Salvini in jeans parla al cuore ed alla testa, Berlusconi si fida sempre meno

La profonda differenza tra il messaggio di Forza Italia a Fiuggi una settimana fa e quello lanciato ieri da Salvini a Latina. La fine di Forza Italia è tutta lì. L'iniziativa di Ottaviani potrebbe essere l'unica scialuppa per salvare il Partito. Berlusconi non si fida. Teme il caterpillar Salvini-Di Maio e per le provinciali è sulla difensiva. L’intenzione della Lega sembra essere quella di radere al suolo la classe dirigente “azzurra”.

La fine di Forza Italia è una piazza con tremila persone, arrivate sabato a Latina da tutto il Lazio.

I Giardinetti si sono riempiti come non accadeva da anni per un evento politico: ma il Matteo Salvini visto ieri sera per la festa regionale della Lega non è un evento. È un cambiamento. Soprattutto se paragonato all’altro grande appuntamento politico della settimana precedente: la kermesse di Forza Italia a Fiuggi.

A Latina c’è gente, c’è popolo, c’è la casalinga ed il pensionato, ci sono giovani. A Fiuggi la folla era diversa: c’erano abiti da sera, gessati, grisaglie di sartoria, camicie su misura.

Anche i leader sono diversi. A Fiuggi c’era un signore di quasi ottant’anni, in doppiopetto scuro e cravatta, salito al potere nel ’94 dicendo che bisognava liberarsi del ‘vecchio’. A Latina c’è un leader politico in jeans, maglietta della Polizia di Stato e scarpette da ginnastica.

 

Soprattutto è il messaggio ad essere diverso. Matteo Salvini ha gridato a quelle 3mila persone la voglia di normalità che c’è nel Paese: «Io sono come voi, esattamente come voi. Non sono un grande e non sono un eroe».

È la frase che più di tutte avvicina il leader alla massa, partendo da Latina. Colma quel vuoto che la Politica ha scavato negli ultimi vent’anni, eliminando le preferenze perché sperava di proteggere se stessa.

Non ha bisogno di protezioni invece questo leader in maglietta e scarpette, a disagio quando indossa la cravatta sulla camicia con il collo abbottonato, capace di mettere insieme i cocci di un Partito in macerie dopo lo scandalo dei soldi pubblici investiti in diamanti e lauree per il Trota. Capace di spazzare via, con un perfetto parricidio politico, niente meno che il fondatore Umberto Bossi.

Un parricidio che Forza Italia non trova il coraggio di fare. Rimanendo imbalsamata intorno al mito del suo leader, ingessata dal cerchio magico. Che ha sempre impedito la trasformazione in Partito vero.

 

Non c’è bisogno di scorte per proteggere Matteo Salvini dalla folla accorsa a Latina. Al massimo sarebbe utile per mettere in ordine la gente che chiede un autografo o un selfie: occorre più di un’ora per riuscire ad accontentare tutti.

È quella voglia di normalità al potere ad avere riavvicinato la politica alla gente da Latina: è quel «Io sono come voi, non sono un eroe». Non basta. Salvini prevede e annuncia dal palco «È molto probabile che faremo anche degli errori, fidatevi». Fine delle certezze renziane e degli unti dal Signore di Berlusconi.

Parla di errori per sembrare più umano. Ma intanto dal palco sventola risultati che al pubblico lo fanno sembrare Superman. Nulla di che: ma a farli sembrare cose lunari è l’incapacità (o la mancanza di volontà) di chi lo ha preceduto nello spiegare le proprie scelte.  E allora diventano trionfi la fine dei taxi del mare nel Mediterraneo, il problema dei profughi che non è più solo italiano ma inizia ad essere europeo, il segnale chiaro di appoggio alle forze dell’ordine dato dalla maglietta che indossa. Forse non gli comprerà le Volanti nuove: sicuramente non li fa sentire soli come sono stati lasciati nel passato

Salvini promette ai 3mila di Latina: «Finiremo i cinque anni di Governo lasciando i conti in ordine, ma smettendo di distruggere il Paese come ha fatto la Sinistra per troppi anni». Non cade nell’errore di promettere tutto e subito: «Lo faremo piano piano, perché nessuno può fare dei miracoli. Lo sapevate quando ci avevate eletto. Così come sapete che io, quando prendo un impegno, e chiedo a voi la fiducia, vado fino in fondo».

È la contrapposizione con il resto d’Europa a renderlo sempre più forte in patria. Consentendogli di dire dal palco «Non esistono “no” che tengano. Niente e nessuno può fermarci».

Arrivato a Latina intorno alle 20.30, trascorsa un’ora tra selfie e firme, Salvini ha parlato per mezz’ora. Dando soddisfazione anche ai dirigenti locali: cosa che ormai i leader avevano dimenticato di fare quando andavano in trasferta. Ha assestato un paio di frecciate all’amministrazione comunale civica di Latina. Ha detto – senza nominarlo – che il sindaco Damiano Coletta è un «rosicone che perde tempo a cambiare i nomi ai parchi».

Anche questo è Salvini. Anche questa è la Lega.

 

Ma Berlusconi non si fida

Silvio Berlusconi non si fida della Lega, neppure dopo gli accordi siglati nelle cene ad Arcore o negli incontri a Palazzo Grazioli. Lo riporta il quotidiano Libero. Raccontando: “E dopo quanto accaduto sul rapporto deficit/pil, dove il ministro Giovanni Tria è stato spazzato via dal caterpillar Lega-M5S, si fiderà ancora meno. Non si fida di quello che dovrebbe essere il suo più importante alleato alle prossime elezioni amministrative, partendo da quelle del prossimo31 ottobre”.

Cioè non si fida neppure per le provinciali. Figuriamoci per le regionali e per le comunali. Perché teme che il Carroccio possa fare accordi di desistenza con il Movimento Cinque Stelle al momento della formazione delle liste.

Scrive Libero: “Per questo, ha dato incarico ai suoi tre luogotenenti in tema di elezioni, Gregorio Fontana, Marcello Fiori e Maurizio Gasparri, di inviare una circolare a tutti i coordinatori regionali e provinciali azzurri, in cui si mette nero su bianco termini e modalità dell’alleanza elettorale con la Lega. Perchè il “vincolo di coalizione” certificato ad Arcore sia rispettato pienamente”. 

Oltre a questo c’è anche il fatto che la Lega sta continuando la campagna acquisti ad ogni livello e lo stiamo vedendo anche e soprattutto in provincia di Frosinone.

Dove, per esempio, al Comune capoluogo c’è già un gruppo di tre persone. A confermare le preoccupazioni di Berlusconi è anche il fatto che proprio ieri sera, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ha partecipato alla festa regionale del Carroccio a Latina, salendo sul palco con Matteo Salvini. (leggi qui Nicola Ottaviani sale sul palco della Lega: per mandare in soffitta Forza Italia e leggi anche qui La lunga telefonata tra Tajani e Ottaviani appena sceso dal palco leghista di Latina)

 

In queste condizioni come si fa a parlare di unità della coalizione di centrodestra, anche con riferimento alle provinciali del 31 ottobre prossimo?

Forza Italia è sotto attacco, ma la Lega non intende cooptare deputati e senatori. No, si rivolge agli elettori e agli amministratori locali.

Silvio Berlusconi lo ha capito ed è per questo che non si fida.