Top e Flop, i protagonisti di martedì primo agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì primo agosto 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì primo agosto 2023.

TOP

SILVIO BERLUSCONI

Silvio Berlusconi all’ingresso di Palazzo Chigi nel 2008 (Foto: Lorenzo Daloiso © Imagoeconomica)

Nulla di irrispettoso, e quel tanto di irritualità fa solo il paio con la straordinaria capacità di Silvio Berlusconi di andare oltre la sua morte corporale. Andarci al punto tale da essere ancora oggi salvatore e proprietario del brand Forza Italia, che da qualche settimana circa ha in Antonio Tajani il suo segretario pro tempore.

Un dato su tutti: stanno infatti migliorando i conti in rosso di Forza Italia. Il “miracolo” è stato reso possibile dal fatto che in cassa c’è un avanzo di 1 milione 323mila euro. Lo dice l’ultimo bilancio, chiuso al 31 dicembre scorso. E dice anche un’altra cosa. Che Silvio Berlusconi era, è e per adesso resta il “principale creditore del partito e di fatto l’unico proprietario.

Un proprietario che continua a ‘salvare’ in modalità postuma le finanze della sua creatura politica. In colonna ci sono più di 90 milioni di euro ‘prestati’ in passato. AdnKronos aveva preso visione di un verbale della riunione del Comitato di presidenza tenutasi il 13 giugno scorso in Via in Lucina. Il Cav era morto da pochi giorni e la cifra in spunta era netta.

“E’ pari a 98 milioni 472,791 euro” e “l’importo più significativo compreso in quest’ultima voce è rappresentato, come nei precedenti esercizi, dai cosiddetti ‘debiti verso altri finanziatori’ per 90 milioni 433mila 600 euro. Ecco, “questa cifra costituisce il debito verso il presidente Berlusconi”.

“Che avendo provveduto a saldare in qualità di fideiussore i precedenti debiti esistenti nei confronti delle banche, che avevano concesso un affidamento al nostro Movimento, è subentrato nella posizione di creditore.

Spirito guida.

ADRIANO PIACENTINI

Adriano Piacentini

L’esperienza è un’arma a doppio taglio. Ti fa navigare tranquillo anche quando il mare è in tempesta, sai come manovrare le vele e che esistono mari ben peggiori. Allo stesso tempo l’esperienza fa vivere con preoccupazione i segnali che spesso i più giovani sottovalutano: sai da prima la piega che prenderanno quelle nuvole e quale disastro potrebbero determinare se non agisci subito e nel modo corretto. È un po’ quanto sta accadendo ad Adriano Piacentini.

Già presidente del Consiglio Comunale sotto Nicola Ottaviani, già grande vecchio degli ambienti post democristiani, frequenta l’Aula del Consiglio Comunale di Frosinone da quando la Prima Repubblica era saldamente al timone del Paese. E sembrava indistruttibile. Invece l’ha vista sfaldarsi e franare, poi ha visto l’avvento della Seconda ed ha assistito al crollo del sindaco Fanelli; ha contrastato i quindici anni di centrosinistra che ne sono seguiti; costruito parte delle fondamenta dei dieci anni del centrodestra che ora governa con Riccardo Mastrangeli.

È per questo, per queste esperienze che l’attuale assessore alle Finanze del Comune di Frosinone sta correndo da un lato all’altro della coalizione per ricucire, puntellare, riparare. Alzando la voce, come ha fatto ieri in Giunta, per dire che è da folli buttare alle ortiche dieci anni di risanamento dei conti comunali per poi litigare su una poltrona o per un aggettivo oppure ancora per un post. (Leggi qui:La Giunta tempestosa tra guerra e pace. E qui: Frosinone, in volo falchi e colombe).

Nella maggioranza c’è chi ha increspato le acque seguendo una strategia precisa: Adriano Piacentini ha visto tempeste nascere in un bicchiere d’acqua e far naufragare intere flotte. È per questo che si sta sgolando: perché sa cosa possono fare le nuvole nere all’orizzonte se non si agisce subito e nella maniera giusta.

Indole democristiana.

