Salvini accanto a Gerardi annuncia: “Un civico per Roma”

L'iniziativa della Lega a Roma. Fazzone in prima fila: ma è lì con Gasparri per rappresentare Forza Italia. Un civico come candidato al Campidoglio. Assalto a Zingaretti.

Camilla de Tourtrissac

Tagliacucitrice con gusto

Il coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone seduto in prima fila, la coordinatrice di Frosinone e deputata Francesca Gerardi seduta gomito a gomito con il Capitano Matteo Salvini. Sul palco i due uomini forti del Carroccio nel Lazio: l’ex sottosegretario Claudio Durigon e Francesco Zicchieri entrambi pontini ed eletti in Parlamento passando da Frosinone. C’è molto basso Lazio schierato sulla linea del fronte nel Palazzo dei Congressi all’Eur di Roma.

I candidati

Francesca Gerardi con Matteo Salvini Foto © Imagoeconomica / Carlo Lannutti

Non è un caso. È dalle province che si deve passare se si vuole consegnare l’avviso di sfratto a Nicola Zingaretti, assaltare il fortino del Governatore che è anche Segretario Nazionale del Pd. E consegnarlo al centrodestra. Claudio Durigon è il candidato governatore in pectore. Mentre per il Campidoglio Matteo Salvini dice «Io un nome ce l’ho» è un candidato che «non ha tessere di Partito». Molti pensano che sia solo tattica. Perché la Lega non può pensare di esprimere sia il candidato sindaco di Roma e sia il candidato alla Regione Lazio. Uno dei due deve lasciarlo o a Fratelli d’Italia o a Forza Italia. Da tempo circola il nome del vice presidente della Camera Fabio Rampelli: al palazzo dei Congressi è annunciata la sua presenza ma alla fine non andrà.

Sui cellulari degli addetti ai lavori, con una certa malizia arrivano le foto del senatore Claudio Fazzone in prima fila. Accompagnate dal commento “È fatta” o “È andato”. Invece è lì per garbo istituzionale, rispetto nei confronti dell’alleato. Con lui c’è anche Maurizio Gasparri, coordinatore romano di Forza Italia. Per Fratelli d’Italia c’è il consigliere regionale Fabrizio Ghera con il consigliere comunale Fabrizio Figliomeni.

Due nel mirino

Claudio Durigon, Francesco Zicchieri, Matteo Salvini

Nel mirino ci sono Virginia Raggi e Nicola Zingaretti. Sia il capidoglio che laPisana sono due bocconi ghiottissimi per il Capitano.

Matteo Salvini dice che se processano lui per avere tardato lo sbarco da Nave Gregoretti allora deve essere processata per sequestro di persona anche la sindaca di RomaPerché la fermata metro Barberini è un esperimento antropologico incredibile. Dieci mesi per sistemare la scala mobile e apre in uscita ma non in entrata”. Oppure per la presenza dei rifiuti: “a Roma c’è il monnezza virus”.

Affrinta la cosa in maniera diretta. Nei giorni scorsi il suo Claudio Durigon aveva detto senza mezzi termini che il Lazio ha bisogno di un Termovalorizzatore in più. Ora Matteo Salvini conferma e dice “Serve un impianto che valorizzi i rifiuti, non si può continuare a nasconderli”.

Un tiro e due bersagli: non solo la sindaca ma anche il governatore. “Zingaretti litiga con la sindaca e poi si sostengono a vicenda”.

Risposte a distanza

Le risposte arrivano a distanza. La prima gli arriva con un lancio d’agenzia nel quale Nicola Zingaretti risponde alle affermazioni secondo le quali al Pronto Soccorso di Milano una donna è andata per la sesta volta a chiederel’interruzione di gravidanza. Il governatore del Lazio ribatte: “Salvini la spara ogni giorno più grossa perché è in difficoltà. Con offese, teorie stravaganti e numeri a casaccio. Per fortuna nei pronto soccorso italiani non ascoltano le sue provocazioni. Giù le mani dalle donne. Giù le mani dalla sanità italiana». 

Virginia Raggi e Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Poi è il turno di Virginia Raggi. È in Friuli in visita alle Foibe. Da lì manda a dire “Salvini chiacchierone. È venuto a Roma a dire che ci vogliono più cantieri: peccato che quando si tratta di finanziare cantieri a Roma, hai tagliato fondi. Fatti un giro, ne ho aperti tanti malgrado i tuoi tagli”.

Una dato però non si può negare: Il palazzo dei Congressi è pieno come un uovo. Iscritti o semplici simpatizzanti sono così tanti che la sala non li contiene. È un segnale. Sul quale sia Raggi che Zingaretti dovranno riflettere.