Silvio il cannibale e le candidature (locali) che possono attendere

Già il semplice arrivo di Silvio Berlusconi a Fiuggi aveva avuto l’effetto di far passare in secondo piano gli interventi di tutti i generali di Forza Italia, compreso Antonio Tajani, primus inter pares del consiglio di guerra del Cavaliere.

 

Figuriamoci se potevano esserci riferimenti o protagonismi dei dirigenti locali “azzurri”. Che erano tutti lì, tarantolati nel frenetico andirivieni nei corridoi: Mario Abbruzzese, Nicola Ottaviani, Danilo Magliocchetti, Gianluca Quadrini, Pasquale Ciacciarelli.
Molto più disincantato Antonello Iannarilli, seduto ad un tavolo in terrazza con il presidente della Camera di Commercio Marcello Pigliacelli e con il numero uno di Confimpreseitalia Guido D’Amico.

 

Eppure per mesi si era parlato di modello Ciociaria, di dossier segreto che Berlusconi custodisce a Villa Gernetto con i nomi dei possibili candidati alla Camera, al Senato e alla Regione. Dossier compilato e aggiornato da Marcello Fiori, responsabile degli enti locali. Invece niente. Nessun riferimento. Impossibile farlo sul palco, ma nemmeno nei corridoi, neppure sulle scale. Nulla.

 

Mario Abbruzzese nei mesi scorsi era stato ad Arcore, ospite ad un pranzo di lavoro del Cavaliere. In quella sede, narra la vulgata “azzurra” locale, si era parlato dell’ipotesi di candidare il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani alla presidenza della Regione, magari attraverso le primarie. Bypassando (anche se non si capisce come) l’ostacolo insormontabile dell’ineleggibilità. O forse Ottaviani sarebbe stato inserito nei candidati blindati alla Camera, nel “pacchetto blindato” degli amministratori locali che secondo Berlusconi potrebbero rivelarsi preziosi sui territori e comunque in grado di portare più voti dei politici professionisti. Nulla, neppure un cenno.

 

Nel dossier, pubblicato anche da autorevolissimi organi di stampa, dovevano esserci, oltre al nome di Ottaviani, quelli di Mario Abbruzzese, Samuel Battaglini, Danilo Magliocchetti. Magari ci sono davvero, ma siamo sicuri che è da quel documento che verranno prese le candidature?

 

Mario Abbruzzese sicuramente sarà candidato: alla Camera più che alla Regione Lazio, destinazione che preferirebbe. Gli altri, tutti gli altri dovranno sudarsela, sgomitare, cercare di entrare nelle “grazie politiche” di Abbruzzese, che a sua volta dovrà girare la pratica ad Antonio Tajani.

 

L’unico che sembra sicuro del fatto suo è Antonello Iannarilli: punta alla Camera. Ma ci sono anche Silvio Ferraguti, Adriano Piacentini, Alessandra Mandarelli, Serena Petricca. Però il punto è molto semplice: in attesa di sapere con quale legge elettorale si andrà alle urne, solo il capolista bloccato alla Camera sarà eletto sicuramente. Per tutti gli altri, perfino al Senato, è un terno al lotto. Nessuno ha la vocazione del portatore d’acqua.

 

Alla Regione guardano Gianluca Quadrini e Danilo Magliocchetti, Pasquale Ciacciarelli e Maria Teresa Graziani. Anche in questo caso la “benedizione” di Abbruzzese sarà fondamentale. Ammesso che alla fine non sia lui a decidere di concorrere alla Regione.
Davanti all’intervento di Silvio Berlusconi tutto è passato in secondo piano. Però alla fine la lezione politica che viene da Fiuggi è anche quella che per le candidature si farà come sempre. Decideranno i generali nel “consiglio di guerra”. Consultando i colonnelli sui territori.
Insomma, sceglierà Mario Abbruzzese. Anche se più di qualcuno cercherà di scavalcarlo cercando di contattare direttamente Marcello Fiori o Claudio Fazzone, coordinatore regionale. Quadro complicatissimo, da notte dei lunghi coltelli. Meno male che Silvio c’è.

 

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