Stirpe: «I 27 miliardi per le opere pubbliche? Temo che esistano solo sulla carta»

FOTO: COPYRIGHT FILIPPO RONDINARA

Maurizio Stirpe al vetriolo durante la conferenza davanti ai Rotary riuniti. "Prevedo tempi difficili". "Calerà il benessere". I consumi? "Quota 100 e Reddito di Cittadinanza non li rilanceranno". E poi i 27 miliardi di opere bloccati: "Dovremmo indagare per capire dove sono finii, se davvero esistono"

Con la sciabola. E con il coltello tra i denti. Se aveva portato anche il fioretto, Maurizio Stirpe ha dimenticato di usarlo. Di fronte alla platea dei Rotary Club di Frosinone – Latina – Cassino riuniti nell’auditorio del Terme di Pompeo , il vice presidente nazionale di Confindustria non è andato per il sottile.

Gli avevano chiesto di relazionare sullo stato dell’economia nel Paese e sulle prospettive per l’industria nel Lazio Sud. In venti minuti, nel silenzio totale dei trecento che hanno riempito la sala, Maurizio Stirpe ha demolito il governo in carica, assestato un bel po’ di colpi a quelli che l’hanno preceduto, messo a nudo tutti i limiti dei provvedimenti economici adottati da un anno a questa parte. «Prevedo tempi difficili, calerà il benessere, i consumi interni sono in decrescita da quattro trimestri e difficilmente potranno essere rilanciati attraverso i provvedimenti pensati dal nostro Governo: Reddito di Cittadinanza da un lato e Quota 100 dall’altro. Gli investimenti sono stagnanti. Avrei voluto portarvi buone notizie ma non ne ho».

Chiedono al direttore Alessio Porcu di intervistarlo. Ha già detto tutto. Cosa altro c’è da aggiungere? Seguono quindici minuti al vetriolo.

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Alessio Porcu – Presidente, l’ultima volta che ci siamo parlati siamo andati a finire sulla stampa nazionale: quell’intervista è finita sull’agenzia AdnKronos e sulle pagine economiche de Il Giornale. (leggi qui Il boom Anni 60 di Di Maio? Stirpe: «Io sto con i piedi per terra»). Quindi, questa volta, niente provocazioni: voliamo alto. Ho preso alcune citazioni dalla letteratura economica contemporanea e limitiamoci a commentare quelle. Prima citazione: “Sarà un anno bellissimo” detta da Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei Ministri Italiano.

La platea esplode in una risata. Fino ad un attimo prima il vice presidente nazionale degli industriali ha definito nei dettagli uno scenario di devastazione. La notizia del giorno è che anche Maurizio Stirpe ride.

Maurizio Stirpe – Io posso rispondere solamente in un modo: “Spero che abbia ragione lui”. I numeri in questo momento non dicono questo. Quella del presidente Conte è stata un’affermazione velleitaria, fatta tanto così, come se fossimo al bar e facessimo due chiacchiere

Seconda citazione: “Il 2019 sarà l’anno del nuovo boom economico, simile a quello degli Anni ’60”, detta da Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio dei Ministri italiano.

Maurizio Stirpe – Qui oserei dire: “Signore perdona loro perché non sanno quello che dicono”.

La sala esplode in un applauso. Non ci sono solo industriali ad ascoltare, c’è una buona fetta di quell’elettorato che votava Berlusconi ed ora ha guardato a Salvini per le sue promesse sulle politiche industriali.

Passiamo al vocabolario. Ogni governo introduce una nuova parola. Il centrosinistra di Prodi inventò la ‘Concertazione’, cui seguì il gabinetto Berlusconi con la ‘Fine della Concertazione’: ora i gialloverdi introducono la ‘Disintermediazione’.

Maurizio Stirpe – Si sta tentando di governare con i principi della ‘Democrazia diretta’ cioè ‘Io parlo direttamente alla gente e scavalco i sindacati, le associazioni di rappresentanza, non ne abbiamo bisogno perché noi siamo il popolo e parliamo direttamente con le persone‘. È già successo una volta, nel 2014: pure Renzi voleva rottamare il modello collaudato di relazioni, salvo poi arrivare al 2017 rottamato; nel frattempo era tornato sui suoi passi ed aveva applicato al massimo i principi della democrazia rappresentativa… Ora Di Maio chiama Boccia e dicono che si devono vedere… Salvini dice che deve incontrare gli industriali… Il nostro è un Paese complesso, non può essere governato attraverso i principi della democrazia diretta: perché ha bisogno di stanze di compensazione… di continuo. E tanto più le associazioni sono state efficienti nel fare sintesi tra gli interessi contrapposti e tanto più questo Paese ha vissuto delle stagioni di sviluppo. Ogni volta chi si tenta di derogare da questi principi si finisce davanti a guasti inenarrabili.

