Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 24 giugno 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende venerdì 24 giugno 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di giovedì 23 giugno 2022.

TOP

VINCENZO FORMISANO

Vincenzo Formisano

Tutto sta in due numeri 53.800 e 65.700. Il primo indica le azioni che la Banca Popolare del Cassinate ha reso disponibili per i suoi soci che in questi giorni stanno incassando i dividendi. Chi voleva, poteva evitare di farsi pagare in denaro contante e farsi dare invece altre azioni da aggiungere al proprio pacchetto.

Il secondo numero? Rappresenta le azioni che sono state chieste: circa 12.000 in più di quelle disponibili. Significa che una larghissima parte degli azionisti del principale istituto bancario del territorio (tra i primi nell’Italia Centrale per il suo segmento), ha preferito avere altre azioni anziché i soldi. Perché è certo che gli frutteranno di più.

La maggior parte degli azionisti di Bpc sono operai, pensionati, professionisti, insegnanti, piccoli e piccolissimi risparmiatori. L’istituto è quello che ha ricostruito il territorio nel dopoguerra, lo ha accompagnato verso il boom industriale, ha ideato i primissimi esempi di microcredito grazie al quale ha affiancato migliaia di lavoratori Fiat quando hanno dovuto costruire per la prima volta una casa. Qui è nato il motto “Poco a tanti anziché tanto a pochi”. (Leggi qui Quegli operai e pensionati che hanno una banca).

Con l’assegnazione dei dividendi si conclude il primo ciclo economico da quando è scomparso lo storico presidente Donato Formisano. Il suo successore è riuscito nell’impresa di tenere l’istituto all’interno di quello stesso solco. Ed ottenere, se possibile, una fiducia 12mila volte superiore al massimo che si poteva sperare. Non era facile.

Buon sangue non mente

MARIO DELPINI

Mario Delpini

In un meraviglioso episodio di quello che lui amava definire “Mondo PiccoloGiovannino Guareschi descrisse la “Madonnina brutta”. Si trattava di una statua della Vergine “pitturata in maniera così maledetta” e forgiata in un’argillaccia talmente squamosa e fessurata da far inorridire qualunque fedele avesse a cuore il decoro della Madre di Cristo. Guareschi era però un maestro insuperato di metafore grandi perché spicce, in cui sotto la superficie delle cose poi alla fine spunta sempre la loro vera essenza.

Perciò quando nel suo racconto la statuina di terracotta si sbriciolò sotto i colpi ritmici di un biroccio che la portava in processione in un periodo di siccità ed emerse la statua che c’era sempre stata sotto, piccina ma in argento purissimo, nessun lettore si stupì. La Madonnina Brutta era stata fatta così apposta da un uomo accorto per proteggere dalle brutte persone la Madonnina Bella che c’era sotto.

Ecco, il cardinale di Milano Mario Delpini deve essersi riletto Guareschi, prima di decidere che sabato 25 giugno andrà in tre chiesea pregare il santo Rosario per il dono dell’acqua, per il saggio utilizzo di questo bene vitale, per quanti soffrono il dramma della mancanza di risorse idriche“. Perché a ben vedere quello che oggi interessa agli italiani è che arrivi l’acqua dal cielo, dagli invasi, dai rubinetti o dalle autobotti, non da quale prece o marchingegno climatico arrivi.

Loro, gli italiani, oggi sono diventati ormai gente empirica e scafata, gente che sui social cazzia i medici per i vaccini e scrive scempiaggini con la presunzione eterna della (sua) logica, ma non sono mai stati davvero così. Gli italiani hanno bisogno della fede almeno quanto hanno bisogno di un governo accorto, di una cultura green e di una società sana, solo che non lo sanno o non lo vogliono far vedere perché non è “moderno”.

Ma il cardinal Delpini sa che sotto questa terracotta rugosa di pragmatismo gli italiani sono gente bellissima. La cui sensibilità splende come l’argento. E credono che se qualcosa dovrà accadere sarà più facile che accada se la si corrobora con una preghiera o con un buon intento. E questo non è progresso, che è una cosa pratica ma brutta, questa è civiltà, che è una cosa teorica ma bellissima.

