Il prefetto mette la moschea sotto l’albero di Natale

Durante gli auguri di natale in prefettura, Ignazio Portelli sollecita il Comune di Frosinone a trovare una soluzione per la moschea in città. "Se una comunità religiosa ha urbanisticamente errato nel fare un acquisto di un terreno, non può per questo essere bistrattata. Soprattutto se mal consigliata in questo acquisto". Chiede un terreno adeguato

Il prefetto mette la moschea sotto l’albero di Natale. Lo fa nel palazzo di Governo durante il ricevimento delle autorità per lo scambio degli auguri. Al momento del brindisi, prima di sollevare i calici, Ignazio Portelli prende il microfono e richiama l’attenzione dei presenti. Preferirebbe fare un giro nel Colosseo al posto dei cristiani durante le Venationes in cui rischiavano di fine in paio agli animali: non ama le conferenze. Lo dice “Ma in questi giorni sento il bisogno di dire alcune cose“.

Il palazzo della Prefettura di Frosinone

Rivela un dettaglio “Tra le mie guide spirituali, in gioventù c’è stato monsignor Angelo Cella“. Era il vescovo ausiliare di Palermo, la città in cui Ignazio Portelli si è formato ed ha preso servizio nell’amministrazione dello Stato. “Destino ha voluto che diventasse vescovo ordinario di Frosinone, cioè la città in cui anni dopo sono stato mandato a fare il prefetto“.

Non è una premessa legata agli affetti, non è un tentativo di attirare la benevolenza degli amministratori presenti. È un modo per dare ancora più peso a quanto di dirompente sta per dire. “Sono stati educato all’idea che ciascuno preghi il proprio Dio al suo modo e noi luoghi appropriati. Siamo a Natale e tutti, a partire da me stesso, devono essere più ragionevoli. La nostra Costituzione, la Corte Costituzionale in epoca recente, ricordano che la libertà religiosa comprende anche la libertà di culto. E la libertà di culto comprende anche il diritto di avere spazi nei quali poterla esercitare. Quindi è compito delle istituzioni dare risposte a questa esigenza, costituzionale e di alto valore“.

Ha appena detto che la moschea è un diritto. Lo ha detto a Frosinone. Dove la sola idea che la comunità musulmana possa presentare un progetto per la realizzazione di un luogo in cui pregare ha scatenato la discussione, diviso la città. In prima fila a sentirlo ci sono Ambrogio Spreafico, attuale vescovo di Frosinone, Lorenzo Loppa vescovo di Anagni, Donato Ogliari abate di Montecassino. Sorridono e annuiscono. Condividono.

Il progetto della moschea di Frosinone

Se a qualcuno non fosse chiaro, Ignazio Portelli prosegue: “Non si può comunque ostacolare l’insediamento di strutture religiose. Oggi le regole per un edificio di culto sono: un terreno pianeggiante, le aree di sgombero, i parcheggi intorno e quindi l’agibilità dei luoghi. E allora se una comunità religiosa ha urbanisticamente errato nel fare un acquisto di un terreno, non può per questo essere bistrattata. Soprattutto se potrebbe essere stata mal consigliata in questo acquisto “.

Il re è nudo. Nessuno può nascondersi a questo punto. Se c’è stato errore, se qualcuno ha consigliato male, non è giusto farne un pretesto.

Il prefetto prosegue e chiama ognuno alle sue responsabilità. A viso aspetto. “Occorre trovare una soluzione, secondo le regole del nostro ordinamento e della buona urbanistica. Nel nostro caso io spero che il Comune metta a disposizione un terreno adeguato, facendo anche una permuta. Si chiuda la polemica, dispettosa e fuorviante, si affermino i principi costituzionali”.

E se qualcuno non riesce ancora a provare un senso di vergogna, Ignazio Portelli conclude: “E ciascuno, come accade nelle democrazie occidentali evolute, libere e civili, possa pregare il proprio Dio in un luogo adeguato”.

La moschea è sotto l’albero di Natale. Cin cin a calici levati.