La corsa per Confindustria ed il posto al Sole di Stirpe

La corsa per il dopo Boccia a Confindustria è tutta Lombarda per gli analisti. Non ne sono convinti a Roma. Dove la carta Stirpe viene tenuta coperta. Scomodo, lancia un nuovo segnale al Governo: "Se volete creare posti di lavoro tagliate le tasse in busta paga"

Giurano che la strada è già costruita. Senza trappole né imboscate. A rendere sicuro il percorso verso la presidenza nazionale di Confindustria è un accordo. Stabilisce che il prossimo presidente degli industriali italiani dovrà essere un lombardo, espressione del comparto produttivo, capace di puntare i piedi davanti al governo (di qualunque colore sia) e di rappresentare le esigenze di tutto il tessuto imprenditoriale del Nord d’Italia.

Sarà Assolombarda a svolgere il ruolo fondamentale: indicando il nome e spianando la strada anche all’accordo per le vice presidenze. Perché la potentissima associazione che unisce gli industriali di Milano, Lodi, Monza e Brianza è la più consistente nella galassia di Confindustria. Rappresenta gli interessi di oltre seimila imprese, nelle quali lavorano oltre 320mila addetti. Senza il suo fondamentale apporto non si chiude nessuna intesa.

La partita di Stirpe

Maurizio Stirpe è il vice presidente in carica ed è il delegato alle relazioni industriali. È l’ambasciatore in territorio tradizionalmente ostile: sotto la sua gestione però il dialogo con i sindacati è decollato e spesso il confronto è stato positivo, sempre nel rispetto reciproco dei ruoli.

Che ruolo avrà il numero 2 di viale dell’Astronomia e presidente del Frosinone Calcio?

La corsa verso la presidenza è questione tutta lombarda. Per ora. Con l’attuale presidente di Assolombarda Carlo Bonomi che è il più impegnato. Fa parte del lotto di sei nomi tra i quali gli osservatori ritengono che a marzo 2020 uscirà il nome del successore di Vincenzo Boccia. Ma si sta muovendo tantissimo: nelle settimane scorse ha incontrato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, il vice premier Matteo Salvini. Quasi un lavoro di pre – accreditamento con cui mantenere sicura la strada.

Farà i conti con Marco Bonometti: è l’amministratore delegato delle Officine Rezzatesi, bresciano, attuale presidente di Confindustria Lombardia. Tre anni fa tentò la scalata ma poi mollò la presa lasciando la via libera ad Alberto Vacchi presidente ed amministratore del colosso meccanico Ima di Ozzano dell’Emilia, 5.500 dipendenti e 29 stabilimenti nel mondo per la produzione di macchinari industriali. Vacchi poi venne superato da Boccia.

L’altro nome in corsa è quello di Giuseppe Pasini, presidente del gruppo siderurgico Feralpi. Bresciano come Bonometti è stato il suo successore al timone dell’associazione industriali di Brescia.

Perché Stirpe potrebbe avere un ruolo in una partita che al momento è tutta lombarda?

Lo zampino di Montezemolo

Nei giorni scorsi c’è stato un segnale attribuito a Luca Cordero di Montezemolo: l’uomo che per quasi un quarto di secolo ha tenuto in mano il volante della casa automobilistica Ferrari e poi ha governato Maserati e Fiat; fondatore della Ntv che ha portato sui binari dell’alta velocità i treni Italo, vicepresidente di banca Unicredit. È già stato presidente di Confindustria. Secondo alcuni osservatori sarebbe stato pronto a sostenere una candidatura di mister Pirelli Marco Tronchetti Provera. Che però ha negato ogni interesse.

Altro segnale da non sottovalutare è un secondo nome che ha iniziato a circolare. È quello di Edoardo Garrone, presidente del colosso petrolifero Erg e del Sole 24 Ore. Genovese, viene indicato come nome sul quale potrebbe decidere di tentare la partita il presidente uscente Boccia.

