Nicola Zingaretti, professione stopper

Foto © Imagoeconomica / Livio Anticoli

Dopo aver “affondato” l’ipotesi di Mario Draghi presidente del consiglio, il leader del Pd blocca sul nascere l’operazione Vittorio Colao ministro. In meno di un anno ha messo all’angolo prima Matteo Salvini e poi Matteo Renzi. Ora nel mirino potrebbe finire Giuseppe Conte. Ma…

Raccontano che ai fedelissimi da anni ripeta soprattutto un concetto: “Fin quando continuano a sottovalutarmi, va benissimo”. Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e segretario nazionale del Pd, non ha mai perso un’elezione finora. Nel Lazio, storico feudo del centrodestra, ha vinto due volte di seguito. La seconda con l’anatra zoppa, quel 4 marzo 2018 che ha segnato la sconfitta più cocente della sinistra italiana.

Vittorio Colao Foto © Swiss-image / Valeriano Di Domenico

Ma veniamo all’attualità. Ieri durante la conferenza stampa in streaming, gli hanno fatto una domanda riguardante la possibilità di Vittorio Colao ministro. Il segretario del Pd (in quel momento parlava in quella veste) ha risposto: «Ho molto apprezzato la scelta dell’individuazione di Colao come guida della task force per immaginare il futuro di questo Paese». Poi ha aggiunto che «che lo spirito è quello di una figura non di parte o di governo o di maggioranza, ma di una figura in cui si deve riconoscere l’intero Paese». Infine ha concluso: «Questo è il valore aggiunto. Il governo rappresenta una parte. Per Colao mantenere la terzietà è la cosa migliore». (leggi qui Il Lazio progetta la Fase 2: aperture dal 3 al 24 maggio)

Elegante, logico, politico. Qualche settimana fa, dopo aver mandato in avanscoperta Goffredo Bettini, Nicola Zingaretti aveva sostanzialmente stoppato l’ipotesi di ragionare su Mario Draghi presidente del consiglio. Blindando il Governo. Non Giuseppe Conte, che ha perso molti punti agli occhi del leader dei Dem. Ma Zingaretti sa due cose. Una crisi di governo adesso esporrebbe l’Italia ad un assalto all’arma bianca dei mercati, delle speculazioni finanziarie, dell’opposizione. Di tutti. Con il rischio di un avvitamento di una crisi già di per sé complicata e difficile .

Giuseppe Conte

In secondo luogo se si dovesse arrivare adesso ad un governo tecnico “benedetto” dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, sarebbe davvero complicato per il Partito Democratico pensare di tornare a guidare il Paese in tempi brevi. Perché la legislatura, in una situazione di emergenza, arriverebbe al termine. E poi l’alleanza con i Cinque Stelle sarebbe complicata da replicare. Mentre il centrodestra avrebbe il tempo di riorganizzarsi in maniera forte e credibile. Inoltre, con Mario Draghi a Palazzo Chigi i Partiti sparirebbero di fronte al suo spessore.

Vittorio Colao ministro aprirebbe un varco. Comunque, in meno di un anno, Nicola Zingaretti ha dato il contributo decisivo per estromettere Matteo Salvini dal Governo. Poi ha favorito lo strappo di Matteo Renzi, costringendo l’ex Rottamatore a uscire dal Pd. Ha blindato Giuseppe Conte demonetizzando Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Ha stoppato Mario Draghi e Vittorio Colao.

E c’è chi continua a sottovalutarlo.