Stellantis, il microchip uccide più del covid

Il calo della produzione Stellantis nel III trimestre. Le preoccupazioni del sindacato. Il dramma nei numeri di Cassino Plant. In attesa di un piano che dia indicazioni per il futuro.

Giovanni Giuliani

Giornalista malato di calcio e di storie

Peggio che nel periodo dell’emergenza Covid. I primi nove mesi del 2021 per lo stabilimento Stellantis di Cassino sono stati tragici: la produzione è crollata, scendendo più giù del periodo del lockdown 2020; il numero dei dipendenti a Piedimonte San Germano nell’ultimo anno e mezzo è sceso di mille unità.

     I dati certificano una situazione delicata. Li ha analizzati la Fim-Cisl. Sono relativi al III trimestre dell’anno in corso (luglio – settembre). Quei numeri dicono che la carenza di semiconduttori, cioè i microchip essenziali per il funzionamento delle auto, colpisce più della pandemia.

     A Cassino Plant da gennaio a settembre 2021 si sono prodotti appena 32.554 veicoli. Erano stati 37.315 nello stesso periodo del 2020. Ciò significa che il calo è del 12,8 per cento. Nel terzo trimestre 2019 le vetture prodotte tra Giulia, Giulietta e Stelvio erano state oltre 58 mila.  Facendo il raffronto la discesa, in questo caso, si attesta al 21,5%.

Radiografia di un declino

Scendendo nello specifico: da Cassino sono usciti 11.281 modelli Giulia e 21.173 Stelvio. «E’ dal 2017 – dice il segretario nazionale dei metalmeccanici Cisl Ferdinando Uliano  che continua la flessione. Attualmente lo stabilimento cassinate è al 10%-15% della propria potenzialità produttiva».

 Nel corso di questo 2021 si è fatto, oltretutto, un continuo ricorso alla Cig. L’occupazione  – dice la Fim Cisl – nel corso dell’ultimo anno e mezzo si è ridotta di oltre 1.000 lavoratori, passando da circa 4300 a 3.289 addetti

Da luglio a settembre si sono persi quasi 20 giorni lavorativi (-38%) che vanno ad aggiungersi ai circa 46 giorni di chiusura collettiva del primo semestre. 

     Ma anche nei restanti giorni  si va a scartamento ridotto con circa 500 lavoratori giornalmente in cassa integrazione. «E tutto ciò – rimarca ancora il sindacato  – ha pesanti ripercussioni anche sull’indotto dello stabilimento».

In sofferenza tutta la galassia

Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica

Ma Cassino non è il solo a soffrire nel pianeta Stellantis: anche per altri stabilimenti si riducono i turni e le giornate lavorative utilizzando la Cig: Pomigliano segna un – 70%, Melfi -54%. Proprio quest’ultimo stabilimento, per il blocco dei semiconduttori,  a ottobre lavorerà per soli sette giorni.

     «Anche Sevel – osserva ancora Uliano –  passata indenne nel primo semestre, si ritrova con una riduzione delle giornate lavorative nel trimestre del 28 per cento».

     L’unico stabilimento che non ha subito fermate nell’ultimo trimestre è stato il Polo produttivo torinese; in particolare la produzione della 500e, che non può fermarsi per i vincoli sul Co2, per evitare le salatissime sanzioni. 

     A livello complessivo i dati della produzione nei primi nove mesi del 2021 segnano per Stellantis una crescita del +14,2% rispetto al dato relativo all’anno precedente. Nel corso di quest’anno sono state prodotte, tra autovetture e furgoni commerciali, 528.277 unità contro le 462.404 del 2020. Se invece i dati di produzione vengono rapportati al periodo pre-covid e quindi al 2019 la situazione è negativa con – 16,3% (631.200 veicoli).

«Per la prima volta  – fa notare lo stesso Uliano  – sono negativi anche i veicoli commerciali, cosa mai successa negli ultimi 12 anni. E l’effetto è in gran parte riconducibile allo stop nelle produzioni determinato dalla mancanza dei semiconduttori». Una carenza che sta bloccando proprio Cassino.

Aspettando Grecale

Il Maserati Grecale in prova nel circuito di Cassino Plant

     Per lo stabilimento ciociaro la Fim Cisl si affida, e spera,  alla partenza delle produzioni del nuovo SUV Maserati Grecale «anche se – rimarca Uliano – non si hanno tutte le garanzie che ciò sarà sufficiente ad azzerare l’uso degli ammortizzatori sociali».

      Questo il quadro mentre la settimana prossima ci sarà l’incontro al Mise su Stellantis: qui si parlerà anche dell’incertezza determinata dall’approvvigionamento dei semiconduttori. Un problema che rischia di caratterizzare anche il primo semestre del 2022.

     Per il resto del 2021 lo stabilimento di Cassino si deve affidare solo alle performance di Giulia e Stelvio

     Per questo la Fim-Cisl ritiene che il piano industriale di Stellantis dovrà prevedere per lo stabilimento ciociaro un forte investimento in nuovi prodotti multimarca del settore premium.      Ma il sindacato vuole capire dal gruppo, anzitutto, le allocazioni future, viste le dichiarazioni che sono state rilasciate recentemente dal Ceo di Alfa Romeo, Philippe Imparato, relative ad un “un lancio all’anno dei brand Alfa Romeo, Ds, Lancia fino al 2026“.

Proprio sul fronte investimenti per il sindacato è «necessario che nell’incontro dell’11 ottobre al Mise Stellantis assicuri e garantisca il completamento dei 5,5 miliardi di investimenti previsti nel piano industriale di FCA per il periodo 2019-2021».

Le preoccupazioni del sindacato

Ferdinando Uliano (Foto: Imagoeconomica)

 La Fim-Cisl è preoccupata per due aspetti: il primo è relativo al calo delle vendite e dei ricavi, la conseguenza potrebbe essere uno spostamento degli investimenti.

     L’altro è proprio il problema dei semiconduttori. «Slittamenti temporali sui lanci dei nuovi modelli – dice la Fim Cisl – rischiano di colpire ulteriormente l’occupazione e i salari. È per questo motivo che i vertici di Stellantis devono fornire garanzie ed esplicitare le difficoltà che potremmo avere nei prossimi mesi. In questa situazione – chiosa il sindacato – riteniamo che il Governo non possa assistere passivamente». (Leggi anche Ballano mentre la fiamma si spegne nei motori).