La riunione di Giunta. E l'accesa rampogna di Piacentini contro gli ultimi dieci giorni di ordinaria follia del centrodestra. L'ordine: abbassare i toni. Realizzarlo è altra cosa
La parola d’ordine è ‘stemperare‘. Accompagnata da una quota di navigazione perentoria: “profilo basso”. La riunione di Giunta che si è tenuta nel pomeriggio a Frosinone non è stata segnata dalla monotonia. Anzi. A caratterizzarla è stato l’ex presidente del Consiglio Comunale ed ora assessore alle Finanze: Adriano Piacentini. Ha strillato, è diventato rosso in viso: ha dato sfogo a tutta l’amarezza di questi giorni. Gridando “Stiamo mettendo in gioco la dignità di tutti”.
Al centro della discussione non ci sono state le delibere all’ordine del giorno né i provvedimenti connessi ai conti da approvare. Ma ci sono stati i dieci giorni di assurda follia nei quali la maggioranza di centrodestra che governa Frosinone ha fatto di tutto per farsi del male.
Riassunto delle follie precedenti
Un rapido riassunto per chi fosse tornato solo ora dalle vacanze: il gruppo di maggioranza che si ritiene poco apprezzato e reclama assessorati e deleghe ha continuato a logorare il sindaco Riccardo Mastrangeli; lo ha attaccato sulle piste ciclopedonali che toglierebbero spazio alle auto e sulla metropolitana di superficie declassata a mini bus elettrico che fa la navetta su una corsia preferenziale. Nel corso di una animata riunione di maggioranza il presidente d’Aula Massimiliano Tagliaferri ha avuto problemi nella gestione di freno e frizione e s’è lasciato andare ad una serie d’espressioni colorite; molto colorite.
A quel punto l’assessore Alessandra Sardellitti scrive un post su Facebook dal testo ambiguo e dalla possibile lettura maliziosa in cui cita faccendieri di una nota serie tv. Il Partito Democratico e la Lista Marzi escono dalla trincea con la baionetta tra i denti e vogliono il nome del faccendiere inquadrato dall’assessora. In tutto questo Asilo Mariuccia, il sindaco Riccardo Mastrangeli taglia la testa al toro e dice che si può tranquillamente tornare alle urne.
Serve altro? (Leggi qui: Cinaglia, il fantasma che agita Frosinone).
Come Fort Apache
La seduta della Giunta nel pomeriggio ha visto tutti al completo tranne l’assessore Antonio Scaccia. Il sindaco si è presentato con l’espressione corrucciata che sembra essersi tatuato in viso da più o meno sei mesi. Clima da Fort Apache: dentro al forte un colonnello deciso a dettare la linea ed una serie di veterani che sono disposti a tollerare senza troppa preoccupazione queste scaramucce da retrovia; fuori, un’orda di indiani che non vede l’ora di prendere il forte.
Esordio alquanto soft, come quando il padre incorpora e spera che i bambini comprendano da soli la gravita della marachella. Ad accordare gli strumenti ci pensa l’assessore Adriano Piacentini: non intende fare finta di niente, tira fuori l’argomento e comincia ad accalorarsi, sbatte fogli, strilla, diventa così rosso che pare livido. Ne ha per tutti.
Dice che non è possibile fare scivoloni come quelli registrati negli ultimi dieci giorni. E ricorda a tutti che la gente da fuori non capisce tutto questo teatrino della politica ma si aspetta ben altro. Sfiora il colpo apoplettico quando tuona che così si rischia di perdere i milioni di euro che Frosinone mai ha visto prima d’ora per la progettualità. Temono di vederlo stramazzare quando dice con le ultime energie che è da sconsiderati lavorare dieci anni per risanare i conti della città per poi dare vita a questo spettacolo.
E per inciso: niente sconti nemmeno al sindaco. Ha ribadito il concetto che invocare le urne è fuori luogo, fuori contesto, fuori dalla logica. (Leggi qui: Il No di Piacentini: “Riccardo, scordati di andare al voto”).
L’argine e l’acqua
Fabio Tagliaferri conferma la lealtà di Fratelli d’Italia al progetto del centrodestra unito fino all’ultimo secondo di vita di questa amministrazione. Anche lui parla di “scivoloni inopportuni”. Ed aggiunge che “non possiamo prestarci a questi attacchi del centrosinistra”. (Leggi qui: Frosinone, in volo falchi e colombe).
Alessandra Sardellitti tara i flap più in basso e giura a se stessa che la prossima volta conterà fino a dieci. Però gli aggettivi e gli inviti che le aveva rivolto una persona in particolare durante la scorsa riunione di maggioranza avrebbe fatto perdere la pazienza anche a Giobbe e contare fino a centro sarebbe servito a poco.
È lì che si deve intervenire. Manca l’uomo squadra, il vecchio capitano che fa spogliatoio: quello capace di raffreddare o incendiare ma nei momenti giusti. Per ora l’ordine è stemperare e sembra che la volontà ci sia. Metterla in atto è tutta un’altra cosa.