Talmente liberi da rifiutare il bene, talmente aridi da farlo davvero

L'insegnamento di Tommaso d'Aquino che ci ricorda come il bene sia scritto dentro di noi. Ma ci è stata data anche la libertà di scegliere tra il nostro interesse e la crescita della società.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.

Is 5,7

Cosa ci manca per fare le cose per bene? Siamo intelligenti, vediamo, capiamo le situazioni che abbiamo attorno, riusciamo a comprendere che cosa va bene e che cosa va male.  Sappiamo, anche, cosa è bene e cosa è male.  Ce lo dice la nostra coscienza. E’ come se avessimo dentro di noi una specie di legge che continuamente ci dice: fa il bene, evita il male

Non è un mio pensiero ma è l’insegnamento  di un nostro grande conterraneo, Tommaso D’Aquino, di cui nel 2025 celebreremo l’ottavo centenario della nascita.  Ma proprio San Tommaso, dopo aver indicato questa legge che, a suo dire, è iscritta nella nostra coscienza, si chiede una cosa, con un guizzo straordinario di contemporaneità. Ma che cos’è il bene? cos’è il male? 

Scegliere tra l’interesse e la società

La lunetta di una delle porte laterali raffigurante San Tommaso d’Aquino, particolare della facciata della Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze (Foto © Depositphotos.com https://it.depositphotos.com/stock-photography.html)

Ed è qui che si decide tutto.  E’ qui che ciascuno di noi sceglie se fare i propri interessi, se guadagnare di più, se diventare più potente, se sopraffare gli altri. Oppure se invece impegnarsi a  favorire il bene comune, la vita di tutti, la comunione, quel commune munus che dovrebbe vederci, tutti insieme, lavorare per il bene della società. 

Questa parola ha una derivazione antica: i soci erano per i romani gli alleati, coloro che si schieravano insieme con le truppe romane nelle battaglie. Lo facevano non perché costretti ma perché ne condividevano gli interessi e capivano che, soltanto se avessero combattuto insieme, avrebbero potuto trionfare sul nemico. 

Ecco perché Isaia mette nella bocca di Dio quelle espressioni di stupore. Da questi uomini intelligenti e capaci si aspettava giustizia ma ha trovato soltanto spargimento di sangue, voleva vederne la rettitudine e il comportamento onesto e, invece, ha trovato le grida degli oppressi. 

Agire senza capire: il vero “peccato”

(Foto: Can Stock Photo / zhuda)

E’ la nostra profonda, incommensurabile  libertà che ci consente di infrangere quella legge che Tommaso sostiene sia incisa nella nostra coscienza.

Siamo liberi anche di rifiutare il bene, siamo liberi talmente tanto da non fare i nostri interessi,  da comportarci in maniera tale di danneggiarci l’uno con l’altro.  Sarebbe sufficiente pensare al cambiamento climatico. Abbiamo trascurato per anni le raccomandazioni che ci venivano di limitare i consumi, di non produrre troppa anidride carbonica, e l’abbiamo fatto senza capire che  stavamo agendo contro i nostri interessi

I recenti disastri derivanti dal clima impazzito dovrebbero darci l’idea del pericolo verso il quale stiamo andando.  Ormai ci spaventa un semplice temporale,  dietro ogni evento atmosferico vediamo una minaccia. E’ il senso dell’ultimo appello che papa Francesco ha voluto rivolgere a tutti gli uomini di buona volontà con l’esortazione apostolica Laudate Deum. L’ultimo.