«Se tolgo i veleni dalla Polveriera poi mi criticate»

Il confronto tra il sindaco ed i Medici per l'Ambiente. Lo scontro con la dura realtà: "la bonifica costa". E con le polemiche: "Se spendo quei soldi per l'ex Polveriera poi mi criticate” Ecco perché i progetti sono al palo

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Un milione e duecentomila euro. È questa la cifra che separa il comune di Anagni da qualunque possibilità di concretizzare i progetti di riconversione della ex polveriera. È l’area di 180 ettari nella quale l’Esercito Italiano ha immagazzinato fino agli Anni Duemila le le munizioni leggere e d’artiglieria da utilizzare in caso di guerra. L’ 1,2 milioni è la cifra che dovrebbe servire ad effettuare una bonifica propedeutica a qualunque forma di sfruttamento di quella zona; qualunque progetto: dal centro logistico, al centro universitario, al semplice parco verde. Tutto ciò sarà impossibile se non si metterà prima in sicurezza la zona. È quello che, senza mezzi termini, ha detto qualche giorno fa il sindaco di Anagni Daniele Natalia, intervenendo ad un convegno organizzato dall’Associazione medici per l’ambiente per fare il punto sullo stato di salute della Valle del Sacco.

Ma non una discarica

Carlo Noto

Dello stato della ex polveriera di Anagni negli ultimi giorni si è parlato parecchio, soprattutto per le incertezze relative all’individuazione, in provincia di Frosinone, di un nuovo sito per il conferimento dei rifiuti dopo l’esaurimento di Roccasecca.

Il sindaco, che nei giorni scorsi ha in ogni caso categoricamente escluso la possibilità che dentro l’ex polveriera si potesse realizzare una discarica, è poi tornato su quello che da anni è un punto caldo: e cioè il destino finale della ex polveriera, rilevata dall’allora amministrazione Noto nel 2009, pagando 6 milioni di euro. Venne fatto con uno scopo preciso: togliere quel bene dalle aree senza destinazione e che proprio per questo potevano essere utilizzate come discarica provinciale.

Il problema è che l’ex Polveriera, dopo l’investimento, è rimasta praticamente inutilizzata: tanto che, nell’amministrazione successiva, quella Bassetta, si è cercato di favorire una dismissione per evitare di appesantire le già sofferenti casse della città.

Se bonifico la Polveriera poi mi criticate

Natalia, al riguardo, ha ribadito la con orgoglio la manovra fatta nel 2009 quando l’acquisto della ex Polveriera consentì di evitare che la stessa fosse venduta a privati che certamente avrebbero avuto sulla stessa intenzioni meno nobili. Ha però ribadito che ogni ipotesi di progetto deve essere comunque legata alla bonifica di quella zona per la quale, attualmente, ci vogliono circa 1 milione e duecentomila euro. Soldi che, ha detto il sindaco, «se li mettessi, genererebbero polemiche da parte di tanti che mi criticherebbero per avere utilizzato quel denaro lì piuttosto che in altre zone».

Daniele Natalia (Foto: Massimo Iachetta)

Natalia ne ha poi approfittato per fare riferimento alle polemiche relative all’inserimento di Anagni nel progetto Ancler, ovvero la sistemazione nel territorio anagnino di una serie di centraline per il rilevamento dell’inquinamento. Un progetto realizzato anche grazie all’intervento del dottor Necci, presente in consiglio all’opposizione, ma con un atteggiamento certamente non ostativo verso la maggioranza.

Natalia si è detto orgoglioso di un progetto del genere. Mettendo fine alle polemiche tra chi ritiene poco affidabili quelle centraline preferendogli solo quelle ufficiali dell’Arpa Lazio. E chi invece le giudica uno strumento valido.

Ambientalisti, non integralisti

Ed ha concluso il proprio intervento ribadendo orgogliosamente di essere attento all’ambiente della città. Ma di essere assolutamente contrario chi fa ambientalismo con «un atteggiamento integralista». Difficile non vedere un riferimento alle polemiche scatenate sul tema del biodigestore che Saf e Saxa Gres dovrebbero realizzare nel territorio del comune.

Un impianto sul quale Natalia ha sempre detto di volersi esprimere basandosi solo sui dati senza pregiudizi. Mentre altri in città hanno usati toni molto più forti. (Leggi a questo proposito “Ora vi racconto come il bio metano ha cambiato il mio Comune”).