Omicidio di Frosinone, Libera: «Come la ‘Ndrangheta a Duisburg»

Libera Lazio irrompe nel dibattito sul regolamento di conti tra bande albanesi in via Aldo Moro. Il coordinatore Cioffredi: «Grave sottovalutazione della classe dirigente, non di forze dell'ordine e magistratura». Sulla criminalità albanese: «Una delle più efferate e importanti». L’avvocato Zemblaku: «I giovani potrebbero rigettare le proprie origini per evitare etichette».

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Sette colpi di pistola, un cadavere a terra, tre persone ferite in ospedale: un “Romanzo criminale” inedito a Frosinone. Ancor più ad “Aldo Moro”: la via dello shopping e della movida, nella parte bassa della città. Si fa la corsa alla rassicurazione da una settimana a fronte di un omicidio e un triplice tentato omicidio, per offesa o difesa, da parte di un 23enne. Era stato già fermato due volte per possesso di droga e contante, sospettato di essere il cassiere di una banda albanese. (Leggi qui: Gli spari allo Shake ed il sepolcro di Frosinone).

Uno scontro, quello tra clan albanesi, che è avvenuto sabato scorso all’ora dell’aperitivo. Ieri la risposta della Frosinone perbene con la manifestazione spontanea al grido silenzioso di “Non restiamo indifferenti”. Tutti con gli occhi sbarrati e bocche spalancate davanti alle scene riprese dalle telecamere dello Shake Bar e del sistema di videosorveglianza comunale.

Dal Centro elaborazione dati del Municipio sono trapelate le immagini più delicate: quelle acquisite dagli inquirenti per incastrare l’omicida e proseguire le indagini, visto che la pistola non è stata ancora trovata. Grande strepito e successive dimissioni di un membro dello staff. (Leggi qui: Il video galeotto e l’imbarazzo di Kafka al Comune di Frosinone).

Prefettura, Questura, Procura e Comune, intanto, hanno tentato di rassicurare la popolazione senza minimizzare. È un fatto di una gravità assoluta, visto che ad “Aldo Moro” non si era mai visto sparare. Nessuno aveva mai rischiato di morire per un proiettile vagante: come le decine di persone dentro e fuori dal locale.

«Come la ‘Ndrangheta a Duisburg»

I soccorsi in via Aldo Moro

L’associazione antimafia Libera presieduta da don Luigi Ciotti, ad A Porte Aperte su Teleuniverso, non esita a paragonarla alla “Strage di Duisburg” del Ferragosto 2007: sei omicidi della ‘Ndrangheta in un ristorante italiano situato nella Valle della Ruhr. «È come la “Strage di Duisburg” – sostiene Gianpiero Cioffredi, coordinatore regionale dell’associazione antimafia – quando i cittadini tedeschi hanno scoperto che c’era la Ndrangheta in Germania».

I frusinati, allo stesso modo, avrebbero scoperto la criminalità albanese in casa. Le telecamere comunali, come l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine, non hanno minimamente dissuaso né gli accusati assalitori né chi ha fatto fuoco: in giro con una pistola con il colpo in canna, tra fondati sospetti di appartenenza a uno dei Clan albanesi.

Il 23enne sostiene di essersi difeso da un agguato. Altri parlano di un raid attuato per una ragazza contesa. Ma apparterebbe a uno dei Clan che gestiscono anche la prostituzione. All’Asse Attrezzato si era già sparato per qualche piazzola contesa: dove le donne dell’Est devono battere altrimenti fanno fuori le loro famiglie.  

«Tra le bande più efferate»

Giampiero Cioffredi (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Ad A Porte Aperte ci si pone una domanda: c’è stata una sottovalutazione del rischio? Nel senso: si poteva prevedere che il radicamento delle mafie albanesi fosse tale da potesse condurre a quel regolamento di conti? A rispondere è Gianpiero Cioffredi, è stato presidente dell’Osservatorio tecnico scientifico presso la Regione Lazio sulle Criminalità. Ed è coordinatore regionale di Libera: Associazione, nomi e numeri contro le mafie, presieduta dal don Ciotti. Quest’ultimo era stato a Frosinone agli inizi di febbraio per incontrare gli studenti dell’Itis Volta e la comunità frusinate.

Innanzitutto, per chi non la conoscesse, le presentazioni: «La criminalità albanese – riporta Cioffredi per conto di Libera – è diventata negli ultimi anni dieci anni una delle organizzazioni criminali più efferate e importanti nel nostro Paese e in Europa. Ormai controllano la logistica del narcotraffico nei grandi porti di Anversa e Rotterdam. In Italia hanno avuto un’evoluzione costante e rapidissima, tanto che i sodalizi albanesi siedono allo stesso tavolo di trattative con Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra».

Nel Lazio sono radicati quantomeno da un decennio. «Abbiamo assistito nei Castelli Romani a una guerra tra due gruppi albanesi – esemplifica il coordinatore di Libera Lazio -. A Frosinone Polizia, Carabinieri e Procura antimafia hanno fatto molte inchieste in cui ci sono molto spesso rappresentanti di gruppi albanesi. A partire dalla vicenda dell’aggressione del boss camorrista di Miano nel carcere di Frosinone. Un’aggressione guidata da un esponente del Clan Esposito insieme a due importanti boss albanesi».

