di Ferentino il capogruppo Dem Fabio Magliocchetti rivela un'altra versione. "Il dialogo amministrativo con la maggioranza già esiste per il bene della città”. Unificazione? "Prima del 2028 si farà. Conviene a tutti”. Il gioco del centrodestra.

Emiliano Papillo

Ipsa sua melior fama

Il ponte levatoio è alzato: le truppe Dem all’esterno del castello restano fuori e quelle all’internano continueranno a governare Ferentino. Da sole. Non ci sono i margini per una ricomposizione tra le due anime del Partito Democratico andate divise alle elezioni Comunali di un anno fa. È stato chiaro l’altro giorno Luigi Vittori, storico vicesindaco e protagonista di quella lacerazione. E della successiva elezione a sindaco di Piergianni Fiorletta alla guida di una coalizione trasversale con ampi pezzi di centrodestra, lasciando all’opposizione il Pd dell’ex sindaco ed ex presidente della Provincia Antonio Pompeo. (Leggi qui: Vittori: «Non ci sono le condizioni per la pace con Pompeo»).

Una posizione netta e non negoziabile. Decisa nonostante il solco tracciato quasi un anno fa dal Congresso regionale del Partito Democratico che ha superato le vecchie contrapposizioni e disegnato un nuovo sistema di equilibri. Proprio per questo sta cercando di ricostruire l’unità su tutti i fronti interni.

A nome di chi parla?

Luigi Vittori (Foto © WebAL)

Luigi Vittori ha chiuso le porte, alzato il ponte levatoio e liberato i coccodrilli nel fossato. Possibilità di dialogo: zero. Aveva detto: «Una ricomposizione con l’area di Antonio Pompeo a Ferentino? Assolutamente no, non ci sono le condizioni e non abbiamo alcuna necessità di doverla fare. Chi vuole un Campo Largo di centrosinistra lo facesse in altri Comuni non a Ferentino». Evidenziando una delle peggiori condizioni per una trattativa: il problema non è politico ma umano e personale. «Ricordo che è stato Antonio Pompeo a cacciarmi da vicesindaco. Noi nel maggio scorso abbiamo scelto una coalizione diversa dalla sua, siamo molto compatti e dureremo cinque anni».

In Aula a Ferentino oggi il Partito Democratico è all’opposizione ed è rappresentato dal capogruppo Fabio Magliocchetti. Che di fronte a quel niet risponde «Vorrei capire Luigi Vittori a che titolo parla visto che non risulta essere un iscritto del Pd, almeno non a Ferentino dove in sezione nell’ultimo anno non si è mai visto. Forse in Provincia sostiene l’area di Pensare Democratico di Francesco De Angelis».

Nessuno spazio per le foglie di fico: Fabio Magliocchetti le scansa e dice con chiarezza solare: «Francesco De Angelis non è nuovo ad influenzare scelte politiche su Ferentino. Io sono stato vicesindaco dal 1996 al 2000 quando era sindaco Francesco Scalia dei Popolari. Ero Segretario dei Ds e da accordi pre elettorali dovevo fare il vicesindaco. La città sapeva in anticipo questa cosa. Nell’ultimo anno di legislatura si decide di allargare la maggioranza al gruppo di Francesco Gargani. Io ero contrario. Si costruì una giunta tecnica dove un assessore fu indicato da De Angelis. Scrissi all’allora segretario regionale dei Ds per avere lumi ma non si fece chiarezza e lasciai il Partito».

La linea di dialogo esiste

In diplomazia esistono molti livelli di dialogo. E quasi mai quello che si dice rappresenta cioè che realmente sta sotto la superficie. Anzi, il più delle volte serve a tenerlo nascosto.

Fabio Magliocchetti mette in chiaro: «Bisognerebbe chiedere a Vittori il suo no a cosa è riferito visto che noi come gruppo di minoranza non abbiamo mai chiesto nulla tantomeno di entrare in maggioranza».

Ristabilite le misure e le distanze resta però una questione incontrovertibile: il centrodestra si sta compattando ed una parte punta a ribaltare la attuale situazione di governo della città. Il dialogo tra le due anime Dem diventa centrale per creare una linea di contrapposizione. Magliocchetti spiazza tutti quando dice: «Noi disponibili all‘apertura di una linea di dialogo con la maggioranza? Questo di fatto già c’è. Il dialogo è di natura amministrativa e non politica al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini di Ferentino; laddove abbiamo ritenuto sbagliate e dannose le scelte della Maggioranza le abbiamo contrastate con durezza come nel caso delle deleghe per noi illegittime date dal sindaco ai consiglieri».