Il fatto è che nel caso di una divisione interna in Assolombarda allora Unindustria ha tutti i numeri per giocarsi la partita. Perché è la seconda associazione di industriali più ‘pesante’ in Italia: rappresenta 3.200 aziende nelle quali lavorano 220mila dipendenti.

A chi in questi giorni ha tentato di fiutare l’aria che si respira tra i romani è stato risposto che “tanto c’è ancora tempo prima di arrivare al dopo Boccia“. È il classico segnale di chi sta valutando il campo, pesando le forze, verificando se ci sono spiragli nei quali incunearsi.

Intanto un po’ di Sole (24 Ore)

In attesa che la forte componente Romano – Laziale decida come schierarsi e se mettere in campo un suo uomo, Maurizio Stirpe si siede nel CdA del Sole 24 Ore (leggi l’anticipazione qui A Maurizio Stirpe un posto al Sole (24 Ore) ).

Soprattutto continua a lanciare segnali alla categoria. Tra i vice presidenti in carica è quello che ha assunto finora la posizione più netta nei confronti del Governo Lega – M5S. Non facendo mistero delle sue perplessità sul tentativo di tagliare fuori Confindustria dal dibattito politico industriale (leggi qui Stirpe suona la sveglia al Governo: «Basta tweet e posizioni plateali, si passi a cose concrete»). Esprimendo serie e fondate riserve su alcuni provvedimenti chiave del governo Conte (leggi qui Stirpe: «I 27 miliardi per le opere pubbliche? Temo che esistano solo sulla carta»). Allo stesso modo in cui aveva fatto con il governo Renzi ed il suo Jobs Act, che aveva demolito dicendo in sostanza “Meglio questo che niente”; solo dopo erano arrivati interventi più di sostanza come il pacchetto Industria 4.0.

In caso di stallo o spaccatura tra i lombardi, se i rapporti poco idilliaci tra Industriali e Governo dovessero tornare a peggiorare, il nome di Maurizio Stirpe sarebbe quello del candidato ideale.

Tagliate il cuneo

Nel frattempo Maurizio Stirpe non rinuncia a dire la sua. Sostenendo che occorre «Un pressing comune delle parti sociali nei confronti del governo, che parte dall’Europa, alla vigilia di un voto importante come quello di fine maggio, e punta al lavoro e alla crescita. Per ridurre le disuguaglianze, dare un futuro ai giovani, in Italia e nella Ue».

Il segnale, Maurizio Stirpe lo ha lanciato in queste ore con un’intervista al Sole 24 Ore. È lui ad avere lavorato a fondo per arrivare l’8 aprile alla sigla unitaria con Cgil, Cisl e Uil dell’Appello per l’Europa. È un passo ulteriore dopo il Patto della fabbrica dell’anno scorso. Un documento, spiega Stirpe nell’intervista, che mette al centro l’identità europea, da rafforzare con una grande stagione riformista, e la centralità del lavoro, come leva di sviluppo e coesione sociale.

Alla domanda se le urgenze economiche e politiche spingono ad andare avanti su un percorso comune, Stirpe risponde: «C’è un rinnovato protagonismo delle parti sociali davanti ai grandi temi del lavoro e della crescita. Senza un processo stabile e duraturo di sviluppo non si creano posti di lavoro e non si riuscirà a dare risposte adeguate all’emergenza della disoccupazione giovanile. Per questo – aggiunge – sollecitiamo il governo ad agire, occorre un taglio al cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori, per rimpolpare le buste paga e spingere la domanda interna. Ovviamente con strumenti che devono essere sostenibili».

«Queste elezioni Ue – osserva – sono cariche di simbolismo, avvengono in un momento particolare per l’Unione europea, con tensioni politiche e l’emergere di forze che ne mettono a rischio la stessa sopravvivenza. Ci auguriamo che si possa riavviare una stagione di riforme, che ridia spinta al disegno europeo e non faccia percepire la Ue solo come un vincolo».