Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 4 novembre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di mercoledì 3 novembre 2021. Per capire cosa è accaduto nelle ora scorse e cosa ci attende in questa giornata di giovedì

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di mercoledì 3 novembre 2021. Per capire cosa è accaduto nelle ora scorse e cosa ci attende in questa giornata di giovedì

TOP

KRISTALIA PAPAEVANGELIU

Matteo Salvini con Nicola Ottaviani, Paola Carnevale e Kristalia Papaevangheliu

Nella Lega ci sta dalla prima ora e in provincia di Frosinone ha ricoperto il ruolo di responsabile politico negli anni pioneristici del dopo Umberto Fusco. Quando tenere botta era complicato.

Poi ha dovuto effettuare diversi passi indietro e ingoiare “rospi” non semplici. Ma non ha mai pensato di abbandonare il Partito. Nemmeno  quando è stata sostituita alla guida, neppure quando sembrava che fosse destinata a ruoli di secondo piano.

Invece ha resistito e ha dimostrato lucidità e coraggio alle politiche. Mettendosi a disposizione. Per poche settimane è stata senatore della Repubblica. Ma il capolavoro è adesso: assessore all’urbanistica e al contenzioso legale del Comune di Alatri. Segno di una solidità politica ed elettorale indubbia. Kristalia Papaevangeliu ha vinto la sua personale scommessa. (Leggi qui Deleghe da assegnare, le prime spine per Cianfrocca).

Determinazione da paura.

LUCA DI STEFANO

Il sindaco Luca Di Stefano

Il fatto che voglia un rappresentante dell’opposizione alla guida del consiglio comunale è un segnale straordinariamente importante. Perché dimostra visione e capacità di andare controcorrente.

Diversi anni fa, quando c’era la politica vera, si usava così: dalla Camera dei deputati ai consigli comunali. Poi le maggioranze hanno deciso di non lasciare neppure le briciole alle opposizioni. Adesso a Sora un sindaco appena eletto decide di tornare al passato. E lo fa all’indomani della vittoria, nel momento in cui è più forte.

Detto questo, bisogna aggiungere che il nome al quale magari pensa è quello di Lino Caschera, consigliere più votato e leader della Lega in città. Ma Caschera è anche quello che ha costretto Luca Di Stefano ad andarsene dal Carroccio. In un colpo solo il sindaco dimostra di non fare politica con il rancore e di avere invece la volontà di mantenere gli equilibri in aula. La sua coalizione è soprattutto civica, ma poi è arrivato il Pd. Con Caschera alla guida dell’aula ci sarebbe un bilanciamento di fatto. (Leggi qui Cerqua o Baratta? Il Presidente del Consiglio sarà Caschera).

Ma forse c’è pure un riconoscimento al ruolo: se Caschera non lo avesse estromesso dalla Lega, Luca Di Stefano magari oggi non sarebbe sindaco.

Magnanimo e visionario.

FLOP

GIANCARLO GIORGETTI

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Il Capitano Matteo Salvini è furibondo e allora ha deciso di convocare gli stati maggiori della Lega per far capire al potente capo delegazione del partito al Governo che il tempo dei giochi è finito.

Adesso bisognerà vedere che tipo di risposta potrà dare Giancarlo Giorgetti. Il quale nei giorni scorsi ha detto che Mario Draghi potrebbe benissimo guidare la macchina del Governo dal Quirinale, andando e realizzare una sorta di semipresidenzialismo di fatto. Matteo Salvini è letteralmente saltato dalla sedia.

Perché in un colpo solo Giorgetti ha determinato l’ira di Silvio Berlusconi (che alla presidenza della Repubblica pensa sul serio) e lo stupore di tutti i fedelissimi di Salvini, che si sono chiesti chi è che detta la linea nel Partito. Anche perché c’è il precedente freschissimo dei dubbi di Giorgetti sui candidati a sindaco del centrodestra.

A questo punto Matteo Salvini vuole far vedere che la stragrande maggioranza del Partito sta con lui. Intende far capire a Giorgetti che non ha cianche all’interno del Carroccio. Il ministro allo sviluppo non dà la sensazione di poter competere.

Isolato.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Per convinzione unanime la situazione all’interno dei gruppi parlamentari dei Cinque Stelle era descritta così: alla Camera Giuseppe Conte non ha alcun tipo di maggioranza (è un Vietnam), mentre al Senato può soltanto scegliere.

Invece è successo che in occasione delle votazioni per il capogruppo ci sia stato un clamoroso pareggio. Poi per la contestazione di una preferenza e per il gesto nobile di uno dei due candidati, il capogruppo è quello che fa riferimento a Conte. Il quale però ha scoperto di non avere la maggioranza neppure a Palazzo Madama.

Tutto questo non è accaduto per caso, ma perché Beppe Grillo e Luigi Di Maio hanno voluto far capire all’ex premier che nel Movimento Cinque Stelle sono loro a dare le carte. Una battuta d’arresto inaspettata, che è un altro campanello d’allarme. Forse quello che più deve mettere in allerta il capo politico dei pentastellati.

Ridimensionato.