L'evasione fiscale sottrae entrate che garantiscono servizi alla macchina amministrativa e il capoluogo ciociaro è 5 volte più affidabile
Le entrate tributarie sono una delle principali fonti di finanziamento dei Comuni: ammontano ad un quarto circa degli incassi delle amministrazioni italiane. Se i cittadini non pagano le tasse Comunali non ci sono abbastanza soldi in cassa per garantire i servizi per tutti.
Vale per gli enti e vale anche per chi fornisce servizi essenziali. Acea Ato5 ad esempio: se i cittadini non pagano la bolletta dell’acqua il gestore è tenuto per legge a riversare quelle bollette nel bilancio spalmandole su tutti gli utenti onesti. Perché?
Non è possibile pensare di fermare gli scuolabus, le mense, le circolari, l’acqua in casa. E tutto questo ha un costo: il bus, l’autista, la nafta, la corrente per sollevare l’acqua e l’impianto per depurarla. Il principio su cui si basa la legge è che deve pagare chi usa il servizio e se qualcuno lo usa a scrocco significa che aumenta la quota per tutti perché aumenta il costo.
Il ruolo fondamentale delle amministrazioni
I Comuni provvedono ai controlli relativi ai tributi di propria competenza. Hanno il dovere di predisporre dei sistemi di riscossione e controllo. Cioè, fare in modo che paghino tutti, in modo che tutti paghino il giusto e non pure la quota degli altri.
Per avere un’idea concreta di quanto possono incidere a livello di bilancio, viene calcolata la propensione al tax gap. Che rappresenta quanto viene evaso sul totale di ciò che dovrebbe entrare all’interno delle casse dello Stato.
Secondo l’ultima relazione sull’economia non osservata, nel 2022 l’imposta più evasa è l’Irpef da lavoro autonomo. Si stima che il 68,7% del gettito teorico risulti evaso. Seguono Imu-Tasi (25,1%), Ires (23,7%) e Iva (19,3%). Attività di controllo e sistemi efficienti di riscossione sono quindi un elemento strategico per gli enti pubblici, a partire dai Comuni.
Quanto spendono comuni per gestire i tributi
Secondo l’ultima rilevazione di Openpolis, si trovano tutte nel centro-nord le grandi città, che spendono di più per la gestione dei tributi. Nel dettaglio, Venezia spende 192,98 euro pro capite, circa il doppio rispetto alla seconda (Trieste, 88,33). Uscite minori invece a Roma (11,92), Napoli (8,94) e Catania (6,19).
Se, invece, si considerano tutti i Comuni italiani, la spesa media ammonta a 26,12 euro a persona. In media, gli importi maggiori si registrano nelle amministrazioni dei territori autonomi della Valle d’Aosta (196,26), di Trento (82,42) e del Friuli-Venezia Giulia (69,15).
Spendono di meno invece i comuni siciliani (17,88), veneti (16,92) e campani (15,49).
Frosinone cinque volte più performante
Il Comune di Frosinone si posiziona al vertice assoluto di questa speciale classifica. Nel 2021 il Comune Capoluogo ha sostenuto una spesa pro capite di € 81.19, a fronte di una spesa assoluta pari a € 3.558.411,51.
Risulta la più alta di tutte le altre città capoluogo della Regione. E addirittura tra le più alte in Italia. La Capitale spende pro capite appena Roma € 11,92. Rieti € 20,62; Viterbo € 19,53 ed infine Latina € 10,37.
Il dato di Frosinone risulta ancor più performante se solo si considera che la spesa del Comune Capoluogo è 5 volte superiore alla media delle altre realtà del Lazio. Come è notevolmente superiore alla media (26,12) di tutti gli altri Comuni italiani.
I numeri dicono che l’amministrazione del Capoluogo ciociaro sta cercando di sfruttare al massimo le entrate tributarie, attivando anche dei controlli capillari per contrastarne efficacemente l’evasione. Non è una caccia all’evasore ma una forma di tutela per i contribuenti onesti che pagano in modo preciso e puntuale: così si evita che debbano caricarsi anche le bollette non pagate dagli altri.
Questione di rigore
Ad imporre il controllo certosino è stato anche il gravoso piano di rientro con il quale il Comune di Frosinone ha quasi azzerato in dieci anni tutto il debito che si era accumulato dal Dopoguerra in poi. Quel piano ha imposto controlli sulle tasse così rigidi perché non è possibile pensare di chiedere allo Stato un piano di rientro quando si hanno milioni da riscuotere.
Tanto per fare un esempio. Nella sola provincia di Frosinone negli ultimi due anni sono stati scoperti circa 2.600 allacci abusivi alla rete idrica: per loro pagavano i clienti onesti. Acea Ato5 li ha portati a regolarizzare la posizione, aumentando così il parco clienti in regola. È un intero paese in più, circa l’1% della clientela. Ha evitato – solo quello – una parte degli aumenti.
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