Magliozzi resiste: il Pd rischia di atomizzarsi

Il Segretario del Pd di Formia dopo l'ordine del Regionale di ritirare il simbolo dalle elezioni, si prepara resistere. "Tutte le contestazioni sono sempre oggetto di controdeduzioni”. Le surroghe della Direzione? "Per necessità”

«Dimissioni da Segretario? E perché dovrei? Tutte le contestazioni sono sempre oggetto di controdeduzioni»: Luca Magliozzi si prepara ad impugnare la diffida con la quale il Segretario Regionale del Pd Bruno Astorre ed il Responsabile Organizzazione Andrea Ferro hanno segato le gambe al suo progetto politico per le prossime Comunali. Non potrà usare il simbolo del Partito Democratico, schierare il Partito a sostegno di alcun candidato, prendere impegni per le elezioni. (Leggi qui: La scomunica di Astorre: niente simbolo al Pd).

Linea politica democratica

Magliozzi e Bartolomeo

Il Partito rientra ai box: fine della corsa. Il Segretario Pd di Formia non è preoccupato. «Sono sereno. È stata votata democraticamente una mozione politica. Che è coerente con la linea regionale del Partito: contribuire a far nascere uno schieramento di centrosinistra con l’apporto di forze sane della società civile». Infatti i vertici regionali non contestano la linea, non entrano minimamente sul tipo di scelta fatta. Astorre e Ferro se ne guardano bene: hanno diffidato dall’uso del simbolo perché la scelta della linea politica è passata con meno del 60% dei voti della Direzione cittadina. Lo prevede lo Statuto: se non c’è una larga maggioranza niente simbolo. Per evitare spaccature.

Nei fatti è una sconfessione. Che impone al Pd di Formia di ammainare la bandiera. Chi vorrà proseguirà ma con uno stemma civico. Magliozzi non si sente sconfessato: «Si sappia, io non lascio la barca in balia delle onde in questo particolare e delicato momento».

A questo punto dovrà decidere se proseguire o meno sulla strada del campo largo insieme a Demos, Formia Città in Comune, Sinistra Italiana, Articolo Uno e l’associazione Incontri & Confronti.

Le surroghe del Direttivo

Francesco Occipite Di Prisco

Nella Raccomandata con Ricevuta di Ritorno inviata alla Sezione Pd di via Julia si fa cenno anche ad una situazione che sarà valutata dai probiviri. C’è il sospetto che una parte dei 15 Dirigenti cittadini sia stata sostituita in maniera irregolare: surrogando i decaduti prendendo persone che non erano nella lista votata al Congresso.

Perché è importante? Perché a lungo il Partito è rimasto in bilico sul 7 a 7 ed un astenuto. E la tesi che ha portato al dialogo con i civici è passata poi per un solo voto. Chi ha votato ne aveva il diritto per Statuto?

Luca Magliozzi è certo di si. Conferma di avere surrogato tre dirigenti e di averlo fatto per due ragioni: in due non avevano rinnovato l’iscrizione al Pd mentre il terzo si era dimesso.  Magliozzi ha nominato Giovanna Frungio, l’ex assessore al commercio della quarta Giunta Bartolomeo Clide Rak e Francesco Occipite Di Prisco.

Coma fa a dire che è tutto regolare? Nessuno di loro era nella lista unitaria che aveva partecipato al congresso cittadino del 2019. Luca Magliozzi mette in chiaro due dettagli: le surroghe sono state fatte dopo la Direzione che ha deciso la linea da tenere alle prossime elezioni. E soprattutto dice di averlo dovuto fare per necessità. Perché se non avesse proceduto in quel modo avrebbe dovuto indire un nuovo congresso.

In pratica: una tempesta in un bicchiere d’acqua?

Il rischio di atomizzarsi

Amato La Mura e Maurizio Costa

Il rischio ora è quello di una polverizzazione del Partito. Lungo tre direttrici. Una porta sulla linea politica contrapposta a quella di Magliozzi e sostenuta dell’ex quattro volte sindaco Sandro Bartolomeo. In pratica: sostenere il progetto civico che punta all’elezione dell’infettivologo Amato La Mura (che può contare già sul sostegno dei civici di Maurizio Costa, dell’Udc e dei neo Leghisti). Un’altra direttrice porta nell’area dell’ex sindaco Paola Villa che però a dicembre proprio il Pd ha sfiduciato. L’ultima: tentare di mantenere in piedi il “campo largo e progressista” già orfano dell’ex presidente del consiglio comunale Pasquale Di Gabriele. 

A respingere invece un accordo con i traversali è di nuovo Gianfranco Conte che senza mezze misure ha deciso improvvisamente di alzare il livello dello scontro. «I cittadini di Formia sanno che lo stato in cui versa la nostra città è responsabilità di una classe politica trasversale inetta che l’ha occupata e bloccata, che oggi si ripropone come “nuova” classe dirigente. Pensare di rilanciare Formia con questa gente è assurdo» – ha scritto in un post sulla sua pagina Facebook.