I giorni della decisione per dom Pietro, nell’abbazia di Praglia

Domenico Malatesta

Conte della Selvotta

 

di Domenico Malatesta
Conte della Selvotta

 

 

«Il nostro confratello è innocente. Non si è appropriato di alcuna somma, che comunque era nella sua disponibilità per lo svolgimento del suo incarico»: è quanto avrebbero dichiarato ai giudici romani i prelati di Montecassino e della Diocesi di Cassino e della Curia romana. E lo stesso arcivescovo di Gaeta, don Bernardo D’Onorio, in un convegno l’anno scorso riferì che nessun ammanco si era registrato nelle casse del monastero e della Diocesi. Quindi tutti avrebbero scagionato dom Pietro Vittorelli da ogni accusa. Tanto da mettere in crisi le indagini delle Fiamme Gialle che avevano avuto l’incarico dalla procura romana, in base ad un rapporto della banca vaticana che per legge aveva fatto la segnalazione sugli strani movimenti contabili. E gli eventuali danneggiati, monastero di Montecassino e Diocesi di Cassino-Sora, non hanno presentato alcuna denuncia di appropriazione indebita. E perciò, secondo il suo legale, il reato non c’è e quindi va scagionato da ogni accusa. (leggi qui l’anteprima di Alessioporcu.it che anticipava il supplemento d’indagine su dom Pietro Vittorelli)

 

IL RITORNO A PRAGLIA

Pietro Vittorelli è ancora un monaco benedettino con il titolo di abate emerito di Montecassino. Vive tra la sua casa romana e l’abbazia benedettina di Praglia: un monastero n provincia di Padova, tra i campi alle falde dei Colli Euganei. Fondato dai Maltraveso nell’anno 1080, ospita una comunità di 49 monaci. Lì Antonio Fogazzaro ambientò alcune parti del suo romanzo Piccolo Mondo Moderno.

Dom Pietro era stato assegnato a quella struttura, prima ancora che scoppiasse lo scandalo. Da poco aveva subito il devastante screzio neurologico che l’ha costretto ad un lungo e faticoso periodo di cure. Nel corso del quale – a giugno del 2013 – decise di dimettersi dalla carica di 191.mo abate di Montecassino. Si pensò che Praglia fosse una destinazione scelta per avvicinarlo fisicamente alle cliniche nelle quali doveva andare ogni settimana per recuperare l’uso del corpo, rimasto segnato dalla malattia. E in parte era così. Ma era anche un modo per tenerlo lontano dalle tensioni che stavano per abbattersi su Montecassino, con l’inchiesta avviata da Roma.

A Praglia, dom Pietro c’è rimasto non molto. Assorbito dalle cure sanitarie tra Roma e una clinica svizzera, ha deciso di avviare un periodo di riflessione. Ed ha chiesto il permesso di esclaustrazione. Si tratta di un periodo di riflessione, al termine del quale decidere se rimanere nella vita monastica oppure tornare alla vita comune. Dura un anno. Al termine del quale però, nel giugno 2014, chiede di usufruire d’un ulteriore periodo in base al canone 686 del Codice di Diritto Canonico. (leggi qui tutti i dettagli)

 

LE APPARIZIONI

Da quel momento, la sua prima apparizione è del 12 agosto 2015. Arriva a sorpresa a Casalvieri per partecipare ad una cena privata, organizzata dal presidente di Aspin Genesio Rocca. Alle persone che sono a tavola dice«Ci sono responsabilità, nella vita, che puoi assumerti solo se hai la forza mentale e fisica per portare a compimento nel migliore dei modi, il tuo lavoro, la tua missione, il tuo obiettivo. Quando ho deciso di lasciare, questa forza, purtroppo, sentivo di non averla». (leggi qui i dettagli di quella cena del 2015)

Il mese successivo appare a Fiuggi. Ma questa volta non è in abiti borghesi. Indossa la tonaca da prete, senza alcunché che possa identificarlo come un ex abate ordinario. L’undici settembre interviene ad un convegno organizzato dall’allora vice presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani di Forza Italia. Parla delle ‘Radici cristiane dell’Europa’, In quel periodo si mormora di un suo possibile impegno in Europa. (leggi qui). In quell’occasione sgombera il campo da ogni voce: assicura che non si impegnerà in politica (vedi qui l’intero intervento video).

E’ subito dopo quel convegno che scoppia lo scandalo nello scandalo. Accanto all’inchiesta sui fondi fa la sua comparsa una serie di rivelazioni sulla condotta morale dell’abate. Le pubblica con ogni dettaglio il sito Dagospia. Fa riferimento ad una serie di azioni non consone alla vita di un monaco: lussi, cocaina, passioni carnali. (leggi qui) (leggi qui La coscienza di dom Pietro di fronte ad un televisore a Londra).

Da quel momento, dom Pietro evita qualsiasi apparizione. Fino all’anno scorso, giugno 2016: don Pietro va a votare per le elezioni comunali nel seggio di san Silvestro, dove votano gli abitanti di Montecassino, insieme agli altri monaci e all’abate. E’ una delle poche uscite pubbliche per l’ex abate, a parte i periodici ritorni nella sua casa di San Vittore del Lazio.

 

IL RITORNO?

Da alcune settimane, dom Pietro Vittorelli ha fatto ritorno nell’abbazia di Praglia. Lì, secondo alcune indiscrezioni, attenderà l’imminente scadenza del mese di giugno. In quei giorni scadrà il termine massimo di ‘licenza’, il periodo di esclaustrazione. E dovrà decidere cosa fare della sua vita.

Le informazioni giunte da colà al Conte della Selvotta, coincidono qun quanto scritto negli appunti del vaticanista abbaziale nonché antico cronista comunale Domenico Tortolano. Assicurano che dom Pietro scandisca le sue giornate immerso nella preghiera.

Tra le mura vaticane e del “sacro monte” si sussurra anche che “per le sue vicende personali dovrà renderne conto solo a Dio e non ad altri. Sarà Dio a giudicarlo, nella Sua infinita misericordia. Vi fu perdono per Saulo, vi sarà certamente perdono per chiunque lo vorrà.”

Lo vorrà, dom Pietro Vittorelli?

 

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