Torniamo alle citazioni. Una doppia. “Serve un piano che riapra i cantieri, avrebbe impatto 0 sui conti perché i soldi sono già stati stanziati”, detta da Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria. “Il governo tarda a far partire i cantieri perché probabilmente i 27 miliardi stanziati per le opere sono serviti a tappare qualche emergenza nei conti”, detta da Maurizio Stirpe questa sera. Ma allora quei 27 miliardi sono come le ‘vacche di Mussolini’?

Maurizio Stirpe – Spero che non sia così. Voglio credere che a non far partire i cantieri sia solo una difficoltà burocratica. Ma è un effetto troppo generalizzato, troppe opere sono bloccate: non vorrei che se ne uscisse qualcuno e ci dicesse che i 27 miliardi erano solo sulla carta. Sarebbe opportuno che il Centro Studi di Confindustria facesse un’indagine approfondita per capire in quale parte del Bilancio sono finite queste risorse e perché non sono state spese.

Temo che una parte sia stata impiegata per correggere delle situazioni che si erano create in altri settori del Bilancio.

C’è poi il tema della burocrazia: non si attivano i cantieri perché non c’è la volontà di mettersi in gioco, si è sempre attenti a non rischiare niente per paura che poi esca un giudice a dire che qualcosa non era stata fatta bene. Solo per fare un esempio: per fare una recinzione intorno ad un nostro stabilimento a Ferentino abbiamo depositato la domanda due anni fa e siamo ancora in attesa di risposta. Ed è una semplice recinzione.

Il presidente Conte però in queste ore vi ha risposto “Acceleriamo. In settimana faremo il provvedimento per riaprire i cantieri”. Bastava chiedere. Perché non lo avete fatto prima?

Maurizio Stirpe – C’è un certo tipo di politica che è sensibile solo ai risultati elettorali. Speriamo che serva.

(Libera traduzione di Alessioporcu.it: questi capiscono solo le mazzate. Quando gli elettori li hanno randellati ben bene in Abruzzo e Sardegna, facendo capire che si aspettavano ben altro dal Governo, si sono messi a fare ciò che avrebbero dovuto fare fino dall’inizio).

Ci aiuti a scoprire la verità. Il sottosegretario Claudio Durigon ha sostenuto con i sindacati metalmeccanici della provincia di Frosinone che il Governo ha parlato con Fca prima di introdurre Ecotassa ed Ecobonus sulle auto e che Fca gli avrebbe risposto “Per noi nessun problema”. La persona indicata da Durigon, una volta interpellata dai sindacati ha risposto “Gli ho detto l’esatto contrario”. Lei a chi crede?

Maurizio Stirpe – Io posso confermare la versione di Fca. Il 7 febbraio abbiamo aperto il tavolo dell’Automotive a Torino e c’era il rappresentante delle relazioni istituzionali Fca. Il quale ha confermato ciò che stiamo dicendo: non c’è stata alcuna adesione di Fca a questa norma.

La crisi dell’Automotive non parte da Ecotassa ed Ecobonus: quelle sono state l’acqua bollente gettata sull’ustione. Lei se la prende di più con l’Ue e invita a riflettere al momento del voto di maggio.

Abbiamo un dato evidente: è il rallentamento della Germania. Dovuto anche al crollo del comparto automobilistico iniziato a settembre per via delle nuove norme sui motori diesel entrate in vigore in Europa. Dovremmo riflettere. Così come è concepita l’Europa non ci sarà lunga vita, se andrà avanti in questa direzione: fare una normativa che il mercato non è nella condizione di poter assorbire, far schiantare le industrie nel mese di agosto per farle stare ferme nei mesi successivi, la dice lunga su come noi abbiamo bisogno di politiche industriali coordinate e non abbiamo però chi ha la capacità di saperle coordinare. Se poi, a livello interno, ci mettiamo anche provvedimenti come Ecoobonus ed Ecotassa che vanno nella direzione opposta a quelle imboccate dalle industrie… ditemi voi se questo è il clima adatto per fare investimenti.

