Il dopo Morini: per scoprirlo bisogna guardare alle Radici (di A. Anicio)

Nel corso della cena per la consegna dei premi culturali dell'associazione apartitica Radici tanti taglia a cuci di politica. Dalla pizza che riunisce il centrodestra alla salita che ha due fronte il centrosinistra

Ascanio Anicio

Esperto di tutti i mondi che stanno a Destra

Taglia e cuci dietro le quinte. Quelle di un evento culturale. Che non è politicizzato ma che i politici li richiama tutti. Da ogni schieramento. I Romani definivano gli affari di Stato più riservati mentre erano in gabinetto, nei tempi moderni è la tavola (o la pausa sigaretta) ad assolvere in maniera meno intima alla democrazia di relazione.

Il premio Radici

C’erano almeno cento persone alla serata organizzata dall’associazione Radici nel ristorante Piccolo Principe di Alatri. L’evento prevedeva che venissero consegnati tre premi. Tutti destinati a personalità o di enti che si sono distinti nei campi dell’identità, della tradizione e della famiglia. E così è stato. Hanno vinto il gruppo Folk Aria di Casa Nostra, fondato dal compianto Flavio Fiorletta, il professor Giovanni Sessa e il dottor Federico Iadicicco.

Il movimento culturale sta già lavorando per l’estate, in cantiere c’è “La notte dell’anello“: serate, almeno due, evocative della visione del mondo di J.R.R. Tolkien. Ma è solo una delle attività già messe in programma dai ragazzi capitanati dal presidente Gabriele Ritarossi con Giuseppe Pica e Giuseppe Pizzuti. Che possono già vantare manifestazioni cui hanno partecipato Ettore Gotti Tedeschi eMarcello Veneziani. Giusto per fare due nomi.

Radici è super partes. È questo fa ius modo che ai suoi eventi partecipino i politici di tutti gli schieramenti. I membri dell’associazione sembrano avere a cuore questa sottolineatura. I loro pensieri sono ascrivibili al mondo pro life e alcuni degli eventi messi in piedi hanno promosso quella che una volta si sarebbe chiamata “cultura di destra”. Ma durante la rassegna dell’altro giorno c’erano esponenti di destra e sinistra. Ed a tavola si parla…

Il centrodestra si riorganizza o almeno ci prova

La prima novità arriva durante la pausa sigaretta. La settimana passata ha avuto luogo una riunione – la più classica delle pizze – tra i rappresentanti di quello che, almeno sul piano degli schieramenti di partenza, è ancora il centrodestra.

Ad incontrarsi sono stati quelli che siedono all’opposizione con l’esclusione degli appartenenti alle liste civiche. Non è una novità di poco conto. Gli attori di quello schieramento, ad Alatri soprattutto, non si incontravano da tempo. Specie dopo la spaccatura che ha preceduto le elezioni comunali.

C’era il leghista di Ottaviani Gianluca Borrelli che non ha ancora trovato la quadra con l’altro collega di Partito seduto tra i banchi consiliari, cioè Roberto Addesse (sponda Fagiolo – Zicchieri). La partita per la loro fusione in un unico Gruppo consiliare è ferma. Si riaprirà, se si riaprirà, dopo le
elezioni Europee. Determinante potrebbe essere la conta che si terrà in
contemporanea con le sempre più imminenti elezioni Europee.

Il calcolo dei rapporti di forza avverrà sulle terne di preferenze che verranno espresse nelle urne. Gianluca Borrelli in questa fase si è avvicinato a coloro che a Roma vengono definiti “ribelli“. Ed i “ribelli” hanno come riferimento principale il consigliere regionale Daniele Giannini: “portano” Simona Baldassarre.

Gli altri, i “normalisti“, nella loro terna hanno di sicuro Cinzia Bonfrisco, pure perché una sua elezione a Bruxelles, consentirebbe all’avvocato Kristalia Papaevangeliu, prima dei non eletti al Senato con la Lega di Matteo Salvini, di entrare a Palazzo Madama. Roberto Addesse al premio Radici non c’era, però, sempre sulla base di quanto sussurrato tra una pausa e l’altra, starebbe dando una mano pure a Maria Veronica Rossi, che nel frattempo è impegnata in tour che ha toccato molte volte la Toscana di
Susanna Ceccardi. Attenzione, insomma, alle sorprese. (leggi qui Il Gioco del Trono tra i candidati della Lega per le Europee).