«Rispondono a codici medievali»

Lo Shake dopo l’agguato

La situazione di Frosinone è diversa da quella della provincia. «A livello provinciale – riporta Cioffredisono egemoni i clan della Camorra: Casalesi, Mallardo, Esposito, Belforte, Licciardi, Giuliano, Mazzarella, Di Lauro, Gionta, Polverino e Pagano. Nella città di Frosinone, in questi anni, abbiamo invece assistito alla nascita di una forte criminalità organizzata autoctona. Insieme agli Spada e albanesi, hanno gestito il traffico di droga».

La forte capacità di coesione interna, a detta del responsabile di Libera Lazio, «quasi simile alla ‘Ndrangheta, visto che sono su base clanica, familiare, e rispondono a codici deontologici che risalgono al Medioevo». Si riferisce al Kanun: il diritto consuetudinario con il capofamiglia al centro.

«Tra le sanzioni più gravi c’è il tradimento della famiglia – evidenza Cioffredi -. Proprio dentro a questo codice, ripreso dalle organizzazioni criminali albanesi, c’è il “Codice della besa”, secondo cui onore e salvaguardia dell’organizzazione attraverso violenza e vendetta nei casi di controversie. Hanno avuto in questi anni pochi collaboratori di giustizia e sono tra le organizzazioni più temibili». Il 23enne ha detto di aver sparato per difendersi da chi avrebbe voluto accopparlo.

Rassicurare senza minimizzare

Il procuratore capo Guerriero con il questore Domenico Condello

Così, nell’immediato, il procuratore capo Antonio Guerriero: «L’assassino è stato preso. Le indagini non sono affatto concluse ma sono soltanto all’inizio per ricostruire cosa ci sia dietro a questo gravissimo fatto di sangue che ha coinvolto due gruppi albanesi».

Il questore Domenico Condello ha parlato delle indagini: «L’arrestato, già noto alle forze dell’ordine, si è costituito dopo che l’abbiamo individuato anche grazie alle telecamere comunali e braccato. Ora stiamo cercando l’arma e nel giro di poco contiamo di trovarla».

Poi il prefetto Ernesto Liguori: «Non siamo di fronte a un’emergenza criminale, ma attueremo una energica azione di contrasto».  Il sindaco Riccardo Mastrangeli, dal canto suo, ha concluso: «Fondamentali la tempestività delle forze dell’ordine e l’efficacia della rete di videosorveglianza attiva sul territorio comunale».

«Se c’è sottovalutazione, è della Politica»

Giampiero Cioffredi (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Telecamere fondamentali per assicurare alla giustizia gli autori del “Romanzo criminale” di Frosinone. Ma non per farlo scrivere affatto né allora né ancora una volta. Dovrebbe essere ancor prima un deterrente: non per la criminalità organizzata, perché di quella si parla.

«Mi unisco al plauso per le indagini condotte in maniera mirabile da Questura e Procura – assevera Cioffredi -. Indagini, tra l’altro, fatte con rigore ed eccellenza. Se c’è stata una sottovalutazione, è stata da parte delle classi dirigenti. La Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri hanno fatto numerose operazioni contro il narcotraffico e i sodalizi albanesi. Uno dei boss più importanti, tra quelli vissuti a Frosinone, sta in carcere».

Il tema della lotta alle mafie, secondo Libera Lazio, sarebbe sottovalutato dalle Amministrazioni locali. Cioffredi ricorda un appello della Polizia di Frosinone. «Il vicequestore Flavio Genovesi capo della Squadra Mobile, nel corso di un’intervista ha già chiesto maggiore consapevolezza del pericolo rappresentato dalle mafie e dalla criminalità organizzata a Frosinone. All’inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente della Corte d’appello ha cominciato la sua prolusione dicendo che Cassino e Frosinone possono essere associate alla capitali mafiose». (Leggi qui: Il j’accuse del giudice: «Cassino e Frosinone capitali mafiose»)

Una criminalità tutt’altro che silente

Invoca maggiore consapevolezza da parte dei Sindaci. Anche perché «Prefettura e forze dell’ordine non hanno mai sottovalutato la presenza delle mafie – assevera il responsabile di Libera Lazio -. Ce lo dicono le 3.084 operazioni finanziarie sospette negli ultimi cinque anni, nonché interdittive e confische di beni sequestrati. La lotta alle Mafie non può essere delegata solo alle forze di polizia e alla magistratura». (Leggi qui Meglio inquisire Peppe Patrizi che i boss albanesi).

Al di là dei limiti della Legge, che finisce per rimettere in libertà la microcriminalità, vede tanta sottovalutazione da parte della classe dirigente territoriale. Come se non fosse ormai appariscente: «La loro capacità – evidenzia Cioffrediè stata quella di mostrare l’efferatezza e l’efficienza criminale, tentando di costruire sempre relazioni di alleanza con le organizzazioni sia nei contesti locali che a livello europeo. La criminalità albanese è stata tutt’altro che silente, oggi sicuramente la più efferata tra le organizzazioni straniere».

