Tutti assolti, l’aeroporto non era un sogno inutile

Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. Il caso dell'Aeroporto di Frosinone. Tutti assolti. Non ci sperpero. Si poteva stabilire prima.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Li hanno assolti. Gli ex presidenti della società Aeroporti di Frosinone Giacomo D’Amico e Gabriele Picano non hanno commesso peculato: non hanno sperperato soldi in stipendi e consulenze sapendo che quell’aeroporto non si poteva fare.

Chiariamo subito: la procura di Frosinone non è impazzita. Non ha indagato a vuoto per anni. Partiva da un presupposto solido: ci sono ben 5 atti con i quali il ministero dei Trasporti diceva che l’aeroporto a Frosinone non si può fare. Per evidenti ragioni tecniche.

Però, nemmeno Giacomo D’Amico e Gabriele Picano sono dei maneggioni: lì ci sono andati sulla base di una legge regionale che individuava Frosinone come sede dell’aeroporto. E disponeva la realizzazione di tutti gli atti necessari.

Se qualcuno ha sperperato denaro pubblico, non sono loro. Ma chi all’epoca dispose la realizzazione dell’aeroporto. Cioè la Regione

Che aveva il potere per farlo: è un’assemblea legislativa, fa leggi come lo Stato. Ed aveva anche un buon motivo: il ministero aveva disposto lo spostamento di Ciampino a Viterbo; Frosinone era arrivata seconda in quella cosa. La Regione ritenne che ci fosse spazio per tutti.

Tutto chiaro. Nessun persecutore in toga, nessun profittatore, nessuna legge basata sul nulla. Ognuno ha esercitato il suo ruolo. Il sistema funziona.

Un solo rammarico: potevamo chiuderla in 6 mesi e non portarla avanti per oltre 6 anni. È su questo che la gente perde la fiducia nella giustizia.