Qualcuno faccia una proposta ora per Stellantis… o sarà tardi

Una serie di elementi concreti che la politica finge di non vedere. Ma il futuro dello stabilimento Stellantis Cassino Plant è molto diverso da come lo abbiamo vissuto in questi ultimi cinquant'anni. Occorre una proposta. Concreta. perché domani potrebbe essere già troppo tardi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

O qualcuno si muove con una proposta concreta oppure il futuro dello stabilimento Stellantis Cassino Plant è compromesso. A dirlo è una serie di evidenze, sempre più solide. Ma che nessuno dei parlamentari sul territorio si decide a voler considerare in maniera seria.

Cassino Plant è un sito di eccellenza assoluta con processi, macchinari e maestranze capaci di realizzare prodotti di alta gamma. Ma nessuno vuole mettersi in testa che solo questo non basta affatto per tenere in piedi una struttura simile. Per usare le parole di Sergio Marchionne ad Alessioporcu.it il giorno della presentazione ufficiale di Alfa Romeo Giulia e StelvioNon è un traguardo avere prodotto queste due belle macchine, se non le vendo non ho raggiunto nessun traguardo. La sfida inizia adesso: il traguardo l’avrò raggiunto se avrò venduto le macchine”. Il fatto è che i prodotti realizzati a Cassino, seppure eccellenti, non vendono abbastanza per pareggiare i conti.

I costi da tagliare

Tarlos Tavares e John Elkann

Questo è solo uno degli elementi da tenere in considerazione. L’altro è l’ormai famoso giudizio espresso dopo la visita fatta a Cassino dal Ceo Stellantis Carlos Tavares, uno dei pochi guru contemporanei dell’Automotive mondiale.

Disse nella sostanza: Bello, organizzato benissimo, ma fare le auto qui costa troppo ed il problema non sta nel costo del lavoro; costa troppo l’energia e la fiscalità è troppo alta. Significa che su ogni Giulia e Stelvio pesa una bolletta energetica troppo alta ed una sistema di tasse che non rende conveniente continuare a queste condizioni. (Leggi qui Tavares ed Elkann 7 ore a Cassino: la sfida è Grecale).

Il terzo punto da considerare è il passaggio all’elettrico. In occasione della presentazione dei conti del primo semestre 2021 del Gruppo Stellantis, proprio Carlos Tavares ha espresso un altro concetto chiave. Mettendo in chiaro che non è più sostenibile l’attuale situazione del gruppo in Italia. E che produrre auto elettriche aumenterà i costi di produzione intorno al 40%. La conseguenza è che se ieri non conveniva tenere in piedi Cassino Plant, domani lo sarà ancora meno.

Il domani Stellantis non è domani

Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica

Va subito messo in chiaro un punto: ieri e domani nel linguaggio industriale hanno un significato diverso da quello della vita di tutti i giorni. Cosa significa domani? Significa il prossimo piano industriale. E una volta che lì c’è scritto che uno stabilimento viene convertito o viene trasformato nel centro dell’impero, poi non c’è sciopero, manifestazione o minaccia di qualunque governo che possa far tornare indietro. Perché il Piano Industriale di una multinazionale passa attraverso Consigli d’amministrazione, banche, fondi d’investimento, CdA delle partecipate e delle controllanti. Una volta approvato non c’è modo di cambiarlo.

Cosa c’è nel prossimo piano? Qualcosa che ci aiuta a capirlo. Non c’è solo il passaggio all’elettrico, c’è un totale riassetto del ramo Italia. Che Stellantis vorrà realizzare con una logica di Gruppo e con una visione globale. Significa che i tempi di mamma Fiat e di Ciriaco De Mita che telefonava a Gianni Agnelli sono finiti per sempre. Oggi Stellantis è un colosso mondiale che a Torino ha tolto i mobili dell’Avvocato e si sta vendendo la palazzina dove c’erano i suoi uffici. Abbastanza chiaro adesso?

Il maxi prestito a Stellantis

Jean-Philippe Imparato sulla linea dello stabilimento Stellantis Cassino Plant

Un ultimo elemento da considerare. Il maxi prestito ricevuto da Fca per sistemare i conti prima di presentarsi al matrimonio con Stellantis. È il famoso prestito da 6,3 miliardi si euro sborsati da Intesa Sanpaolo: la banca si impegnò senza problemi ma chiese allo Stato italiano di fare da garante.

Volendo, Fca avrebbe trovato in un secondo centinaia di soggetti pronti a fare da garante. Allora? Se il garante è lo Stato è chiaro che le condizioni del prestito sono più favorevoli. Lo Stato Italiano non pretese un soldo per fare da garante ma pose due condizioni: non dovevano essere toccati i posti di lavoro, doveva essere realizzato il piano da 5 miliardi d’investimenti in Italia.

Ora cambia tutto. Da alcune settimane è stata firmata una nuova linea di credito da 12 miliardi di euro: serviranno per restituire a San Paolo i suoi 6,3 miliardi. A tirare fuori i soldi adesso sarà un pool di 29 banche. È chiaro che una volta rimborsati i 6,3 miliardi Stellantis non avrà più vincoli con lo Stato italiano.

La parola verrà rispettata

Uno degli ingressi di Cassino Plant

A quel punto Stellantis avrà un impegno morale. Che intende rispettare. È l’impegno a rispettare le promesse fatte all’Italia quando le ha fatto da garante.

Il presidente John Elkann ed il ceo Carlos Tavares hanno confermato anche nei giorni scorsi la parola data. E infatti è arrivato l’annuncio della Gigafactory da realizzare a Termoli, per produrre le batterie nel polo che finora ha realizzato i motori per tutto il gruppo Fca. E che da domani non avrebbe più nulla da fare dal momento che i motori tradizionali sono al tramonto.

Resta però il tema messo con chiaraezza a Cassino: fare le auto qui costa troppo. E quei costi vanno abbassati. Altrimenti, ha detto Carlos Tavares “darà dei problemi; e quasi tutti hanno capito che il gruppo sta cercando di fare il meglio per proteggere se stesso e il futuro”. Si spiega così l’accordo con i sindacati per gli esodi volontari: anche 5 o 6 anni di scivolo verso la pensione per snellire i costi del personale.

Ma il vero problema – aveva spiegato il Ceo portoghese, sono i costi dell’energia e la fiscalità. E o la nostra politica si muove adesso, con proposte serie e concrete. Oppure domani sarà troppo tardi.