Segnali per Zingaretti: i renziani non firmano. E dal Mibact c’è il terzo ricorso

La maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Lazio firma un comunicato congiunto con cui si impegna a proporre una legge per ricordare il rastrellamento nazifascista del Quadraro. Manca la firma dei renziani. Invece il ministero guidato da Dario Franceschini impugna per la terza volta una legge approvata dal Lazio. E la porta all'attenzione della Corte Costituzionale

Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io”, saggezza popolare che Totò modificò nella seconda parte in “… dai parenti mi guardo io”. Nicola Zingaretti ora potrebbe apportare un ulteriore adattamento e trasformarla in “Dagli alleati mi guardi Iddio che dall’opposizione mi guardo io”. Perché è proprio dalle file amiche che si iniziano a notare i movimenti più sospetti in queste ore.

La firma mancante

Enrico Cavallari e Marietta Tidei, costituiscono il gruppo di Italia Viva in Regione Lazio

L’ultimo in ordine di tempo sta in un comunicato congiunto. Quello con cui la Maggioranza di governo del Lazio dice si ad una legge in ricordo del rastrellamento nazifascista al Quadraro. Testo che vuole garantire la memoria del 17 aprile: una delle ferite più profonde nella storia di Roma.

In questo giorno – spiega il Comunicato diffuso in mattinata dall’Ufficio Stampa – si ricorda quando, nel 1944, le truppe nazifasciste che occupavano Roma deportarono 947 romani, la maggior parte dei quali non fece piu ritorno a casa. In un momento tragico come quello che sta vivendo il nostro Paese, crediamo che sia necessario mettere in campo tutte le iniziative che possano, una volta di più preservare la memoria degli avvenimenti di quegli anni”.

Segue l’impegno di presentare una proposta di legge “per la custodia e il ricordo dei fatti del Quadraro. Una proposta di legge da promuovere e discutere ovviamente non appena arriveranno tempi migliori”.

Seguono le firme dei Capigruppo di maggioranza al Consiglio Regionale del Lazio. Per la precisione: Marco Vincenzi (Pd), Marta Bonafoni (Lista Zingaretti), Daniele Ognibene (Leu), Paolo Ciani (Demos), Alessandro Capriccioli (+ Europa Radicali).

Tutto qui? Esattamente. Manca la firma dei renziani di Italia Viva. Magari erano assenti e non hanno fatto in tempo? No, ormai i contatti sono quotidiani ed on line. Il segnale è chiaro, politico, forte.

E sono tre

Nicola Zingaretti e Dario Franceschini © Imagoeconomica, Benvegnu’ e Guaitoli

L’altro segnale a Nicola Zingaretti arriva invece dal fronte del governo nazionale. Il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali guidato dal Dem Dario Franceschini si appresta ad impugnare per la terza volta un atto della Regione Lazio guidata dal segretario nazionale Dem Nicola Zingaretti.

Questa volta a finire nel mirino dei funzionari del Ministero sono alcuni passaggi del Collegato alla Finanziaria 2019 votato il 27 Febbraio 2020 dal Consiglio Regionale.

In precedenza avevano impugnato di fronte alla Corte Costituzionale il Collegato alla Finanziaria Regionale 2018 ed il testo del Piano Territoriale e Paesaggistico approvato dopo mille trattative la scorsa estate. (leggi qui Il mistero poco buffo del Ptpr bloccato a Zingaretti dal governo tenuta da Zingaretti).

Sotto il profilo tecnico, l’azione del Ministero è ineccepibile: se i dirigenti individuano palesi incongruenze con la normativa nazionale è doveroso sollevare il conflitto di fronte alla Corte Costituzionale. Ma delle due, l’una: o in Regione Lazio hanno dimenticato quali sono i loro confini legislativi, o al Mibact di Dario Franceschini hanno una particolare predisposizione nel censurare gli atti legislativi di maggiore importanza varati dalla Regione Lazio governata da Zingaretti.

Tutti e tre i ricorsi hanno messo sub iudice altrettanti testi normativi attesi da tempo. E oggi, con il PIL in caduta libera, quanto mai necessari.

Meno male che lì ci sono gli amici.