MATTEO CAMPOLI

Matteo Campoli

Ha puntato i piedi, fin dall’inizio. Ha organizzato cortei e proteste, scritto lettere e spedito telegrammi. Soprattutto è stato sordo ai richiami di quelli secondo i quali non sarebbe approdato a niente perché ora al governo della Regione Lazio c’è il centrodestra. E invece il sindaco di Fumone Matteo Campoli ha avuto ragione.

Il servizio di Pediatria nell’ospedale San Benedetto di Alatri verrà ripristinato: prima per dodici ore al giorno, poi gradualmente tornerà alla piena efficienza. A prendere l’impegno ieri pomeriggio è stato il presidente della Giunta regionale del Lazio Francesco Rocca dopo avere incontrato il sindaco, portavoce dei suoi colleghi del comprensorio che nelle settimane scorse avevano dato vita a due marce di protesta contro la riduzione dei servizi nel presidio ospedaliero alatrense.

Nel corso del confronto si è parlato anche di Cardiologia e Chirurgia: “Il presidente Rocca non era a conoscenza della reale situazione nell’ospedale così come non sapeva dell’esistenza e del lavoro svolto dal reparto di pediatria ad Alatri” ha poi spiegato il sindaco Campoli, giudicando estremamente positivo l’annuncio della riattivazione graduale di Pediatria: “rappresenta un grande supporto per poter effettuare le visite e i controlli ai nostri bambini“.

Campoli aveva raggiunto in autobus la Regione con una delegazione in rappresentanza dei Comuni del comprensorio nord della provincia di Frosinone. Sicuro che qualcuno a Berlino lo avrebbe ricevuto, un po’ come accadde al contadino tedesco che intendeva fare causa al Kaiser. Gli altri lo hanno lasciato andare, forse temendo di infastidire il conducente. Che, al contrario, s’è rivelato tutt’altro che sordo. Le cose andavano solo spiegate.

Ostinazione ciociara.

FLOP

CARLO CALENDA

Il leader di Azione Carlo Calenda ha sempre fatto della praticità un mantra, una via. Anzi, la sola possibile via per tirar fuori l’Italia dal pantano della sua approssimazione di ugola. L’impressione è però quella che ultimamente Calenda stia procedendo un po’ per “comparti”. Che cioè il leader centrista di un centro mai nato, che sta ancora tutto accovacciato in Forza Italia, sia diventato benevolo “schiavo” di due cose.

Dei tweet ad effetto e di una campagna acquisti che non arriva dal basso e che deve essere compensata da innesti di vertice e prestigio. Dopo una conferenza stampa per annunciare i nuovi ingressi in Azione ci sono state alcune affermazioni didascaliche sui social.

Tuttavia in politica attiva Azione tocca pochissime palle. Perciò dal caso di Alessio D’Amato, dimesso dall’Assemblea nazionale Pd dopo la partecipazione di Elly Schlein alla manifestazione M5S ed arruolato come jolly, si era passati ad altro. Al contrattacco alla pace fiscale voluta da Salvini ad esempio: “In un paese con 100 mld di evasione, la sanità al collasso e la scuola anche”.

“E questi tipi dicono sempre le stesse cose. Sempre. E non fanno mai nulla. Un continuo carosello di rumori fastidiosi. E ancora, stavolta sul caso Santanchè. “C’è una profonda differenza tra essere garantisti e sostenere che comportamenti gravemente inappropriati di un membro di governo debbano essere considerati irrilevanti fino a eventuale sentenza passata in giudicato. Perché in tutte le democrazie liberali i membri di governo rispondono politicamente dei loro comportamenti.

E per Calenda lo fanno “indipendentemente dalle vicende giudiziarie. Non abbiamo chiesto le dimissioni della Santanchè fino ad oggi. E in chiosa: “La Ministra dovrebbe seriamente valutare di fare un passo indietro. Alla fine ed in punto di analisi Calenda non ne sbaglia una e invece di vendemmiare dalle parti azzurre sta arruolando pezzi del Pd.

Ma tutto questo non riesce a dare sostanza alla vera azione, non quella con la A maiuscola. A quella cosa cioè che non ti fa essere ottimo commentatore o bravo direttore sportivo, ma grande calciatore. Uno cioè capace do fare gol senza guardare la lavagnetta del mister.

Più azione e meno Azione.