Delpini invocherà “la ‘Madonna della Bassa’ perché la provvidenza di Dio venga in aiuto alla nostra debolezza“. Quella stessa Bassa che vide Guareschi affrescare il suo immenso “Mondo piccolo” con le storie della sua gente vera e del Grande Fiume che aveva orecchie per quelle storie. Così alla fine tutto ritornerà al posto giusto e, se non avremo l’acqua per innaffiare i campi, alla fine avremo avuto quella per innaffiare l’anima collettiva di un popolo che è molto più di quello che posta. E la sete andrà via, almeno per un po’.

Rabdomante dell’anima.

FLOP

FRANCO EVANGELISTA

Franco Evangelista

C’è un limite oltre il quale non si deve mai andare. È quello oltre il quale inizia la cultura del sospetto. Un territorio dove qualunque cosa diventa una macchinazione, una trappola, una vendetta. È un terreno sul quale l’altra sera Franco Evangelista ha portato il dibattito del consiglio comunale di Cassino. E lo ha fatto, oltretutto, in un momento nel quale non c’era alcuna tensione particolare; non si avvertiva alcuna esigenza di quell’intervento. (Leggi qui E il Consiglio finisce a carte bollate).

Evangelista in pratica ha insinuato che dietro alle dimissioni del consigliere Salvatore Fontana (coordinatore provinciale di Italia Viva) ci sia un logoramento compiuto dall’amministrazione comunale di Cassino sul lato personale. E di personale, anche se Evangelista non lo ha detto, in questi giorni una sola cosa c’è stata: gli accertamenti sui lavori fatti dalle imprese di Fontana nel campo dell’housing sociale. Evangelista ha lasciato intendere che dietro quegli accertamenti ci sia una volontà persecutoria del Comune. E, se non lo voleva dire, questo è stato comunque il senso di ciò che è emerso.

Il sindaco ha annunciato la volontà di esaminare le registrazioni per decidere se presentare una querela. Ma al di là dei tribunali, al di là delle eventuali (e tutte da accertare) offese: un consigliere esperto come Franco Evangelista, combattente d’aula di lungo corso, non può sconfinare sul terreno del sospetto. Perché l’unica cosa che tiene in piedi il rapporto tra Istituzioni e cittadini è la credibilità. Attaccarla per ottenere un momento di effimera attenzione, rischia di minare, quantomeno di infangare, quella credibilità e quel rapporto di fiducia..

Quando scivola il piede dalla frizione.

BEPPE GRILLO

Beppe Grillo Foto © Stefano Scarpiello / Imagoeconomica

Tutti i Pater finiscono in Gloria, tutte le rivoluzioni finiscono in osteria: Beppe Grillo anche nel momento della sconfitta è fuori dagli schemi. A cercare conforto per il fallimento della sua rivoluzione a Cinque Stelle non è andato né dal parroco né in osteria. È andato a confidarsi dal dentista. È al suo amico al quale da sempre ha affidato carie e tartaro che l’elevato ha affidato ora anche le sue amarezze, rivelate in queste ore da Repubblica.

Ora. Va bene che se hai un dente che duole è dal tiradenti che devi andare. Ma in questo caso è un dolore talmente ampio e diffuso che sarebbe stato meglio affrontare prima e su una poltrona diversa. Non nello studio di un dentista vero ma nell’auletta del Gruppo a Montecitorio o Palazzo Madama. Ed affrontare lì di petto la situazione. Dicendo ai tanti miracolati raccattati in giro per l’Italia attraverso le cliccarie (quelle che nel collegio di Cassino ci hanno consegnato a suo tempo il meteorico senatore Marino Mastrangeli) che era ora di tornare a casa.

Se avesse minacciato di rivelare che il loro comportamento si era rivelato un fallimento ed era pronto a sciogliere il Movimento, Grillo avrebbe messo tutti di fronte alla verità. E cioè che le utopie sono sogni bellissimi ma irrealizzabili. Perché si scontrano con la realtà.

In questo modo ha lasciato che fossero gli altri a smontare il giocattolo. E far credere che ad essere sbagliato fosse il progetto, non i miracolati ai quali è stato affidato. Lasciando Grillo da solo con il suo mal di denti ed il suo vecchio amico dentista con cui consolarsi.

Pigliati na pasticca.