Alla pizzata di cui sopra ha partecipato – secondo alcune vulgate – pure Antonello Iannarilli, che è impegnato a battagliare in favore del suo amico di antica data Alfredo Antoniozzi.

Ma c’era pure il giovane Damiano Iovino che – stando ai rumors circolati nel corso delle premiazioni – stae invece con i ruspandiniani e con il gruppo che ad Alatri è stato creato da Samuel Battaglini. Per questo aderirà alla causa di Nicola Procaccini, sindaco di Terracina e meloniano doc.

Occhio al coordinamento locale di Fratelli d’Italia. Non è troppo tangibile, ma anche qui c’è un conteggio in atto: bisognerà capire se Antonello Iannarilli, entrato poche settimane fa nel partito guidato da Giorgi Meloni, sia già in grado o no di guidare i cosiddetti processi. Che slegato dal politichese sta a significare: comprendere se Iannarilli vincerà la sua sfida o no. Alfredo Antoniozzi, ad Alatri, dovrebbe arrivare primo tra i candidati di FdI.

Ma bisognerà vedere la classifica finale a livello provinciale. Perché l’ex presidente della Provincia si è attivato in maniera decisa e quando questo accade, specie sotto elezioni, è difficile per i suoi competitor dormire sonni tranquilli. Forza Italia, dopo la diaspora verso i conservatori e i sovranisti della Meloni, deve riorganizzarsi. Ad Alatri non si conosce ancora il nome
di chi detiene lo scettro partitico del berlusconismo. Le urne diranno. C’è
curiosità su un risultato senza padrone.

Le acque agitate del centrosinistra

Dall’altra parte della barricata. Il Partito Democratico e le liste civiche che sostengono la giunta dell’ingegner Giuseppe Morini devono badare anzitutto alla situazione amministrativa.

C’è la spinosa questione del Piano di Rigenerazione Urbana, che a Cassino ha portato al collasso dell’amministrazione di centrodestra. E che ad Alatri ancora non è stato votato. (leggi qui La crisi dietro l’angolo di Alatri ed i dubbi che arrivano da Cassino).

La sensazione è che una crisi, a ridosso dell’appuntamento elettorale non possa essere innescata. Ma un problema esiste. E, come caldeggiato
da Antonello Iannarilli durante lo scorso consiglio comunale, una
modalità risolutiva, quella decisiva, passa per la riapertura del
dialogo con la Regione Lazio.

E chi è che, provenendo da Alatri, siede alla Pisana? Il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mauro Buschini. Qui la questione si complica un po’ perché piano politico e piano amministrativo rischiano d’intrecciarsi.

Il presidente Buschini potrebbe contribuire a far uscire la Giunta comunale della sua città da questo ginepraio. Però ad Alatri si sta giocando pure la
battaglia per la candidatura a sindaco: il primo cittadino attuale è al secondo mandato consecutivo e non si può ricandidare; la scelta del suo successore passa per gli equilibri partitici provinciali.

Il ruolo di Smeriglio

Molto ruota attorno a Massimiliano Smeriglio, a lungo vice di Nicola Zingaretti alla guida della Regione Lazio ed ora candidato alle Europee. Il vice sindaco Fabio Di Fabio, che è un po’ il perno del Partito Democratico a trazione democristiana e che era presente alla serata premio di Radici, può
decidere se inserire Smeriglio nella sua Tena, oppure “portare” Danti -Sassoli – Bonafè, così, secchi, rischiando di mettersi contro, politicamente parlando, tutto il correntone Buschini – Fantini, che è convintamente schierato per la parte del presidente della Regione.

Il Piano di Rigenerazione Urbana c’entra poco, pure perché il consiglio comunale dovrebbe tenersi ben prima del 26. Ma se Di Fabio dovesse escludere dalla sua terna il candidato del segretario non lancerebbe un segnale distensivo a chi, dalle parti del Nazzareno, guarda ad Alatri con estrema attenzione.