Il capogruppo fa notare anche la scelta del modo di fare opposizione. «Non stiamo facendo opposizione distruttiva o preconcetta. Anzi siamo molto propositivi come dimostrano quattro mozioni su sanità, cava Sigillo e Canterno ad esempio poi votate all’unanimità».

I segnali di Forza Italia

Antonio Pompeo

In questi giorni sta facendo molto discutere la proposta del Segretario cittadino di Forza Italia Pietro Stabile all’ex sindaco ed ex presidente della Provincia Antonio Pompeo. Lo ha invitato a lasciare il Pd e passare con i centristi di Forza Italia. (Leggi qui: Quella strana proposta a Pompeo).

Come va letta quella proposta. È una provocazione o una reale apertura di credito? «Credo che un politico come Antonio Pompeo sia ambito da tutti i Partiti vista la sua capacità amministrativa, il suo ampio consenso ed è un politico valido. Forza Italia è un Partito moderato quindi non mi meraviglio molto dell’invito anche se credo non debba essere fatto dai livelli locali ma da quelli nazionali. È lì che Pompeo deve essere considerato».

Stop. Fermate per un attimo le immagini. Pigiate il pulsante con le due frecce indietro e poi premete Play ricordando che Fabio Magliocchetti non è uno qualsiasi nel Pd ma il capogruppo di un Gruppo del quale Antonio Pompeo fa parte. Riascoltiamo. «non mi meraviglio molto dell’invito anche se credo non debba essere fatto dai livelli locali ma da quelli nazionali». O sono parole in libertà (difficile per uno come Magliocchetti). Oppure è un segnale per Antonio Tajani.

Quanti potrebbero seguirlo? «Non saprei ma credo che questo passaggio non avverrà. E mi auguro che non avvenga per il bene del Pd. Anche se avvenisse non lo troverei scandaloso visto che Antonio Pompeo per le sue capacità politiche merita di giocarsi le sue carte al meglio».

Il tavolo del centrodestra

Giuseppe Virgili

Nelle file del Centrodestra la situazione è in evoluzione. Non c’è ancora una linea unitaria. Anzi: segue le stesse dinamiche nazionali, con Lega e Fratelli d’Italia su sensibilità diverse. Giuseppe Virgili (FdI) è per una ricomposizione del quadro di centrodestra e la creazione di un fronte comune. Luca Zaccari (Lega) è per la serena prosecuzione di questa consiliatura fino alla fine.

Quanto è concreto il rischio di una riunificazione del centrodestra. E quante possibilità ci sono che a differenza delle scorse elezioni si arrivi alle prossime con una candidatura unitaria? Fabio Magliocchetti esamina la questione sul piano politico: «Onestamente penso che lo faranno. Ed è giusto che sia così. Mi piacerebbe infatti che nel 2028 ci siano due schieramenti a contrapporsi ognuno con un proprio programma e candidato a sindaco, centrodestra e centrosinistra. Personalmente auspico che ciò avvenga».

E siccome la lingua batte dove il dente duole, fa un invito al sindaco Piergianni Fiorletta. «Parla di centrosinistra allargato invece gran parte della maggioranza è di centrodestra. Deve fare chiarezza anche perché a mio modo di vedere se si vuole in futuro (e credo che prima del 2028 ciò avverrà) una riconciliazione tra le anime del Pd deve da subito isolare il centrodestra».

Ma come si fa ad isolarlo e governare? «Non ho capito onestamente il senso di questa coalizione che oggi governa. Fiorletta avrebbe vinto le elezioni lo stesso a mio modo di vedere anche senza il centrodestra».

A sinistra una volta esisteva l’obbligo di autocritica. Il Pd di ferentino ha qualcosa da rimproverare ad Antonio Pompeo? «In questa situazione cosa posso rimproverare a Pompeo? Forse l’unico errore è stato quello di non isolare prima il gruppo di Luigi Vittori anche se non essendo stato in amministrazione nelle due precedenti legislature non conosco i veri motivi della rottura».