La Brexit ci tornerà utile?

In questo quadro sarebbe opportuno rimandare la Brexit di due anni

Francesco Borgomeo con i suoi soci finanziari stranieri ha riaperto due fabbriche in provincia di Frosinone: ex Marazzi Sud di Anagni ed ex Ideal Standard di Roccasecca, salvando tutti i posti di lavoro. Al ministro Calenda, al momento di stringere l’accordo, disse: “Non mi servono soldi ma tempi certi per le autorizzazioni”. Siamo ancora all’anno zero.

In sala si sente un lamento. È livido in volto l’ex presidente della Provincia Giuseppe Patrizi: prima del suo arrivo in Provincia occorrevano due anni per rilasciare un’autorizzazione ambientale alle industrie, con lui i tempi si sono ridotti a sei mesi. Lo hanno messo sotto inchiesta perché faceva troppo in fretta. E ora stanno provando a dimostrare le accuse.

Maurizio Stirpe – Purtroppo è esattamente così. Non è un problema di quest’anno. Voglio essere chiaro: è un problema annoso. Nei momenti in cui la crisi svolge i suoi effetti più negativi, diventa un moltiplicatore di queste criticità.

Dove stiamo andando: abbiamo una mission?

Maurizio Stirpe – Dobbiamo comprendere che siamo inseriti all’interno di un meccanismo globale. Nel quale, se la Cina non cresce di almeno 5 o 6 punti l’anno ha problemi che si riflettono sulle economie di tutto il mondo. E dobbiamo tenere conto del fatto che in Italia avremo una crescita da prefisso telefonico. Sorrido quando penso che ci sono problemi sui quali si confrontano Stati Uniti d’America e Cina, dove l’Europa fatica ad imporre il suo punto di vista. E c’è chi vorrebbe che l’Italia uscisse dall’Europa pensando di poter avere voce in questi tavoli.

La Cassa per il Mezzogiorno è stata il Reddito di Cittadinanza per gli Industriali?

No, la Cassa per il mezzogiorno è stata un’opportunità che il Paese non ha saputo cogliere a pieno. Chi l’ha saputa usare bene se l’è ritrovata, chi non l’ha usata bene non solo ha sprecato ma ha fatto anche danno a se stesso. È stata vista solo come un aspetto della riduzione del costo delle cose invece era un moltiplicatore.

Dobbiamo uscire da certi equivoci. Su questo territorio e quello di Latina è stato impiegato un quarto dell’intervento straordinario del Mezzogiorno. Tanti di quei soldi sono andati a vantaggio di società che poi hanno delocalizzato. Al nostro tessuto imprenditoriale occorre una strategia che sappia coniugare ciò che c’è di buono a Frosinone con ciò che c’è di buono a Latina. Gli elementi li abbiamo: l’automotive, il farmaceutico...

Lo stadio come paradigma di un modello: vi siete rimboccati le maniche, lo avete realizzato facendo poche chiacchiere, rispettando i tempi assegnati, bene al punto che finora non è stata lamentata una sola pecca, costruendo un’opera che crea economia per tutti e che valorizza un’intera area: è un esempio al quale fare riferimento?

Maurizio Stirpe – Quello stadio può essere il punto di partenza di un ragionamento. Se si ha la volontà di realizzare un progetto e se non si ha la voglia di essere dei predatori, di guardare a secondi terzi quarti fini, le cose si possono fare. Secondo me il territorio ha bisogno di cose molto più importanti dello stadio. Bisogna solo prendere come insegnamento la tenacia che abbiamo messo per raggiungere il risultato a tutti i costi e superare ogni ostacolo che abbiamo incontrato.

Moratti si è rotto le scatole, Stirpe quanta pazienza ha?

Credo che ogni cosa abbia un ciclo: le cose nascono, crescono, poi un giorno inevitabilmente sono destinate a terminare. La pazienza ce l’hai fino a quando hai la voglia di metterti in gioco. Cercando di dare un contributo ad un territorio che ti ha dato. La squadra di Calcio è un segnale di riconoscenza ad un territorio che ha dato.

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