«Non hanno lesinato scontri con i clan rumeni neanche nella provincia di Frosinone per il controllo della prostituzione – va avanti -. Sono cresciuti perché è cresciuta la loro capacità di intercettare il grande narcotraffico. Allacciano direttamente rapporti con i trafficanti di droga e armi nei Balcani come con i cartelli del narcotraffico in Sudamerica. È una mafia potente, che oggi inizia a fare anche azioni di riciclaggio di importanti ristoranti e locali del centro di Roma».  

Frosinone perbene non indifferente

La marcia contro l’Indifferenza lanciata da ‘Tutti i colori del libro’

Cioffredi mette in risalto di contro il primo protocollo d’intesa, di per sé storico, tra le Prefetture di Frosinone, Latina e Caserta proprio per contrastare meglio «la silente capacità imprenditoriale – la definisce – della Camorra nel Frusinate».

Emergono, oltre a quelli albanesi e rumeni, anche altri Clan: «A Roma le mafie nigeriane, che tengono prigioniere le prostitute con riti voodoo, e quella cinese, che agisce ormai come “Agenzia di servizi” per Camorra e Ndrangheta rispetto al riciclaggio di denaro sporco».  

Ieri sera la manifestazione “Non restiamo indifferenti”: «Il protagonismo di cittadini, associazioni e istituzioni è fondamentale – così il coordinatore di Libera Lazio -. Risveglio delle coscienze, capacità di costruire margini di socializzazione positiva, una cultura della legalità. Le Mafie non sono organizzazioni estranee ai nostri territori. Se crescono, vuol dire che ci sono fragilità nei nostri territori e sistemi di coesione territoriale».

In arrivo la Giornata contro le mafie

Don Luigi Ciotti (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Il prossimo 21 marzo cadrà la 29esima Giornata contro le mafie: quella, per esteso, della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Libera invita tutti alla partecipazione tra l’Esquilino e il Circo Massimo.

«Il Lazio è un laboratorio criminale unico in Italia – dichiara Cioffredi -. Ci sono tante positività e reazioni, ma è un richiamo anche alla Politica, affinché inserisca nell’agenda la costruzione di attenzione e consapevolezza nei confronti delle Mafie. Negli ultimi anni è scomparsa dall’agenda politica assieme alla corruzione». Chiede protagonismo e mobilitazione dei cittadini.

«Da Frosinone parteciperanno seicento studenti alla manifestazione – sottolinea il responsabile di Libera Lazio -. Sono venuto poche settimane fa con Don Ciotti in una scuola. Anche a Cassino abbiamo visto la voglia di riprendersi il proprio futuro e ridiventare protagonisti. Importanti la veglia di preghiera del Vescovo e la manifestazione, perché le mafie vogliono il silenzio attorno a loro». (Leggi qui La morte vista da un prete chiamato Ambrogio Spreafico e poi qui Lo “schiaffo” del vescovo a quel nostro sollievo ipocrita).

«Rischio di rigetto delle origini»

Mateo Zemblaku, avvocato italo-albanese e segretario del Psi Frosinone

C’è, però, tutt’altra Albania che vive e lavora onestamente a Frosinone. L’esodo iniziò quel lontano agosto del 1991, quando l’Italia scoprì gli effetti della caduta di un’altra dittatura: una nave interamente colorata, tra i sentimenti contrastanti degli italiani, dalla disperazione di oltre ventimila albanesi approdati al porto di Bari. Mateo Zemblaku, avvocato italo-albanese e segretario del Psi Frosinone, ha voluto spendere parole importanti contro la xenofobia dilagante dopo l’omicidio di matrice albanese.

«Sono fatti che sconvolgono in primis la comunità albanese così come tutti i frusinati, di cui è parte integrante da oltre trent’anni – ha detto al Messaggero e ribadito ad A Porte Aperte -. Lo dimostra il fatto che molti albanesi hanno avviato attività imprenditoriali in proprio in disparati settori: edilizia, artigianato, ristorazione e quant’altro». Non solo: «Per non parlare poi delle seconde e terze generazioni, nate e cresciute a Frosinone grazie ai sacrifici dei genitori per poi diventare anche medici, avvocati e architetti. Potrebbero anche rigettare le proprie origini pur di non sentirsi etichettate negativamente».

Zemblaku, anche nelle vesti di segretario locale del Partito Socialista, scatta una fotografia di Frosinone: «Purtroppo, mostra un divario socioeconomico impressionante tra differenti zone della città. C’è bisogno di ricucire questo strappo, perché emarginazione e abbandono creano sacche di disagio, degrado e solitudine, dove prolifera facilmente qualche fenomeno delinquenziale comune e non. C’è bisogno dell’impegno di tutti, ma soprattutto della Politica e della Cittadinanza attiva, offrendo loro opportunità e un percorso di vita inclusivo». (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti di martedì 12 marzo 2024: Zemblaku).

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